Capitolo trentunesimo *Blaire*

133 27 10
                                    

Passarono due giorni senza che io avessi sue notizie: né una chiamata, né un messaggio, niente di niente.

Sapevo di avergli fatto capire in tutti modi che tra noi era finita, ma ero volubile, stupida e ancora estremamente volubile: non ero ancora pronta al fatto che lui rinunciasse del tutto a noi.

Ero cosciente di avergli spezzato il cuore quella maledetta sera del bacio in macchina, ma non sapevo cosa mi fosse preso. 

Era come una calamita per me ed averlo così vicino dopo tanto tempo, mi aveva dato alla testa.

I suoi occhi così pieni di speranza mentre mi stringeva... non me li sarei mai scordati.

In un primo momento avevo creduto che farlo soffrire mi avrebbe fatto stare meglio, forse per un perverso meccanismo di compensazione, ma avevo scoperto che erano tutte cavolate.

Se avvertivo il suo dolore, stavo possibilmente peggio.

Finii di passare l'aspirapolvere in cucina e mi diressi in bagno per fare una doccia, ma il mio telefono si animò improvvisamente. 

Fui tentata di ignorarlo, ma alla fine il buonsenso vinse sulla mia pigrizia ed accettai la chiamata che proveniva da un numero sconosciuto.

"Pronto?"

"Bee! Per fortuna hai risposto, sono Luke. Ti ricordi di me?" esclamò una voce profonda, che collegai immediatamente all'amico di Boyd pieno di tatuaggi e dal carattere esuberante.

"Hey Luke, certo che mi ricordo. Come ti posso aiutare?" chiesi io, sedendomi sul bordo della vasca da bagno.

"Blaire, so che è un enorme favore quello che ti sto chiedendo, soprattutto ora che tu e Boyd non state più insieme, ma avrei bisogno che tu facessi un salto a casa sua per controllare"

"Controllare cosa?" chiesi io, stupita dalla richiesta.

"Cazzo, non so come dirtelo... Boyd non risponde né me né a Chloe da tre giorni. Non è da lui e siamo molto preoccupati. Ovviamente andremmo noi, ma siamo bloccati ad Orlando e non ci sono aerei disponibili fino a venerdì" mi spiegò.

Il mio cuore ebbe un sussulto mentre analizzavo le sue parole e dovetti fare un respiro profondo per calmarmi: Boyd non aveva smesso di sentire solo me, ma anche sua sorella e il suo migliore amico.

Poteva essergli successo qualcosa?

Dio, ti prego, ti prego fa che stia bene...

"A quando risale l'ultima volta che l'hai sentito?" chiesi, cercando di tenere ferma la voce.

Mi tremavano le mani mentre la mia mente cominciava ad analizzare tutti gli scenari più terribili.

"Dopo che l'hai riportato a casa dalla festa. L'ho chiamato perché speravo foste riusciti a parlare, ma quando mi ha risposto ho subito capito. Mi sono proposto di andare da lui, ma mi ha detto che preferiva stare da solo e da quel giorno ha smesso di farsi sentire. L'avrò chiamato qualcosa come duecento volte... non so cosa fare, cazzo" disse agitato e lo immaginai a camminare su e giù per la stanza.

Oddio, un'altra volta era colpa mia.

Aveva smesso di rispondere dopo che io lo avevo respinto e mi si riempirono gli occhi di lacrime mentre mi portavo una mano davanti alla bocca.

"Mi dispiace tanto... è tutta colpa mia" riuscii a sussurrare nel telefono, sentendomi un'idiota.

"Hey Bee, no! Non dirlo nemmeno per scherzo! Chiunque capirebbe la tua posizione, ha fatto ciò che ha fatto e ti ha perso. Non è colpa tua" mi consolò lui, parlandomi dolcemente.

MAYBE YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora