Capitolo ottavo *Blaire*

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Quando mi svegliai, mi accorsi immediatamente che qualcosa non andava.

Il profumo del cuscino sul quale ero distesa non mi era familiare e, diversamente dalle mie lenzuola morbide e sottili, quelle che mi coprivano erano spesse e ruvide al tatto.

Quando mi decisi ad aprire gli occhi poi, notai anche che non erano a fiorellini blu come le mie, bensì a tinta unita bianca.

C'era una sola risposta plausibile e nient'affatto tranquillizzante: non ero nel mio letto.

Mi alzai con un balzo in posizione eretta, evitando per un soffio di sbattere la testa contro la testiera legnosa dietro di me.

Dove diavolo ero?

L'ambiente che mi circondava non era molto grande: oltre al letto su cui ero seduta, c'erano solamente un armadio di legno scuro e una cassettiera dello stesso colore.

Sulla parete erano appesi un sombrero rosso e lo stendardo di quella che sembrava una squadra di football di un qualche liceo di New York city.

Scrutai ancora attorno a me per tentare di capire meglio dove potessi trovarmi, quando la porta della stanza si aprì con un cigolio e un Boyd sorridente fece capolino ai piedi del letto.

Indossava soltanto dei pantaloni grigi della tuta che gli ricadevano sui fianchi snelli ed era a petto nudo, cosa che mi rese difficile non concentrarmi sugli addominali scolpiti e sulle spalle larghe.

Deglutii a vuoto, senza sapere cosa dire, mentre mille pensieri mi si affastellavano in mente.

No, no, no e no! Non poteva essere successo!

Lui mi sorrise, come se il fatto che fossi distesa nel suo letto fosse normale e disse:

"Buongiorno, splendore. Come hai dormito?"

Nel suo tono aperto e amichevole c'era qualcosa di dolce che mi fece infuriare, ma cercai di tenere a freno la rabbia.

Dopotutto, potevo anche essermi sbagliata.

Dovevo essermi sbagliata.

"Mmh... bene, direi. Si, si, bene... solo, ehm, Boyd?"

Lui mi guardò con aria interrogativa come a chiedermi di continuare, ma io ero nel pallone:

Come diavolo potevo impostare il discorso?

Come potevo spiegargli il fatto di non ricordarmi niente della notte prima?

"Cosa ci faccio qui? È... È successo qualcosa tra di noi?" gli chiesi con il cuore in gola, pregando tutti i santi del Paradiso che mi rispondesse di no.

Gesù, non che mi sarebbe dispiaciuto, ma non poteva essere avvenuto durante una crisi dopo la quale non avrei ricordato nulla.

Doveva, doveva rispondermi di no.

I suoi occhi color ruggine si accesero alla mia domanda e sfoderò un sorriso sghembo, facendo uscire le fossette.

Oh, mio povero cuore!

"Ma come, Blaire! Vuoi dirmi davvero che non ricordi nulla? E io che pensavo di restarti in mente per sempre"

Fece il broncio, tirando fuori il labbro inferiore, ma sotto sotto si intuiva che stava sorridendo.

Spalancai la bocca e sgranai gli occhi, mentre il cuore mi martellava nella cassa toracica.

Mi pizzicavano gli occhi, ma non potevo piangere, accidenti!

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