XIII

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Maria Maddalena Ivanov, Villa Ivanov, New York.

Scalciai le coperte lontane dal corpo e sbuffai, rigirandomi dall'altra parte del materasso.

"Mary è tutta la notte che scalci."

La voce di Dimitri mi giunse flebile nell'orecchio, ma la ignorai.

"Ho caldo," risposi asciutta.

"Hai caldo?"

Si coprì di più con il piumino e si allungò verso di me.

"Dio, sto soffocando," sbuffai di nuovo in preda all'esasperazione.

"Non è che sei malata? Fuori nevica." Cercò di controllarmi la fronte con il palmo della mano. "Hai vomitato, ora hai caldo, magari hai preso qualche virus."

Oppure, sono semplicemente incinta, zuccone. Mi morsi la lingua e cercai di calmarmi. La prima gravidanza non era stata così turbolenta all'inizio e nemmeno in seguito, ma se davvero questo fosse stato il procinto della seconda, si sarebbero prospettati nove lunghi mesi di bombe ormonali.

"Mi vado a fare una doccia, magari mi passa."

Mi sollevai dal materasso, oltrepassai il lettino in cui Aleksei dormiva beato e mi diressi verso il bagno.

"Se vuoi chiamo il medico, non ci metterà molto ad arrivare."

Dimitri si sollevò e per poco il piumino non gli cadde dal corpo, rivelando quel bel torace pieno di tatuaggi. Mi aggrappai alla mia camicia da notte per resistere all'impulso di saltargli addosso e deglutii a vuoto un paio di volte.

"Non." Mi schiarii la voce. "Non credo sia necessario." Mi cacciai in bagno con foga e passai ben mezz'ora sotto il getto dell'acqua fredda a fissare il box doccia senza trovare sollievo. O meglio, l'attacco di caldo era bello che passato, ma ora la mia mente continuava a rivivere in un flash continuo quei tatuaggi su quella pelle di quell'uomo. "Santo cielo," grugnii e mi lavai il viso disperata. "Come faccio, come faccio, come faccio?" Miagolai, coprendomi con l'asciugamano. "Dannazione."

In quell'istante, Dimitri fece la scelta più sbagliata che potesse fare quella notte: entrò in bagno, coperto solo ed unicamente da dei pantaloni lunghi della tuta.

"Mary?" Mi cristallizzai con i capelli gocciolanti e la bocca spalancata, ma lui non si accorse del mio turbamento. "Come stai?"

Dio, non poteva avere una voce meno sexy da appena sveglio? E dei capelli meno arruffati? Ed un'espressione meno provocante?

"Mary?"

Mi allontanai di un passo.

"Ci dovevo affogare in quella doccia," borbottai sinceramente convinta che un annegamento sarebbe stato molto meglio di quella sottile tortura.

"Che cosa?" Dimitri corrugò le sopracciglia un po' più sveglio. "Non ho sentito."

"Ti dovevo ringraziare per quella bugia," trillai mentendo. Iniziai a muovermi a destra e a sinistra tra i comodini, per evitare di cedere alla tentazione di sbattere Dimitri contro al muro. "Sai? Oggi a pranzo, quando sono uscita con Aleksei." Agguantai i prodotti per i capelli ricci con mani tremanti e in modo spasmodico me li applicarli sulla cute, non essendo nemmeno sicura di attuare i passaggi nella maniera corretta. "Perché non vai a letto?" Feci un movimento annoiato con la mano. "Io arriverò tra poco."

In realtà non fu vero, trascorsi nel bagno una buona ora e quando fui certa al duecento per cento che Dimitri stesse dormendo, coperta dalla vestaglia, sgattaiolai via dalla camera da letto.

"Non posso continuare così," borbottai isterica.

Nel salone informale incontrai Mikhail.

"Maria?"

Promessa |THE NY RUSSIAN MAFIA #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora