Camminavo su e giù per le rive della laguna, la luce che filtrava tra i salici piangenti creava uno strano gioco di luci che adoravo, ma che probabilmente avrebbe scatenato un qualche attacco epilettico a chiunque fosse stato fotosensibile. Cominciavo a vedere il sole scendere lentamente nell'acqua della laguna e cominciai a chiedermi se mia madre sarebbe venuta, se forse non avevo sbagliato ad andare lì da sola, ma infondo era mia madre. Che cosa mai avrebbe potuto farmi?
-Lily?- mi chiamò una voce alle mie spalle.
Mi voltai, lei era lì, in piedi di fronte a me. Era più alta di me, i riccioli biondi le arrivavano fino al sedere e gli occhi verdi come due smeraldi erano enormi e addolcivano i tratti del suo viso, era proprio come me la ricordavo, la mia fotocopia, ma più alta di me. L'istinto mi diceva di correrle in contro ed abbracciarla, ma cercai di mantenere il controllo il più possibile imponendo al mio corpo di non muoversi nella sua direzione. -Che cosa vuoi?- chiesi fredda, una voce che quasi non riconoscevo, che quasi non sembrava la mia.
-Oh, bambina mia...- fece un passo avanti e di tutta risposta io indietreggiai. -Che cosa c'è?- mi chiese piano.
-Che cosa c'è?!- ripetei io come un ebete. -Che cosa c'è?! C'è che mia madre mi ha abbandonato davanti ad un fottuto orfanotrofio! C'è che credevo fossi morta, o almeno ci speravo, avrebbe fatto meno male. E invece ora sei qui! Perché sei qui?-
-Io... ti stavo cercando.- balbettò.
-E hai mandato dei golem a cercarmi?- non appena dissi quella frase realizzai. -Il famiglio... era il tuo. Hai mandato anche il famiglio.-
-Si...-
-Hai ucciso dei ragazzi!- gridai.
-Io.. lascia che ti spieghi.-
-Spiegarmi cosa, esattamente? Perché hai mandato il tuo famiglio a uccidere dei ragazzi, a quasi uccidere me. E poi hai mandato dei golem! Dei cazzo di golem!-
-Lily, c'è una cosa che non ti ho mai detto, tra poco compierai diciotto anni e...-
-E rischio di diventare un mostro? Lo so, grazie. Me ne sto occupando.-
-È proprio questo quello di cui ti voglio parlare, Lily. Non te ne devi occupare.-
-Come?-
-Non diventeresti un mostro, non è vero. Dopo il tuo diciottesimo compleanno i tuoi poteri cresceranno e tu diventerai molto più potente, non devi combatterlo. Vieni via con me. Io posso mostrarti cosa significa essere una delle streghe più potenti mai esistite.-
-Perché mi hai abbandonata?- chiesi schietta. -Perché mi hai lasciato?-
-Mi davano la caccia.-
Feci due più due. Non era difficile trarre una conclusione da quei discorsi. Mia madre mi aveva avuta a diciotto anni, facendo il conto era rimasta in cinta a diciassette, questo significa che ancora non aveva affrontato la prova. Ma quando la affrontò la perse. Il demone aveva preso possesso di lei così era scappata, aveva avuto me, ma mentre scappi una bambina è solo un impedimento, così mi aveva lasciato. Semplice e conciso. L'unica cosa sulla quale potevo sbagliarmi, e speravo davvero di sbagliarmi fosse il motivo per il quale mi aveva abbandonato, magari era per proteggermi, non perché ero un impedimento, ma se avevo imparato qualcosa nel corso della mia vita è che le persone sono egoiste, e che se mia madre mi aveva abbandonato era per il suo tornaconto, e non per proteggermi. Presi un respiro. -Tu hai perso, e vuoi che io diventa come te.-
-Voglio che tu sia libera, Lily. Unisciti a me. Noi due, insieme. Come dovrebbe essere. Come sarebbe sempre dovuto essere.- mi porse la mano. -Ti prego Lily.-
Prendere la sua mano mi sembrava semplice, non avrei dovuto più lottare, non sarei più stata da sola, mia madre sarebbe stata con me, sempre. Mi sembrava la cosa più semplice da fare. E volevo farlo. Chiusi gli occhi e una lacrima mi corse per il viso. -Mi piacerebbe.- cominciai a piangere. -Ma non posso, mamma. Vorrei, vorrei andare via con te e fingere che tutti questi anni non siano mai esistiti, ma invece esistono, e mi hanno resa quello che sono oggi.-
-Non ti sto chiedendo di dimenticare, ma solo di fidarti di me.-
-È questo il punto, mamma. Io non mi fido, ne di te ne di nessun altro. Tu mi hai fatto questo, io non so fidarmi per colpa tua.-
-Lily...-
-Io non mi fido di quello che mi dici, che la mia personalità non cambierà, che saranno solo i miei poteri ad accrescersi, se io diventassi qualcun altro e ferissi le persone che amo non me lo perdonerei mai. Come potrei?-
-Lily... tu devi scendere a patti con i tuoi demoni, devi accettarli, devi accettare cosa sei, se non lo farai non sarai mai libera.-
-Io non voglio rischiare.- scandii bene le parole, le lacrime mi sgorgavano sul viso, niente era mai stato così difficile come dire di no a mia madre, come rinunciare alla possibilità di riabbracciarla, eppure una parte di me sapeva che era la cosa giusta.
Lei scoppiò a ridere, una risata sonora e di gusto. -Scusami davvero, ci ho provato veramente a non ridere, ma guardati, sei ridicola. Piangi come una bambinata davanti alla madre e rinunci a tutto quel potere per delle persone a cui non importa niente di te. Credevo che noi due insieme avremmo potuto conquistare il mondo, ma mi sbagliavo, sei solo una stupida ragazzina. Debole e vigliacca.- detto questo i suoi occhi si tinsero di nero, totalmente neri, e delle vene nere affiorarono da sotto agli occhi, senza dire neanche una parola si smaterializzò da davanti a me, lasciandomi lì.
Volevo piangere, è davvero, non quelle poche lacrime che mi scovolavano sulle guance, volevo sedermi a terra, in un angolo a piangere davvero, a singhiozzare così che il dolore potesse andarsene via, volevo gridare, gridare così forte che mi avrebbero sentito fino al campo. Così mi limitai a sedermi a terra, nel buoi di quella che ormai era la notte. -incendia.- accesi un piccolo falò alla mia sinistra con il feto di una mano, così da illuminare l'ambiente circostante. E rimasi lì, seduta. Volevo piangere, ma non piangevo, volevo gridare, ma non gridavo, ero immobile, a gambe incrociate fissando il vuoto. La paura che nessuno mi amava e nessuno mi avrebbe mai amato divenne più reale nella mia mente, divenne reale.
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Supernatural - The Freaks' circus
FantasyLilith Smith è una strega abbandonata da sua madre da piccola, ma nonostante la sua infanzia turbolenta è riuscita a farsi una vita tra gli umani fingendosi una di loro, convinta che non ci fossero altri come lei. Finché una sera ad un circo degli o...