La magione silenziosa

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Crowley si sedette alla scrivania del capitano Alford, sospirando, e inserì le credenziali d'accesso al database del dipartimento. Il giorno precedente non era stato possibile usare la rete dal suo computer, che aveva deciso di ribellarsi al detective che lo rifiutava quanto più possibile mollandolo proprio nel momento in cui ne aveva assoluto bisogno.

Rimuginò brevemente sulle distrazioni del giorno precedente, che spaziavano dal tecnico informatico in erba all'arrivo di una decina di signore dall'abito vistoso portate lì anziché agli uffici della buoncostume, e finalmente il computer decise di accettare le credenziali e aprire la schermata di default del database: era il momento di scoprire qualcosa di più interessante su Ferid Bathory.

Digitò il suo nome e ripescò tutto sommato meno informazioni di quanto a occhio se ne aspettasse. Senza farsi prendere da nervosismo o sconforto dandosi la colpa di non saper ancora usare per bene un computer iniziò dal principio.

«Luogo di nascita Inghilterra. Inghilterra dove?» commentò a mezza voce, accigliandosi. «Non c'è la città... che razza di idiozia è mai questa?»

Cliccò qui e là, ma non riuscì a reperire atto di nascita o altri documenti e questo gli fece pensare che i suoi dati fossero stati registrati a seguito di autocertificazione, il che era veramente molto strano.

Possibile che sia stato adottato? In quel caso forse i documenti originali sono secretati dal tribunale dei minori.

Continuò a curiosare in vari database. Trovò il numero della patente, immatricolata all'ufficio della motorizzazione di New Oakheart, il che fu di suo una piccola sorpresa non tanto per la sua esistenza quanto per la data di nascita lì riportata.

«Cosa... cosa?»

Crowley si passò la mano davanti alla bocca per celare il sorrisetto divertito che gli era apparso sul viso, anche se nessuno lo poteva vedere dietro le veneziane che coprivano i vetri dell'ufficio.

«Ha trentadue anni, non ci posso credere. Non può essere, forse è un vampiro davvero, non può avere davvero trentadue anni.»

Non dimostrava quell'età nemmeno con gli occhiali e gli abiti più antiquati che potesse indossare e non conosceva molti uomini che si aggirassero intorno a quella cifra e conservassero tanta giovinezza nei tratti e nel modo di fare.

Tirò avanti, ma non trovò nessuna apparizione nello schedario di polizia, il che confermava la sua versione che dichiarava di non essere stato dentro il magazzino assaltato dalla narcotici. Per la verità Ferid poteva sembrare plausibilmente un vampiro: nessun atto di nascita ufficiale, una data e un luogo vago sul documento redatto, nessuna traccia di lui nel sistema sanitario né in quello della polizia. Finché poi alla fine non si decise ad avventurarsi nei complicati registri delle tasse.

Trovò immediatamente un risultato, perché vi era registrato un pagamento delle tasse di successione per un testamento.

Crowley si accigliò e aprì i dettagli al riguardo. I suoi occhi fecero appena in tempo a trovare il nome Claude Trobiano III prima che De Stasio irrompesse nell'ufficio senza bussare, facendolo sussultare.

«Crowley!»

«Ma che modi sono? Non è la casa di Pablo Escobar!»

Nella scia del collega vide poi avvicinarsi Ferid, con un'aria che celava molto male la sua angoscia e un quaderno bianco e nero stretto al petto. Capì immediatamente perché si fossero precipitati a cercarlo e l'urgenza sparò Claude Trobiano III fuori dai suoi pensieri all'istante. Si alzò di scatto dalla sedia.

«L'hai trovato, Ferid?»

«L'ho trovata.» precisò lui. «Ma non so quale sia il suo nome. So in che giorno era lì... ci ho messo un po' a trovarla, l'ho incontrata in febbraio.»

Il Vampiro di West End {OwariNoSeraph AU}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora