Nove

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Non c'era un solo muscolo che non mi facesse male. Quando apri gli occhi riconobbi immediatamente il posto in cui mi trovavo. Era l'infermeria dove mi era svegliata già una volta. Mi mossi leggermente e sentii una fitta assurda di dolore alla gamba destra. Mi spostai il lenzuolo e notai che era fasciata, le bende però non erano macchiate di sangue. Mi tirai a sedere è una fitta assurda alla testa per poco non fammi fece svenire. Alla mia sinistra qualcuno applaudì lentamente.

-Devo dirtelo, Riccioli D'Oro, pensavo non ti saresti più svegliata.- Hardin era seduto su una sedia non troppo lontana dal mio letto.

-Da quanto sono qui?-

-Cinque giorni.-

-Cosa?!- cinque giorni? Era impossibile. Il massimo del tempo che ero rimasta senza sensi dopo aver usato tutte le mie energie in quel modo era un giorno, ma cinque. Forse era di peso dalla stazza dell'orso. Il massimo che avevo distrutto in quel modo fino ad allora era un albero.

-Stavo pensando di ribattezzarti La Bella Addormentata. Ma forse è troppo lungo. Che ne dici di Aurora?-

-Spiritoso.- risposi sarcastica.

-A parte di scherzi, quello che hai fatto è stato pazzesco e ci hai salvato la vita. Grazie.- Hardin sembrava sincero. L'espressione seria e piena di riconoscenza.

-Non c'è di che.- le parole di Hardin mi riportarono in mente un ricordo di quella sera. L'orso aveva scaraventato via Kay che era rimasto senza sensi. -Kay? lui come sta?- chiesi preoccupata.

-Rilassati, sta bene. È un vampiro, se non gli tagli la testa o gli pianti un paletto nel petto non puoi ucciderlo. È un osso duro. È rimasto lui con te tutto questo tempo. Gli ho dato il cambio un ora fa, suo padre doveva parlargli.-

Tirai un sospiro di sollievo. -Hai delle stampelle? Devo parlare con Balthazar.-

-Non puoi guarirti come l'altra volta?-

-Non da questo.-

-Torno subito.- Hardin sparì dietro ad una tenda e ne uscii con una sedia a rotelle. -Vieni ti do una mano.- Hardin mi mise un braccio sotto le spalle e mi aiutò a sedermi sulla sedia a rotelle.

-Anche delle stampelle andavano bene.- ridacchiai.

-Hai i muscoli atrofizzati non ce la faresti a reggerti sulle stampelle. Ti do una mano io.- Hardin mi spinse fuori dall'infermeria.

-Grazie.- gli sorrisi mentre mi accompagnava nella tenda di Balthazar.

-Balthazar, sto per entrare.- si annunciò Hardin per evitare di cuocere a puntino il capo del campo.

Una volta dentro notai una figura seduta alla scrivania di Balthazar, proprio di fronte al suo posto. Mi dava le spalle e vedevo solo i capelli castani. Balthazar uscii da dietro una tenda e ritornò a sedersi alla sua scrivania. -Ti sei ripresa finalmente, stavo cominciando a preoccuparmi seriamente.-

-Si sto... emh... meglio... almeno credo.-

-Jack questa è Lilith Smith, la strega di cui ti parlavo. Lilith, questo è Jackson Jefferson, il mio amico di cui ti ho parlato, quello che può aiutarti.-

L'uomo si alzò immediatamente dalla scrivania e mi venì incontro. Dimostrava tra i 35 e i 40 anni, la carnagione abbronzata e un accenno di barba. Alcuni ciuffi dei suoi capelli castani gli ricadevano sulla fronte, gli occhi color nocciola e un sorriso dolce. -È un piacere conoscerti Lilith.-

-Si, piacere mio.- risposi secca. -Non è per questo che sono qui, Balthazar, ma per parlare dell'altra sera.-

-Quello che hai fatto è stato sensazionale non ho mai conosciuto nessuna strega in grado di fare una cosa del genere.- si complimentò Jackson ma io semplicemente lo ignorai.

-Era un famiglio.-

Balthazar divenne ancora più bianco del solito. -Ne sei sicura?- chiese lentamente. Come a scandire bene le parole.

-Sono una strega, riconosco un famiglio quando ne vedo uno.-

-Scusate che cos'è un famiglio?- chiese Hardin che aveva spinto la mia sedia a rotelle fino a dentro.

-È l'animale guida di una strega. Le è fedele e farebbe qualsiasi cosa per lei.- spiegò Jackson.

-Quindi un'animale sproporzionato schiavizzato?- chiese Hardin.

-Possono cambiare le loro dimensioni a seconda dell'occorrenza. Quell'orso sarebbe potuto diventare anche grande quanto una formica.- spiegai.

-Se quello era un famiglio stai dicendo che è stata una strega ad attaccare il campo?-

-Conosce qualche strega che può volerla morta?- chiesi a Balthazar.

-Non me ne viene in mente nessuna, nessuna che sia ancora viva almeno.-

-Beh, veda di pensarci meglio perché quella strega o stregone ha attaccato il campo per un motivo e gli abbiamo anche ucciso il famiglio quindi sarà ancora più incazzata di prima.-

-Mentre Balthazar pensa che ne dici se noi facciamo quattro passi?- chiese Jack.

-Passo.- feci un sorriso tirato e tentai di girare la sedia a rotelle per uscire dalla tenda.

Jack bloccò la mia sedia con un braccio. -Ascoltami bene ragazzina, non ti pregherò per la tua attenzione, ti costringerò a darmela. Sei una strega inesperta e molto potente, stai per compiere 18 anni il che significa che potresti diventare molto pericolosa, e io non voglio rischiare di doverti uccidere.-

-Di cosa stai parlando?-

Balthazar tirò un sospiro. -Hardin, potresti lasciarci?-

-Subito.- Hardin mi posò una mano sulla spalla prima di uscire dalla tenda e lasciarmi da sola con quei due.

Jack lasciò la mia sedia e si poggiò alla scrivania di Balthazar. -Chi dei tuoi genitori era una strega o uno stregone?-

-Sua madre era Erin.- disse Balthazar. E non appena pronunciò quelle parole il volto di Jack cambiò immediatamente espressione. Era una strana espressione, forse preoccupata, forse triste, forse nostalgica, ma sicuramente aveva paura.

-E... E... Erin... tua madre era... Erin?- quasi non riusciva a pronunciare il suo nome.

-Si chiamava Erin Smith e mi assomigliava molto.- dissi piano.

-Erin era in cinta...- Jack guardava nel vuoto. -Erin aveva una figlia. Lei aveva una figlia e io l'ho...- si interruppe. Mi guardò. -Perché non me lo ha detto?-

-Jack...- Balthazar cercò di richiamare la sua attenzione.

-Davo uscire da qui.- Jack mi passò accanto dirigendosi verso l'uscita, Balthazar sparì in un secondo prima che le tende si aprirono e la luce entrasse.

Quando le tende si richiusero alle spalle di Jack Balthazar ritornò a sedere sulla sua scrivania. -Parlerò con Jack. Ma è importante che tu gli dediche di tuo tempo. Dico davvero Lilith. È importante.- era serio, e per qualche motivo gli diedi ascolto. Ero decisa ad ascoltare Jackson Jefferson, se mai si fosse rifatto vivo.

Supernatural - The Freaks' circusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora