Capitolo quinto *Blaire*

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"Selina, cazzo!" urlai, dopo la millesima volta che mi ustionava la guancia con l'arricciacapelli.

Lei sbuffò, ma poi si mise a ridere:

"Amore, sai come si dice? Chi bella vuole apparire..."

"...un poco deve soffrire" l'anticipai, ma subito dopo aggiunsi: "Ma non penso che potrò apparire molto bella se sarò sfigurata da questo maledetto ferro incandescente!"

Cercai di rimanere seria mentre lo dicevo, ma poi i nostri occhi si incrociarono nello specchio davanti a me e scoppiammo a ridere.

Selina era la mia migliore amica da una vita, la mia spalla su cui piangere e la mia complice fin da quando ero bambina.

Ci eravamo conosciute per caso alla scuola di danza quando avevamo appena cinque anni, Selina aveva poi deciso di interrompere la sua carriera da ballerina prima ancora di iniziarla, ma le nostre strade, ormai indissolubilmente legate, erano rimaste intrecciate fino a quel momento.

Convivevamo in un piccolo appartamentino di sua proprietà da ormai due anni, ossia da dopo che l'incidente mi aveva cambiato drasticamente l'esistenza.

Non solo era un'amica eccezionale e sempre presente, ma mi aveva salvata con un coraggio che poche persone avrebbero avuto.

In silenzio mi aveva presa con sé e mi aveva riportata alla vita.

A lei dovevo veramente tutto.

"Sono così emozionata per te!" strillò, quando ebbe finito l'opera sui miei capelli.

Mi prese per le spalle e mi girò verso lo specchio a muro alla mia destra, lasciandomi vedere come i miei capelli biondi, solitamente spettinati o raccolti in chignon disordinati, ricadevano in morbidi boccoli, arricciandosi fin sotto al seno.

"Sono brava, eh?" cantilenò, facendomi l'occhiolino.

"Accidenti, altroché se sei brava"

"E pensa quanto è più difficile con te che non fai altro che lamentarti ed agitarti" disse, prendendomi una ciocca di capelli e tirandola leggermente.

Mi girai verso di lei e le feci la linguaccia.

Non appena aveva sentito che quel figo spaziale, come lei lo definiva, mi aveva invitata ad uscire, si era autoproclamata mia preparatrice ufficiale per la serata.

Le avevo parlato molto di Boyd, glielo avevo descritto e le avevo raccontato dell'assurda volta che ci eravamo incontrati sulla spiaggia (omettendo, ovviamente, dov'ero stata prima di incontrarlo) e lei sembrava entusiasta di sentirmi raccontare fatti che lo riguardavano.

Anche se, nei suoi occhi c'era sempre quell'ombra di sospetto che cercava di celare.

Quell'ombra di sospetto che, purtroppo, ci sarebbe sempre stata: dopo Derek sapevo che non si sarebbe più fidata da subito di nessun mio ragazzo.

Era comprensibile, le volevo bene anche per quel suo istinto di protezione nei miei confronti, ma sapevo che l'unica cosa che non sarebbe mai riuscita a perdonarmi era proprio il fatto che non mi fossi subito confidata con lei sulle tendenze violente del mio ex.

Selina si schiarì la voce distogliendomi da quei pensieri e assunse un'espressione solenne, mettendomi le mani sulle spalle:

"Ok, B! È il momento del vestito!"

Si girò verso il grande armadio celeste della sua camera e, dopo averne aperte le ante, tirò fuori un sacchettino blu chiaro.

Con un sorriso a trentadue denti me lo porse orgogliosa, ma io scossi la testa:

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