La numero otto

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La sera seguente fu il primo momento di tregua per Crowley, se così poteva dirsi dato che ancora non si avevano notizie sull'identità della bambina.

Quasi alle nove di sera Crowley uscì dalla doccia, prese la teglietta di pasticcio di carne che la signora Bernadette gli aveva consegnato all'ingresso e si piazzò sul divano con le migliori intenzioni di spulciare decine di documentari registrati e scegliere i più interessanti. Aveva già il telecomando in una mano e il cucchiaio nell'altra quando il suo sguardo si posò sulla poltrona e sul diario di Ferid.

La sera prima non aveva avuto la forza di leggerlo; troppe ore di video, di prove e di cartelle scombinate unite agli aggiornamenti di Horn sul profilo psicologico gli avevano fatto venire un mal di testa così feroce da non riuscire nemmeno a guidare fino a casa, perciò De Stasio l'aveva accompagnato e dopo un paio di pillole si era buttato a letto con la testa sotto il cuscino.

Appoggiò il telecomando piano piano e allungò la mano lentamente verso il quaderno, quasi pensasse fosse un essere vivente che sarebbe scappato se l'avesse spaventato con un movimento brusco. Quando l'aprì non rimase molto sorpreso della bella calligrafia, dato che ne aveva avuto già un assaggio quando aveva tentato di leggerne uno in centrale, ma nonostante fosse un corsivo piuttosto fronzoluto era ben distinto e si leggeva scorrevolmente. Abbandonò le poche righe iniziali su una giornata di forte pioggia e scorse le date fino al quattordici febbraio, prese un boccone di ottimo pasticcio e si mise a leggere.

Ferid scriveva per prima cosa che ricorreva la decima rosa che non gli veniva regalata. Per Crowley questo, come il dubbio se la rosa sarebbe stata ancora rossa o sarebbe diventata bianca, non aveva il minimo significato. Riportava poi il fatto che il negozio era stato chiuso per la sospensione dell'energia elettrica e che Pandora aveva tali e tanti nodi del pelo che lo aveva graffiato più volte mentre cercava di spazzolarla.

Finora sembra più o meno il diario di una ragazzina. Anzi... probabilmente nel diario di una ragazzina troverei almeno qualcosa di relativamente imbarazzante.

Proseguiva poi raccontando della biblioteca. Crowley non trovò nulla di sospetto in quelle righe, Ferid non aveva annotato nulla di inappropriato sulle loro caratteristiche fisiche, limitandosi a indicarne l'approssimativa età, l'etnia come nel caso di un cui notò un bambino ispanico molto assorto nella lettura, e annotava i titoli. Faceva una riflessione su ognuno, sul loro grado di interesse e di cultura, e non faceva altro che riporre le sue rosee speranze nell'età adulta di coloro che dimostravano interesse per la lettura più che per i colori e le immagini, ma senza trascurare o disprezzare questi ultimi.

Crowley arrivò quindi alla fine delle annotazioni del giorno e prese un altro boccone di pasticcio, pensieroso. Era evidente che tenesse in grande considerazione la cultura e che gli facesse piacere vedere tutti quei piccoli lettori, anche se non capiva perché ne sembrasse così profondamente felice. Non c'era assolutamente nulla, comunque, che avrebbe potuto risultare imbarazzante e tanto meno incriminante.

Decise di leggere altre sortite alla biblioteca, per sicurezza, e dall'ottobre precedente quando il diario aveva inizio lesse tutte le annotazioni di martedì. Non vi trovò altro di spinoso: talvolta spazzolava il gatto, a volte leggeva, innaffiava i fiori, puliva casa o sistemava la spesa che si faceva portare, prima di andare alla biblioteca dove faceva sempre la stessa cosa. Descriveva i bambini con qualche dettaglio, annotava le loro letture, dava le sue opinioni in merito. Niente altro, nessuna bizzarra fantasia, nessun tentativo o pensiero sull'ipotesi di portare i bambini a casa, di approcciarli più di quanto fosse sufficiente a chiedere loro cosa leggevano o se gli piacesse farlo.

«Da questo diario emerge solo un candore incredibile... perché mai aveva così paura di farmelo leggere?»

Crowley sfogliò il diario lentamente, chiedendosi se la parte peggiore non fosse negli altri giorni, ma gli sembrava veramente un abuso leggere più di quanto fosse sufficiente per dissipare i possibili sospetti. Ma dopotutto Ferid glielo aveva lasciato, gli aveva dato il permesso di leggerlo anche per intero... con bizzarre parole: non giudicarmi troppo male.

Il Vampiro di West End {OwariNoSeraph AU}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora