Capitolo venticinquesimo *Blaire

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La mattina fui svegliata dalla forte luce mattutina che entrava dalla finestra, ma la testa mi pulsava come se un piccolo, bastardo omino si stesse divertendo con un martello pneumatico nel mio cranio.

Dopo quello che era successo la sera prima però, sospettavo fosse il minimo.

Non sapevo nemmeno io il perché avessi voluto andare tanto oltre, non era da me: di solito ero la responsabile del gruppo, quella che rimaneva sobria per guidare.

Sprazzi della serata mi scorsero in mente confusamente: io che ballavo con Boyd, io e Selina che bevevamo la vodka direttamente dalla bottiglia, la mia stupida decisione di partecipare alla gara di bevute e poi io che vomitavo riversa sul water mentre Boyd mi teneva i capelli e mi accarezzava la schiena.

Con una smorfia, mi stiracchiai e mi stropicciai gli occhi, rendendomi improvvisamente conto della presenza di Boyd al mio fianco, sveglio ed insolitamente silenzioso.

Stava seduto con la schiena contro la testiera del letto, le gambe rigide e stese davanti a lui e profonde occhiaie sotto gli occhi.

Strisciai tra le coperte fino a raggiungerlo e lo baciai sulla guancia.

"Buongiorno" esordii.

Lui non mi rispose e strinse la mandibola, cosa che mi fece insospettire.

"Mi dispiace tanto per ieri sera. Non... non so cosa mi sia successo e mi vergogno tanto. Se penso che mi hai vista vomitare, che hai dovuto aiutarmi mentre..."

"Non è stato nulla, Blaire" mi interruppe lui, con tono freddo.

Okay, quindi non era stata la festa a turbarlo...

Gli presi le guance fra due dita e gli girai il viso verso di me, per far sì che mi guardasse:

"Che succede?"

Lui sospirò e strinse i denti facendo guizzare il muscolo della mandibola prima di rispondermi: 

"Mentre dormivi hai ricevuto un messaggio. Non volevo leggerlo, ma lo schermo si è illuminato e non ho potuto farne a meno" ringhiò con rabbia.

Cosa poteva esserci di male a ricevere un messaggio?

Selina, Gemma, Carrick... chiunque di loro avrebbe potuto scrivermi.

A meno che...

Fui colta da un atroce sospetto e afferrai velocemente il telefono, andando subito alla schermata dei messaggi.

Proprio come temevo, lampeggiava in bella vista un messaggio di Derek e leggendolo andai nel panico:

<Puttana che non sei altro, non puoi evitarmi. Sai che appena uscirò di qui verrò a cercarti. Non puoi sfuggire da me, sei mia>

Le mani cominciarono a tremarmi incontrollate, mentre il panico familiare che solo il mio ex sapeva suscitare in me, tornò a farmi visita.

Tra tutte le cose che avevo temuto che succedessero, quella era la peggiore. Non volevo che Boyd sapesse nulla di Derek, di quella parte della mia vita.

"Boyd, ascolta..." tentai di dire, ma mi interruppi subito.

Non sapevo nemmeno io come giustificare quella situazione.

In quelle settimane avevo ricevuto un paio di suoi messaggi, ma avevo sempre scelto di ignorarli, continuando a ripetermi che anche io meritavo di essere felice, senza la sua ingombrante presenza nella mia vita.

Ma lui c'era sempre, anche quando non poteva esserci fisicamente.

"Cazzo, Blaire! Chi è che ti manda questi messaggi? Io... io lo devo sapere" esclamò Boyd, scendendo dal letto e afferrandosi i capelli con le mani.

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