Quiete accesa

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Ferid stava fermo nel corridoio da più o meno una decina di minuti, con un piccolo vaso di fiori in una mano e una scatola nell'altra, senza riuscire a decidersi a entrare nella stanza. Ogni volta che prendeva il coraggio quello svaniva in un passo o due verso la porta.

Scambiò un sorriso imbarazzato con l'infermiera che gli passò davanti per entrare proprio in quella camera; dopo un attimo di riflessione si accostò allo stipite per ascoltare.

«Non vorrete altro sangue, spero. Non ne ho perso già abbastanza?»

«No, no, tranquilla, signorina Tepes.» disse l'infermiera, con voce così bassa che Ferid dovette ascoltare con attenzione per non perdersi nulla. «Mi chiedevo se volesse una mano a pettinarsi e sistemarsi un po'. C'è una visita per lei che aspetta qui fuori.»

Oh, accidenti.

«Una visita? Per me?» fece lei in tono sorpreso. «Chi è, un poliziotto?»

«Non credo, signorina... è un uomo con i capelli lunghi con dei fiori per lei.»

«Quali fiori?» domandò Krul con voce più dura.

«Non saprei, signorina... è allergica a qualche tipo di fiore?»

«Può chiedergli una cosa per me, prima di farlo entrare?»

Non vi fu replica ma Ferid ipotizzò che avesse annuito.

«Gli dica che la padrona gli chiede quale sia il suo nome.»

L'infermiera doveva aver espresso una certa perplessità almeno con lo sguardo, perché Krul si spiegò, almeno in parte, con un tono più dolce.

«So che è strano, ma se è l'uomo che aspetto saprà cosa rispondere... e sa perché glielo chiedo.»

Ferid, ancora fermo accanto alla porta, sorrise. Quando l'infermiera si affacciò le ricambiò lo sguardo incoraggiandola a fargli quella strana domanda.

«Ecco... la... padrona le chiede quale sia il suo nome, prima di ricevere la sua visita.»

«Dica alla titolare che può chiamarmi Ismaele.»

Ferid prese uno dei fiori del vaso – un giglio rosa – e lo consegnò all'infermiera come messaggio; spiegarle quanto fosse diventato iconico per loro fare battute di spirito su Moby Dick e perché sarebbe stato lungo e inopportuno. Quando lei rientrò a consegnare il fiore e la sua risposta Krul tacque per qualche istante, poi assunse un tono altezzoso che gli fece capire che aveva capito chi ci fosse alla porta.

«Molto bene. Può aiutarmi a sistemarmi un minimo? Avrò comunque un aspetto tremendo, ma immagino di non poterci fare nulla.»

Ferid attese qualche altro minuto nel corridoio mentre l'infermiera aiutava Krul a proteggere la propria vanità, poi la signora uscì e l'invitò a entrare. Senza più traccia del terrore che l'aveva tenuto inchiodato fuori dalla porta la superò.

Krul era appoggiata contro una pila di cuscini per stare quasi dritta, ma era leggermente voltata dal lato della sua gamba sana. A parte l'insano pallore sembrava quasi normale e fu un sollievo vederla così. Le sorrise senza parlare e nemmeno lei lo fece, almeno finché non ebbe sistemato sul comodino il vaso di gigli e gerbere e non si fu seduto sulla sedia per i visitatori con la scatola in grembo.

«Come mai non sei in negozio?»

«Non essere sciocca, Principessa. Il negozio può anche restare chiuso qualche giorno.»

Forse intuendo la minaccia velata nel suo tono di voce Krul non insistette su quel punto.

«... Sono contenta di vedere che tu stai bene... cos'è successo dopo? Il ragazzo biondo che mi ha trovata in casa chi era? Ho un sacco di domande e nessuno che sappia rispondere.»

Il Vampiro di West End {OwariNoSeraph AU}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora