Caccia alla Belfast Arena

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Essere in malattia è uno schifo, ti trattano tutti come fossi una specie di vecchietto con una brutta ferita di guerra.

Crowley sospirò e mosse su e giù nella tazza la bustina di infuso che una gentilissima impiegata del botteghino gli aveva offerto quando aveva dovuto rifiutare il caffè – un infuso di fiori, che non aveva la minima idea si potessero mangiare – con aggiunta di miele. Lanciò un'occhiata intorno, scorrendo la fila di ragazzini che entravano con il biglietto per i posti in tribuna speciale e nella riservata.

Alford l'aveva chiamato per l'operazione, ma si era ben guardato dallo spiegargli in anticipo che cosa avesse in mente per lui e una volta arrivato era stato portato dentro dall'ingresso di servizio, strizzato in una maglietta della sicurezza di un blu elettrico che faceva a pugni con il colore dei suoi capelli e mescolato tra il personale dell'Arena; a niente era servito far loro notare che il Vampiro conosceva il suo aspetto con altissima probabilità, si era dovuto accontentare di presidiare l'atrio e controllare che nessun adulto si aggregasse non visto a una comitiva o entrasse al concerto da solo.

«Ehi, Crowley.»

Lui guardò la radio gracchiante con malumore crescente, ma fece finta di nulla: mise la sua mezza bustina di miele nella tazza di latta e premette il tasto per rispondere.

«Ehi, Sean.»

«Che cosa stai bevendo?»

Crowley si girò per scoprire da dove lo stesse osservando, ma non lo vide. Lo sentì ridere.

«Ti sto guardando dalle telecamere di sicurezza... come membro degli affari interni mi hanno piazzato qua a controllare i nostri.»

«Non ti annoi mai di mangiare sempre la stessa minestra, Sean? Buttati, prendi la pistola e fai la ronda fuori... tu che puoi ancora.» commentò una certa dose di amarezza.

«Mi piace il mio ruolo, dopotutto.»

«Già, adori controllare le cose.»

Ah... devo stare attento, non è proprio la sera giusta per discutere con lui... se mai esista un momento buono per questo.

«Quando entrano tutti e il botteghino chiude, che ne dici di venire su da me nella stanza dei monitor? Il capitano non vuole che tu stia tra la folla e la dovremo pur passare questa serata.»

«Sean, sai che siamo qui per prendere un assassino?»

«Un assassino che non sarà qui, lo sai.»

«Ci sarà.»

«No che non ci sarà... lo sappiamo entrambi che il Vampiro sta probabilmente sdraiato su uno scomodo divano a ridere di noi, e aspetta che tu torni a casa per consolarti con la bella maschera che ha dipinto apposta per te.»

Crowley smise di pensare praticamente all'istante. Con la radio stretta in pugno puntò dritto alle scale per salire nella sala della sorveglianza e sbattere la testa piena di segatura di Sean Lesky contro qualsiasi cosa sporgesse abbastanza da promettere del dolore, quando l'apparecchio gracchiò di nuovo e ne uscì la voce di De Stasio.

«Lesky, dacci un taglio o parlo io con il tuo superiore. Non usare la radio per parlare dei fatti tuoi e non è il maledetto momento per le piazzate di gelosia, o quello che sono questi piagnistei da moccioso. Crowley, non ti muovere dall'atrio o questa volta vieni sospeso dal servizio seduta stante

Crowley si fermò sul secondo gradino e ancora una volta si guardò intorno, ma vide solo una robusta donna del servizio di sicurezza, una coda di ragazzini entusiasti davanti al botteghino e un membro dello staff che spariva dietro una porta per il personale autorizzato.

Il Vampiro di West End {OwariNoSeraph AU}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora