Las Vegas.... non ci ero mai stata. A dirla tutta avevo visto più posti nell'ultimo paio di mesi che in tutta la mia vita.
-È stupenda...- mi sfuggì mentre guardavo fuori dal finestrino. Tutto era così illuminato, c'erano palme ovunque e anche una mini Torre Eiffel.
-Ti piacciono proprio queste città grandi e luminose.- scherzò Kay.
-Devo ammettere che ho un debole per Roma.- dissi poi io. -Ho sempre voluto andarci.-
-Magari un giorno ci riuscirai.- e fu allora che successe. La terra tremò sotto i nostri piedi e l'asfalto si squarciò e si alzò ed abbassò in diversi punti, la macchina si inclinò in avanti vero una voragine che si era appena aperta sotto i nostri piedi. Senza pensarci due volte afferrai il braccio di Kay e in un attimo ci ritrovammo dietro l'impala che cadeva nella voragine. Spostai le mani in avanti e la macchina si fermò a mezz'aria, la spostai alla mia destra lasciandola cadere sul marciapiede ancora intatto. Mi ritrovai Hardin accanto, e dietro di lui Seth, Kat e Cleo. -State bene?- chiese Hardin.
-Si.- rispose Kay. Poi si voltò verso di me. -Hai salvato la mia macchina.-
Alzai le spalle. -Ci tieni.- risposi e lui sorrise, ma per un brevissimo istante perché qualcosa lo colpì e cadde a terra. -Kay!- gridai e mi accasciai accanto a lui, aveva un paletto di legno conficcato nella spalla sinistra. Se lo sfilò con un gemito e immediatamente la ferita sotto la t-shirt strappata si rimarginò. I miei occhi si tinsero di nero e mi voltai verso la direzione dalla quale proveniva il paletto. C'erano delle figure, come degli uomini ma completamente nere, non avevano lineamenti ma gli occhi erano due sferettre gialle luminescenti, niente bocca, ne naso, nulla, ma erano armati, chi con armi d'argento, chi con paletti di legno, chi con spade o coltelli, alcuni con delle asce, altri con mazze da baseball chiodate.
-Sono quegli esseri che ci hanno attaccato al campo.- disse Jack.
Io li riconobbi immediatamente, erano quegli esseri che mia madre lasciava con me quando doveva uscire, erano come i miei baby sitter, ma lei non li chiamava così, li chiamava... -Boogeymen.-
-Cosa?- chiese Cleo.
-L'uomo nero, sai quello della canzoncina della buonanotte?- spiegai.
-Esistono davvero?- chiese Seth.
-Ce li hai davanti. Basta come prova?- chiesi.
-Direi di sì.- rispose lui.
-Bene.- disse Cleo. -Quei Boogeymen e io abbiamo un conto in sospeso.- gli occhi di Cleo si accesero ancora di più e i suoi riccioli castani presero a danzare e mutare in decine di vipere sibilanti.
Le persone correvano via spaventate e la visione di Ian e i suoi leoni non aiutò di certo. Esattamente come l'arrivo dei golem. Seth mostrò le zanne e gli artigli con un ruggito, Hardin si diede letteralmente fuoco, Cleo e Ian ci si avvicinarono, altre ninfe usarono i loro elementi, fauni e centauri armati di arco e frecce o lance mostrarono la loro vera natura mostrando corpi da cavallo o zampe da capra e io tinsi i miei occhi di nero con quelle piccole venature nere appena sotto le palpebre inferiori.
-Biondina, toglimi una curiosità... quei Boogeymen sanguinano?- chiese Kay.
-Si.- riposi.
-Perfetto. Perché è ora di cena.- disse Kay mostrando i canini affilati come rasoi e gli occhi rossi con venature nere simili alle mie. Non lo avevo mai visto così, e dovevo ammettere che spaventava.
-Facciamogli il culo.- dissi e mi sentii come Captain America in End Game. Seth completamente trasformato in un lupo più alto di me balzò alla mia destra seguito da altri licantropi, centinaia di frecce scoccate dai centauri volarono spora le nostre teste colpendo i golem che immediatamente si sciolsero.
-Che cosa c'è su quel e frecce?- chiese Kat.
-Lacrime di sirena.- rispose Jack e lei scoppiò a ridere. Poi, armata di spada, si diresse verso i Boogeymen insieme a Cleo mentre io mi concentravo sui golem. Mossi le mani verso di loro ed un onda d'urto li colpì lanciandoli indietro di diversi metri. Mentre si rialzavano torsi il collo del polso, e all'unisono furono i loro colli a torcersi e i golem sui quali mi ero concentrata caddero a terra in pozze di fango. Fu allora che apparvero, mia madre, alle spalle dei golem, i lunghi riccioli biondi lunghi fino al sedere, gli occhi neri come la pece e la carnagione abbronzata, la mia fotocopia, ma più alta di me. Accanto a lei però c'era qualcun altro, qualcuno che non mi sarei mai aspettata di vedere lì.
-Caleb?- chiese Cleo guardando il fratello in piedi vicino a mia madre.
Caleb si spostò avanti verso la sorella. -Cleo...-
-Che diavolo stai facendo?!-
-Cleo, gli umani ci hanno dato la caccia per anni, hanno ucciso i nostri genitori! Meritano di soffrire quanto abbiamo sofferto noi!-
Cleo fece un passo indietro. -No, Caleb. Non sono tutti come loro, molti non avrebbero neanche saputo della nostra esistenza se tu non...-
-Se io non cosa, esattamente? Non avessi ristabilito l'equilibrio? Un tempo eravamo temuti, siamo più potenti degli umani, devono inchinarsi al nostro cospetto.-
-Ascoltalo, Lily.- disse poi mia madre. -Tu sei... sei forse la creatura più potente mai esistita. Hai due demoni dentro di te, il doppio del potere di una strega qualsiasi. Qualunque essere dovrebbe inchinarsi a te.- non appena disse quelle parole i Boogeymen e i Golem si inchinarono, si inchinarono a me, e giuro che per un istante quella sensazione fu tutto ciò che volevo nella mia vita, che le persone si inchinassero a me, che mi temessero e rispettassero, poi però, mentre spostavo lo sguardo sui vari esseri inchinati al mio cospetto mi cadde l'occhio su Hardin, sui suoi riccioli biondi e il tatuaggio a forma di albero sugli addominali, ripensai alla prima volta che lo avevo visto, ero al circo, con Lara, Lara era un umana, e finché era durata mi aveva amata, mi aveva voluto bene davvero. Hardin era solo una ninfa del fuoco, ma era mio amico, e i miei amici non avrebbero dovuto inchinarsi a me, mai. Così sorrisi e risposi la prima cosa che mi venne in mente. -Vorrà dire che ti farò il culo il doppio delle volte.-
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Supernatural - The Freaks' circus
FantasyLilith Smith è una strega abbandonata da sua madre da piccola, ma nonostante la sua infanzia turbolenta è riuscita a farsi una vita tra gli umani fingendosi una di loro, convinta che non ci fossero altri come lei. Finché una sera ad un circo degli o...