Capitolo trentaduesimo *Blaire*

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Dopo quella notte, come mi aveva detto, aveva smesso di farsi sentire.

Sapevo che era strettamente controllato da Luke e Chloe, che erano tornati da Orlando e almeno ero tranquilla per quanto riguardava la sua sicurezza.

L'unico problema era che mi sentivo così incredibilmente... vuota.

Non riuscivo a colmare la sua assenza con nulla, sebbene i miei amici avessero fatto di tutto per distrarmi.

Uscivo spesso, non perché mi andasse di farlo, ma perché immancabilmente Selina, Gemma, Jeremy o Carrick avevano qualche incredibile ed irripetibile evento spuntato all'ultimo minuto che non mi potevo assolutamente perdere.

Adoravo i miei amici e mi reputavo davvero fortunata ad averli, ma nemmeno loro riuscivano a salvarmi dai demoni che divoravano il mio sonno la notte.

Per anni dopo l'incidente avevo sofferto di incubi, ma dal momento in cui avevo iniziato a dormire con Boyd erano spariti, come se di notte lui entrasse nella mia mente e, con tanto di armatura luccicante, uccidesse i miei mostri.

Era stupido, me ne rendevo conto, ma l'avevo sempre considerato il mio porto sicuro, se ero con lui mi sentivo addosso un senso di protezione che nessun altro era in grado di darmi.

E mi mancava.

Dio, se mi mancava.

La ragione mi diceva che avrei solo dovuto guardare oltre, dimenticare e procedere con la mia vita, ma il mio stupido cuore non riusciva a non gioire all'idea che quella mattina l'avrei rivisto a scuola.

Infatti avevo finalmente deciso di tornare ad allenarmi poiché, rottura o meno, quella competizione restava l'opportunità più grande della mia vita.

Quella mattina arrivai in largo anticipo nel parcheggio della scuola che, essendo sabato, era pressoché deserto.

Le lezioni all'accademia si svolgevano dal lunedì al venerdì, il weekend era riservato ai ballerini che dovevano allenarsi per competizioni o saggi speciali.

Spinsi il grande portone e varcai la soglia della scuola, ravvivandomi con una mano i capelli resi umidi dalla pioggia.

Non avevo percorso che pochi passi, che da un corridoio laterale spuntò Julia Rose Smith, con la sua solita camminata ondeggiante.

Mi aspettavo già di dover schivare un suo sgambetto o di sentirle pronunciare una cattiveria velata dal suo falso sorrisetto, ma sorprendentemente nulla di simile accadde: appena mi vide, sorrise in un modo che, se non l'avessi conosciuta abbastanza, mi sarebbe sembrato addirittura dolce.

Ma lei era Julia: nulla di ciò che faceva poteva definirsi dolce.

"Oh, Blaire, tesoro! Come sono felice di vederti!" miagolò, fermandomisi proprio di fronte.

"Ciao Julia, oggi niente scorta che ti segue?" ironizzai, alludendo alle sue inseparabili amichette, che la assecondavano in tutto e per tutto.

"Lycia e Anne non dovevano allenarsi oggi, mentre Debbie è a casa con l'influenza. Ma in realtà è un bene, perché speravo di avere l'occasione di poter parlare con te..." disse, mantenendo la voce melensa.

Sapevo che, qualsiasi cosa avesse voluto dirmi non mi sarebbe piaciuta, perciò tentai di fuggire finché ero ancora in tempo.

"In realtà sarei proprio in ritardo per l'allenamento, mi dispiace. Magari un'altra volta..." dissi, tentando di superarla e procedere.

Ma lei fu più veloce di me e mi afferrò per un braccio, conficcandomi le sue unghie laccate nella pelle.

"Vai ad allenarti con Boyd, vero? È proprio di lui che ti voglio parlare"

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