XII

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Maria Maddalena Ivanov, cucine di Villa Ivanov, New York.

Sconsolata mi infilai una crocchetta fritta ricoperta di nutella in bocca, avanzata dai piatti della vigilia.

"Vedi, Nelly." Tirai su con il naso e con la nutella sulle dita agguantai un'altra crocchetta. "Non so che cosa mi succede." Singhiozzai come un'ossessa. "Io, io sono triste."

Agguantai un'altra crocchetta e la intinsi nella nutella, per poi mangiarla in un boccone e continuare a piangere.

"Mrs. Ivanov, se vuole le vado a chiamare il signor Dimitri."

Quelle parole fecero acuire il mio scoppio isterico e Nelly corse via dalla cucina come se fosse rincorsa dal diavolo in persona.

Singhiozzai senza speranza e mi avventai sul frigorifero, dal quale estrassi un barattolo di gelato al pistacchio. Era la mattina di Natale ed io avevo bisogno di cibo.

"Signorina, sono le sette del mattino, rischierà di stare male."

Reginald, il maggiordomo di turno, era uno dei pochi uomini della servitù che aveva avuto il coraggio di avventurarsi nelle cucine dopo il mio arrivo.

"Reginald, nessuno l'ha mai avvertito di non mettersi tra una donna ed il proprio cibo?" Presi una generosa cucchiaiata di gelato e le mie papille gustative ballarono la salsa. "E poi? Le sette? Esiste per caso un orario adeguato per mangiare dell'ottimo gelato? Per me potrebbero anche essere le tre." Sbattei con forza la vaschetta sull'isola di marmo. "Ha qualcosa da obiettare, Reginald? Oppure mi sta gentilmente sottolineando che sono diventata una balena?"

Mi toccai i fianchi e la pancia per automisurarmi, ma non ci riuscii coperta dal maglione di Dimitri, così mi appollaiai sulla sedia e ricominciai a piangere.

"Volevo solo sottolinearle che tra poche ore ci sarà il pranzo di Natale e che mi sembrava semplicemente una brutta idea rovinarsi il palato."

Sollevai la testa con i capelli scompigliati e battei più volte le palpebre, mettendo a fuoco Reginald.

"Non mi sta dicendo che sono una balena quindi?" Piagnucolai e mi soffiai il naso, ma altre lacrime mi rigarono le guance. "Che sono ingrassata?"

"Assolutamente no, signorina."

"E nemmeno che Dimitri penserà che sono brutta?" Le mie spalle si afflosciarono e occhieggiai il barattolo al pistacchio: avevo un disperato bisogno di quel pistacchio. "Vero?"

"Assolutamente no, signorina."

Presi il cucchiaio e persi miserabilmente contro la mia tentazione.

"Lei è troppo educato, signor Reginald." Mi schiaffai il cucchiaio colmo di pistacchio in bocca. "Se solo... Se solo al mondo fossero tutti buoni come lei." Con la bocca piena feci fatica a far comprendere le mie parole. "Sarebbe un posto migliore."

La porta della cucina si spalancò e Luca, Andrej e Mikhail mi fissarono con sguardo allucinato.

"Beh?!" Berciai con l'incazzatura che superò di gran lunga l'infinita tristezza che mi aveva pervaso quella mattina. "Non avete mai visto nessuno mangiare del gelato al pistacchio?!"

Sventolai il cucchiaio con intento minaccioso.

"Stai bene, Maria?" Luca fece un passo verso di me. "Sembri stanca."

"Fossi in te non lo farei, fratello."

Mikhail indietreggiò verso la porta per darsela a gambe ed Andrej mi studiò con attenzione.

"Certo che sto bene, rincitrullito." Battei le mani contro il marmo dell'isola al centro della cucina. "Ho solo una voglia matta di gelato." Corrugai le sopracciglia. "Ho voglia di gelato da stanotte alle quattro ed ho aspettato fino alle sette per mangiarlo." Incrociai le braccia al petto e sorrisi con ancora qualche lacrima che mi rigò le guance. "Quindi lasciatemi mangiare."

Promessa |THE NY RUSSIAN MAFIA #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora