I glifi di Grimbald

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Un rumore indistinto svegliò Ferid all'improvviso. Spalancò gli occhi celesti sul soffitto consapevole di aver sentito qualcosa, ma non seppe dire cosa e la casa era immersa nel silenzio. Intontito si puntellò sui gomiti e girò la testa, cercando la fonte di un rumore che potesse averlo svegliato, ma sembrava tutto tranquillo; persino Pandora era immobile acciambellata sulla sedia davanti al computer.

Una mano più grande della sua si mosse sul suo addome e l'uomo alla quale apparteneva sospirò profondamente nel sonno. Ferid lo guardò e scosse la testa divertito: mentre dormiva aveva invaso l'altra metà del letto e di fatto erano entrambi in poco più di un metro di materasso.

Il rumore si ripresentò e lo fece sussultare, convinto com'era di averlo solo sognato: qualcuno bussava alla porta dell'appartamento. Guardò la finestra per avere un riferimento di luce, ma sembrava ancora piuttosto buio e ne dedusse che dovesse essere mattina presto.

Chi può bussare a quest'ora?

Sentì bussare di nuovo e fissò la porta d'ingresso attraverso il disimpegno, poi lentamente spostò il braccio di Crowley e scivolò fuori dalle coperte. Mentre girava intorno al letto facendo quasi nessun rumore cercò di sistemarsi l'enorme t-shirt che il suo ospite gli aveva dato come indumento da notte, probabilmente larga anche a lui, ma quella persisteva nel cadergli da una spalla o dall'altra. Quando fu davanti alla porta esitò prima di avvicinarsi allo spioncino, ma si rilassò almeno in parte quando vide Dante De Stasio bussare nuovamente alla porta e guardare l'orologio da polso.

Aprì la porta quel tanto che glielo consentiva il meccanismo a chiavistello.

«Oh, Ferid.»

«Dante... che cosa fai qui?» gli chiese lui piano.

«Sono venuto per parlare di una cosa... Crowley sta ancora dormendo?»

«Sì... è successo qualcosa?»

Improvvisamente venne colpito da un angosciante pensiero: era venerdì mattina.

«Oh, no, ne avete trovato un altro?»

«No, no... non ci sono arrivate segnalazioni di ritrovamenti né di bambini che mancano all'appello... è stata una notte tranquilla.» gli rispose l'italiano, con la sua voce più calda e rassicurante. «Mi fai entrare?»

Ferid annuì; richiuse, aprì il chiavistello e abbassò la maniglia, ma prima che potesse aprire più di qualche centimetro la mano di Crowley la sbatté e l'altro braccio lo afferrò trascinandolo un passo indietro.

«Non aprire mai la porta.»

«Va tutto bene... è solo Dante.»

«Sono De Stasio.» disse lui da fuori. «Crowley, apri, imbecille.»

«Oh?»

Crowley passò da quell'aria seria a una faccia sorpresa e aprì la porta. De Stasio sembrava vagamente seccato, l'irlandese invece non dimostrava alcun imbarazzo.

«Ancora a letto a quest'ora, Crowley? Ti dovresti vergognare.»

«Quest'ora... che ore sono?»

«Quasi le nove di mattina. Di nuovo al pub ieri sera?»

«No, che dici? Siamo stati in casa, proprio come due scolaretti delle scuole cattoliche...»

«Allora vergognati il doppio.»

De Stasio entrò e si chiuse la porta alle spalle, mentre Ferid guardava dalla finestra del soggiorno per accorgersi che era la giornata grigia a falsare la luce. Quando tornò a lui vide che lo stava guardando fisso, e Crowley stava invece guardando il collega con sospetto.

Il Vampiro di West End {OwariNoSeraph AU}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora