Amore eterno

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O al Leprechaun hanno cambiato birra o io sto diventando vecchio.

Crowley riaprì il getto della doccia per lavarsi di dosso la schiuma e si sciacquò il viso con le mani per l'ennesima volta: aveva addosso una sensazione di stanchezza che associava al ricordo – invero confuso – di nottate molto più lunghe e molto più dissolute di quella tutto sommato piuttosto innocente appena superata.

Dio mio, sono a pezzi... per così poco? Forse sto per ammalarmi, o qualcosa del genere...

Chiuse l'acqua e attese qualche secondo, poi strizzò i lunghi capelli rossi con le mani.

Stanno diventando un po' troppo lunghi... la settimana prossima farò un salto a farmeli accorciare.

Allungò la mano alla cieca fuori dalla doccia, senza trovare l'asciugamano. Si sporse di più, toccò il metallo freddo ed esplorò tutta la lunghezza, ma non c'era traccia del suo telo da bagno. Perplesso aprì completamente lo sportello paraschizzi e gli occhi gli confermarono quello che la mano già sapeva: non c'era. Non era scivolato a terra, né era stato appoggiato per distrazione sul lavabo, o sul termosifone a parete.

Non l'ho preso? Eppure ero convinto di averlo messo proprio qui...

Scrollò le spalle e scavalcò il bordo della vasca con più attenzione del solito, per non scivolare, e quando allungò la mano verso il gancio che normalmente reggeva il suo accappatoio si fermò come congelato per diversi secondi, al termine dei quali tese un sorriso che era divertito e irritato in egual misura.

Ma vedi tu quello stronzo di un nerd... vuoi la guerra, Ferid? Sono pronto, tu credo proprio di no.

Strizzò ancora un po' i capelli oltre il bordo della vasca, poi se li gettò – ancora lontani dall'essere asciutti – sulla schiena e uscì dal bagno. La porta della camera da letto era aperta e non vedeva nessuno sul letto, ma non entrò a controllare: la televisione era accesa a basso volume in salotto e fu lì che andò.

Trovò Ferid seduto sul divano come di consueto con le gambe accavallate e un libro aperto sul ginocchio. Dato che sembrava ignorare la sua presenza, o quantomeno troppo assorto a leggere per notarla, Crowley diede un paio di colpi di tosse che gli fecero alzare la testa.

«Oh!»

Ferid alzò il libro e lo usò per coprirsi la faccia dagli occhi in giù, Crowley ne era certo, per celare un sorriso fin troppo compiaciuto.

«Detective Eusford, io ti avevo creduto quando mi hai detto di essere un bravo ragazzo irlandese! Non ti credevo un simile sfacciato!»

Non riuscì a reprimere quella specie di ghigno che gli affiorava alle labbra mentre incrociava le braccia e si appoggiava allo spigolo del muro.

Ho voglia di strozzarlo e di baciarlo allo stesso tempo. Non mi era mai successo.

«Ma chi può dire di conoscere davvero qualcuno? Prendi me, per esempio: credevo di conoscere i miei asciugamani, e invece ora scopro che se ne vanno a passeggio mentre io sono sotto la doccia.»

«Ma non mi dire! Sfacciati anche loro quanto te!»

«Non è che li hai visti passare, eh?»

«Oh, in effetti sì. Il tuo telo è uscito dalla finestra.»

E con un cenno della testa indicò la finestra del soggiorno, che era sollevata di poche dita per far entrare un filo di vento. Crowley la guardò, valutando che Ferid era troppo intelligente per aver davvero buttato i suoi asciugamani dalla finestra per uno scherzo, poi tornò a guardare lui: ora che aveva abbassato il libro lo vedeva chiaramente sorridere malizioso.

Il Vampiro di West End {OwariNoSeraph AU}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora