~Minaccia~

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Pov's Leila
La doccia un po' riuscì a calmarmi ma veramente poco. Syrius e Aiden stanno ancora cercando di estrapolare informazioni da quel cacciatore. Odio quando ci mettono così tanto ma non posso piombare lì e prenderlo per poi torturarlo come loro hanno fatto con me. Non posso. Un moto di rabbia mi pervase, un grido si espanse e risuonò per tutta la stanza. Perché? Perché... tutto a me? Mi hanno tolto tutto. Non ho mai fatto nulla di male. Sono sempre stata gentile, con tutti. Allora perché a me, perché tutto a me?! Sento il terreno sotto di me svanire come una nube che mi lascia cadere nell'oblio che mi porto da quando sono tornata. Non sento più niente, i rumori si fanno ovattati, davanti a me si espande solo il nero. *Leila ti prego rimani con me. No, non andartene...*. Sento la sua voce ma non capisco cosa voglia dire, io sono qui. No? Non capisco. Di chi sono queste mani? Chi mi sta sollevando? E poi da cosa? Io ero caduta no? Cosa sta succedendo? Perché sento delle urla? Prima c'era silenzio. Era bello quel silenzio. Ero leggera.

"Tesoro... cosa ci fai qui?". La voce di una donna mi fa voltare e un'abbagliante luce bianca trasforma quel buio in una distesa di fili d'erba argentati. Due figure compaiono da una nube bianca. Erano due persone che conoscevo molto bene e che per via di loro non erano più accanto a me o a Syrius, per darci manforte per superare gli ostacoli e vederci crescere come loro volevano che facessimo. Ci erano state tolte troppo in fretta, con freddezza e senza pentimento alcuno. "Cucciola, cosa ci fai qui?". La voce preoccupata di papà mi desta dai miei pensieri e quando incontrai i loro volti, sorrido tristemente, sono gli stessi di quando mi sono stati portati via. Mi riscossi dal fissarli e risposi: "Io... non lo so. Un momento fa ero in camera mia e subito dopo mi sono ritrovata qui". Dissi quasi sussurrando. Loro però mi sentirono, eccome se mi sentirono perché si precipitarono da me mentre io cadevo in ginocchia, incapace di capire o semplicemente respirare. Mi chiamarono ma senti davvero poco di quello che avevano detto. Se io ero lì dove ora c'erano anche loro può significare due cose: o ho avuto un infarto e sono morta o il mio cervello ha scollegato il resto del corpo stando comunque sveglio. Cioè in coma. Alzai lentamente la testa per incontrare i loro sguardi spaventati e notai solo in quel momento che erano così vicini da sembrare veri. Vivi. Sospiro e poi un sorriso tirato spunta su mio volto. "Credo di essere morta o forse sono in coma". Dico io e loro sgranano gli occhi. "Come scusa?". Chiede la mamma. "Credo che il mio cervello si sia scollegato da ogni apparato e che ora mi ritrovo qui. O semplicemente sono...". "Non. Dirlo.". Papà mi fermò e così quella parola mi rimase in bocca senza però uscire. "Non puoi esserlo. Il tuo compito non è finito, lì sulla terra. Tu non sei ancora arrivata alla fine". Papà mi guarda serio con quei occhi così simili a quello di Syrius. "Quindi l'unica opzione rimanente e che sono caduta in coma, ma come?". Chiedo mentre mi alzo e mi incamminò verso il centro della radura dove mi siedo e aspetto che loro mi raggiungano. "Forse la troppa energia che hai cercato di non sprigionare a preso il controllo del tuo corpo e così dopo che lo hai rilasciato tutto, esso non c'è la fatta e sei qui". Disse mamma. Tra di noi era la più saggia, capiva come agire per non arrivare ad uno scontro e sapeva cosa fare nel caso fosse successo qualcosa a papà. Annui sottopensiero. Mi chiesi subito se gli altri si sarebbero preoccupati per me e non intendo Syrius o quelli del mio popolo ma gli altri sopratutto quelli che ho trovato nella stanza da biliardo. Sospiro. "Mi chiedo per quanto tempo dovrò stare qui allora". Dico io. "Dipenderà da quanto tempo ci metterà il tuo corpo a ritornare in forma ma credo che non potrai saperlo". Dice papà. "Hai detto che il mio compito non è finito. Perché?". Chiedo io sollevando lo sguardo serio su papà. Lui trattiene un secondo il respiro non aspettandosi questa domanda. Poi dopo che mamma gli ha messo la mano sulla spalla ricomincia a respirare e mi guarda mentre anche loro si siedono. "Il loro capo è sempre lo stesso ma più determinato a fare quello che ti ha spiegato durante quei mesi". La mia schiena si appiattisce sul tronco dell'albero il respiro mi si spezza in gola e le miei pupille si dilatano in un modo assurdo. Le unghie si infilano nel terreno e loro sembrano notarlo più che evidentemente. Il mio sguardo dopo lo stupore si rabbuia. Anche loro si irrigidiscono nel vedere la mia espressione sento i canini annungarsi più dell'altra volta e gli occhi fanno lo stesso, segno che la sclera è sparita diventando nera e la pupilla si trasforma diventando verticale. "Lui. Non. Deve. Toccare. NESSUNO!". La mia voce riecheggia per tutta la radura. Loro tremano per via della mia voce e il terreno trema sotto di noi. Quello che ora vedo sono solo frammenti di passato e la rabbia comincia a ritornare. Però la mano delicata di mamma mi risveglia da quel oblio. "Tesoro. È per questo che non puoi essere morta adesso. I tuoi amici e il tuo popolo ha ancora bisogno di te". Dice mamma. Uno slancio che li stupisce e una piccola botta. E di nuovo sento le lacrime rigarmi le guance. "Mi mancate come l'aria". Dico tra i singhiozzi che mi spezzano il respiro. "Cucciola noi ci saremo sempre per te. Sempre". Dice prima che il terreno sparisca e loro con lui. Mi ritrovo di nuovo nel buio, li in mezzo al nulla, faccio una promessa che solo io saprò. Lui non riuscirà a fare niente di quello che ha in mente. Niente! E se solo farà un passo allora io l'ho obbligherò a farne tre indietro.

La  Ragazza senza DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora