Ventotto

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Ormai era buio, ma Kay decise di non fermarsi, mi aveva dato una coperta di pail e mi aveva detto di riposarmi. Io mi ero limitata ad annuire. Non avevo aperto bocca da quando eravamo partiti, continuavo a fissare fuori dal finestrino raggomitolata sul sedile del passeggero e con solo la testa che sbucava da quella coperta. Ogni tanto Kay provava a dirmi qualcosa, ma non rispondevo mai se non ero costretta. Vedevo la sua espressione affranta dal riflesso sul vetro.

-Mi dispiace, Lily, credevo che ti avrebbe fatto piacere.- mi disse poi. Non volevo rispondere nemmeno questa volta, ma non volevo neanche che si sentisse in colpa, bastava una persona depressa in quella macchina.

-No, Kay. La tua è stata un'idea bellissima.- finalmente parlai e vidi il riflesso della sua espressione cambiare in sorpresa.

-Allora perché stai così giù? Anche più di prima. Volevo farti sentire meglio, non peggio.-

-Perché ho sperato di poter vedere Lara come ai vecchi tempi, andare a prendere un caffè e fumarci una sigaretta saltando le lezioni, mentre io le chiedevo di Colin e lei mi organizzava appuntamenti con i suoi amici. Ma non sarà più così d'ora in poi. Lara ha sicuramente visto quel notiziario e anche se non lo avesse visto non potrei tornare mesi dopo la mia scomparsa così tranquillamente ed andare a prendere un caffè per poi sparire di nuovo. Ma la tua idea Kay è stata stupenda e ti ringrazio da morire perché fino a quando non mi sono resa conto di questa cosa ero così felice ed eccitata che mi ero dimenticata di tutto.- stavolta mi ero girata a guardarlo e lo vidi sorridere leggermente incurvando un angolo della bocca e mostrando un un'oca fossetta, Dio se adoravo quelle fossette.

-È che mi dispiace vederti così.- ammise senza togliere lo sguardo dalla strada.

-Sai, sei la prima persona che mi dice una cosa del genere, a parte Lara. E questo per me significa molto.-

-Te l'ho detto, biondina. Ci sono persone che tengono a te in questo Campo.- stavolta si girò a guardarmi, giusto per un istante, così breve che mi chiesi se si fosse girato davvero, ma il suo sguardo era così intenso che sembro un eternità. Poco dopo mi addormentai, la fronte appoggiata al vetro freddo e la coperta di pail tirata su fino al collo. Kay mi svegliò quando fummo arrivati, mi accompagnò alla mia tenda mentre ancora sonnecchiavo e mi rimboccò le coperte.

-Buonanotte, biondina.- mi disse facendomi l'occhiolino.

-Kay.- lo chiamai mente se ne stava andando. Lui si voltò. -Puoi farmi compagnia finché non mi addormento?- gli chiesi. Avevo veramente bisogno di un abbraccio, e non un semplice abbraccio di due secondi, uno lungo e che mi avrebbe fatto sentire al sicuro.

Lui sorrise mostrando quelle fossette stupende. -Certo.- si tolse le scarpe e si infilò sotto al piumone bianco, io mi accoccolai a lui che mi strinse in uno di quegli abbracci di cui avevo proprio bisogno, perché in nessun posto mi ero mai sentita più al sicuro che tra le braccia di Kay. Mi addormentai, e tra le sue braccia dormii serena.

Fu l'odore di bacon e pancake a svegliarmi.

-Buongiorno.- mi salutò Katherine mentre aprivo pigramente gli occhi, Kay non c'era, probabilmente se ne era andato quando mi ero addormentata, dopotutto gli avevo chiesto di rimanere lì finché non mi fossi addormentata. -Kay mi ha detto che avevi bisogno di un po' di coccole, e cosa meglio della colazione al letto?-

-Hai visto Kay?- le chiesi.

-Stamattina, stava tornando dalla tua tenda, ha detto che gli avevi chiesto di restare un po' ma si era addormentato probabilmente ancora prima di te, doveva parlare con suo padre e Ian ma mi ha chiesto di passare da te.- mi spiegò e io mi sciolsi un pochino. Kay era sempre così dolce e disponibile, e pensare che quando ci eravamo conosciuti lo avevo trattato spesso male.

Feci colazione con Kat e le raccontai come era andata con Lara, lei mi aveva ascoltato e alla fine mi aveva abbracciata. -Mi dispiace, Lily.- mi disse e per la prima volta non dubitai delle parole di qualcuno, erano troppo sincere, chiunque avrebbe capito che non c'era motivo di dubitare di quelle parole.

Nei giorni seguenti tentai di non pensarci, cominciai a passare più tempo con Jack, ma ancora non me la sentivo di chiamarlo papà, andavo spesso al laghetto con Kat, Hardin e Seth, e passavo più tempo possibile con Kay. Facevo il conto alla rovescia per il mio compleanno, il 31 ottobre, mancava una settimana ormai, e non avevo mai avuto così paura di qualcosa in vita mia.

-Sei pensierosa...- mi disse Kay.

-Tu i fatti tuoi non te li fai mai?-

-Wow, stiamo diventando più educati, biondina... stavolta non hai detto "i cazzi tuoi".-

-Ha ha ha.- feci una risata finta.

-Non ne vuoi parlare?- mi chiese dopo una breve pausa.

-Che c'è sei diventato uno psicologo, ora?- chiesi sarcastica. Facevo così quando non volevo affrontare un argomento, rispondevo male, così la persona con cui stavo parlando lasciava perdere per non essere insultare ripetutamente, ma con Kay non funzionava mai. Era un masochista, gli piaceva essere insultato.

-Si sai mi manca solo un anno.- rispose lui sarcastico. -Andiamo, biondina. Non ti fa bene tenerti tutto dentro.-

-Che cosa cambia, tra una settimana tanto sarò una pazza sociopatica che vuole uccidere tuti comunque.-

-È questo? Hai paura per il tuo compleanno?-

-Si.- ammisi, -Ho paura di diventare come mia madre e di unirmi a lei nella sua folle battaglia contro gli umani.-

Supernatural - The Freaks' circusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora