Capitolo 2

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1 ottobre;

La chiesa è gremita di persone che aspettano l'arrivo della sposa. Mia madre si dirige verso una delle panche frontali salutando i genitori di Connor. Io, cercando di farmi vedere il meno possibile, cammino lungo una delle pareti laterali e mi siedo qualche panca più indietro. Connor è agitato e aspetta Keith cercando di distrarsi chiacchierando con gli invitati. Ad un tratto, quando parte la marcia nuziale, tutti si alzano e si voltano a guardare mia sorella. È bellissima, il vestito le fascia il corpo nei punti giusti e i capelli le ricadono leggeri sul viso. Mio padre, che la tiene sottobraccio, emozionato le stringe la mano.

Quando la celebrazione finisce, con un cenno avviso mia madre che inizio ad avviarmi alla location. Mi dileguo dalla massa di persone che aspettano di poter congratularsi e, quando esco dalla chiesa, prendo un respiro profondo trovando finalmente aria per i miei polmoni. Entro in macchina ed inizio ad avviarmi. Probabilmente ho guidato lentamente perché, quando arrivo, ci sono già alcuni invitati. Tolgo le converse che ho usato per guidare ed indosso i miei tacchi.
Indosso un vestito blu notte che mi arriva a metà polpaccio, con dei diamantini in trasversale sul corpetto. È abbastanza scollato e le bretelline mi cadono continuamente dalle spalle. L'ha scelto mia sorella, ovviamente. Non mi sarei mai sognata di indossare un vestito simile, non mi sento a mio agio. Ma ho preferito starmene zitta e fingere di aver apprezzato il regalo.
Quando chiudo la portiera della macchina cerco di camminare il più composta possibile verso l'entrata della location. Per terra ci sono i ciottoli e non vanno molto d'accordo con il tacco delle scarpe che indosso.
Quando entro nella sala riconosco subito mia sorella che chiacchiera con alcuni invitati. Connor, ormai suo marito, sta parlando con mio padre. Quest'ultimo mi nota e mi fa segno di avvicinarmi. Stringo i denti e mi avvicino.

«Oralee ce l'hai fatta. Ti aspettavamo con ansia», mio padre mi sorride poggiando la mano sulla mia spalla.

«A cosa devo la vostra attesa?», chiedo ironicamente.

«Volevo presentarti la mia famiglia», si intromette Connor.

Annuisco e lui alza un braccio, come per far avvicinare qualcuno. Quando mi volto una ragazza molto simile a lui si avvicina.

«Oralee, lei è mia sorella Jocelyn. Jocelyn lei è la sorella di Keith» Connor ci presenta ed io la saluto stringendole la mano. «Elijah dov'è?», continua rivolto alla sorella.

«Non me ho idea, forse è andato a prendere il regalo in macchia», risponde Jocelyn alzando le spalle.

«Volevo presentarlo ad Oralee. Frequentano lo stesso dipartimento all'accademia», annuncia mio cognato ed io sento una morsa allo stomaco.

«In ogni modo, forse vi conoscete. Anche lui studia alla Royal Accademy però ha sede vicino a Piccadilly», mi informa mio padre e a me non resta che inventare qualcosa, come sempre.

«Se ha sede a Piccadilly come pretendi che io ed Elijah ci conosciamo?»

Mio padre mi dà ragione e Jocelyn mi invita al loro tavolo per fare la sua conoscenza. Accetto e le dico che più tardi li avrei raggiunti. Poi mi dileguo gentilmente fingendo di dover fare una chiamata urgente. A passo svelto esco dalla sala camminando dritta verso l'uscita. I miei occhi si riempiono di lacrime, non sono brava a mentire. Mi mordo il labbro, trattengo il respiro e scendo i pochi gradini per poi raggiungere il giardino della villa. Non c'è nessuno, fortunatamente, ma comunque mi nascondo dietro ad un albero sedendomi sul prato. Porto le ginocchia al petto poggiandoci i gomiti sopra. I miei palmi aderiscono sulla mia fronte ed inizio a prendere dei respiri profondi. Riesco a scacciare le lacrime, per mia fortuna, ma il peso che sento al petto mi schiaccia pian piano. Vorrei vomitare, urlare, disperarmi fino ad addormentarmi. Ma non posso. Non qui.
Conto fino a cinque, poi inspiro.
Cinque, poi espiro. E continuo così per non so quanto tempo.

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