Capitolo 9

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«Anche questa mi piace», indico la fotografia che mi sta mostrando. Siamo seduti in un pub per mangiare qualcosa visto che è ora di pranzo. Elijah mi sta facendo scegliere le foto che più mi piacciono, deve consegnare un progetto accademico.

Clicca il tasto scorrendo ancora tra le foto, sono tutte fantastiche e non riesco a decidere quale sia migliore. Gliene indico un'altra e, a quel punto, mi dice che possono bastare.

«Che tipo di soggetti preferisci?» Gli chiedo una volta che ha riposto la fotocamera nella custodia.

«Qualsiasi cosa che ai miei occhi sembra voler raccontare qualcosa.»

In quel momento siamo interrotti dall'arrivo dei nostri ordini. Quando iniziamo a mangiare la nostra conversazione continua. Mi dice che è uno dei suoi ultimi esami, poi spera di poter laurearsi entro l'inizio del prossimo anno.

«Tu perché non frequenti più i corsi?» Mi chiede ed io alzo le spalle.

«Ho passato un periodo particolare..» dico giocando con il cibo nel mio piatto. «Sto cercando di riprendere a studiare ma i miei non sanno neanche che ho smesso di farlo in tutto questo tempo.»

Lui annuisce comprensivo e continua a mangiare. Poi, appena ingoia il boccone, riprende a parlare.

«Lavori?»

«Non è proprio un lavoro, aiuto semplicemente il coordinatore delle esposizioni della nostra accademia quando deve organizzare eventi o mostre.» Gli spiego e lui corruga la fronte.

«Quindi non è un lavoro a tempo pieno, è tipo occasionale?» Chiede ed io annuisco.

«Almeno ti paga, no?»

«Già..» rispondo, «..tu lavori?»

«Sì, insegno pugilato difensivo in una palestra a Dalmwin», mi dice ed io non posso che restare sorpresa.

«È un combo strano.» Commento e lui ride.

«Quindi studi fotografia la mattina e prendi a pugni la gente di sera?»

Lui scoppia a ridere e scuote la testa portandosi il tovagliolo alla bocca. Quando lo ripone accanto al piatto, prende un sorso della sua acqua e torna a guardarmi.

«Studio anche storia della musica.» Aggiunge ed io mi appoggio allo schienale ormai arresa.

«A St Daniels non ci sono corsi di musica.» Dico ricordando di non averne mai sentito parlare.

«Quella di Londra è l'unica sede che offre corsi di questo tipo.»

«Suoni qualche strumento?» Chiedo curiosa. Lui annuisce e sorride sotto i baffi.

«Il piano e da autodidatta provo a suonare qualcosa con la chitarra.»

«Qualche volta potresti farmi sentire qualcosa», propongo ma è ormai troppo tardi quando mi rendo conto che sembra che io ci stia provando.

Arrossisco e lui mi guarda sorridendo beffardo.

«A tuo rischio e pericolo.»

Quando torniamo a casa, entrambi proviamo a studiare. Mi sistemo sulla poltrona mentre Elijah siede al tavolo. Il libro di arte non mi è mai mancato così tanto. Do uno sguardo alle cose che ho già studiato ma che ho abbandonato a sé stesse e inizio a sottolineare un nuovo argomento. Le ore passano in fretta e neanche me ne accorgo. È Elijah a farmelo notare quando si alza dalla sedia per sgranchirsi le gambe, distraendomi dalla lettura. Quando si volta a guardare sposta lo sguardo sul mio libro.

«Che studi?»

«Arte greca», rispondo mostrandogli la copertina del libro. Lui si avvicina a me e dà un'occhiata alle foto presenti sulle pagine.

«Anche la tua ragazza sta studiando questo?» Oso chiedere e lui mi guarda leggermente scosso.

Boccheggia leggermente prima di trovare le parole giuste con cui rispondermi.

«No, lei è più avanti con i corsi. È al quarto anno, tu al primo...giusto?» Annuisco chiudendo il libro sulle mie gambe.

«Avete la stessa età?»

Lui annuisce distrattamente e lo vedo leggermente infastidito al mio insistere sul parlare di lei. Si sposta verso la finestra e si accende una sigaretta.

«Mi dispiace, la smetto se ti infastidisce parlare di lei» dico alzandomi dalla poltrona e posando il libro sulla scrivania.

Lui inala la nicotina e la lascia andare dopo averla trattenuta per qualche secondo.

«Non mi infastidisce, ci siamo lasciati ed è strano parlare di lei in quel senso.»

Schiudo la bocca non sapendo cosa dire. Resto in silenzio e mi appoggio con la schiena al muro accanto alla finestra. Dà un altro tiro alla sigaretta e poi si gira a guardarmi per qualche secondo.

«Tu, invece? Ce l'hai qualcuno?» Mi chiede ed io lo guardo sentendomi quasi mancare. Elijah, fortunatamente, non sembra notarlo.

«Ho visto la foto sulla tua libreria, è il tuo ragazzo?»

Sento la pelle del mio viso arrossire e gli occhi inumidirsi. Non voglio piangere, non davanti a Elijah. Ma è più forte di me e, quando provo a reprimere un singhiozzo, non ci riesco. Elijah si volta verso di me e mi guarda preoccupato. Lascia andare la sigaretta e mi si avvicina provando a calmarmi. Le lacrime rigano il mio viso mentre mordo saldamente le mie labbra.

«Oralee calmati», mi ripete afferrando il mio braccio e facendomi sedere sul letto. Lui si abbassa alla mia altezza, di fronte a me e prova a calmarmi. Ma è nel pallone e non sa cosa fare.
Provo a calmarmi, chiudo gli occhi e conto in mente fino a dieci. Sospiro tremante cercando di cacciare via le lacrime che hanno bagnato le mie guance. Elijah si alza e mi va a prendere un bicchiere d'acqua che poi mi porge quando torna di fronte a me. Provo a prendere il bicchiere tra le mie mani ma sto tremando e ciò mi rende tutto più difficile. Elijah poggia la sua mano sulla mia e mi aiuta a bere. Si siede accanto a me e aspetta che io mi riprenda. Maledetta me, dannata Oralee.

Quando, apparentemente, mi calmo resto ferma a fissare il vuoto davanti a me. Elijah mi guarda, restando seduto accanto a me con le mani poggiate ai lati delle sue gambe.

Vorrei dire qualcosa, ma non ci riesco. Non credo che le persone riescano a capire quanto sia faticoso provare a spiegare come ti senti quando in realtà non sai nemmeno tu cosa stai provando. E mi odio, così tremendamente, soprattutto quando, dopo questi momenti in cui crollo, resto ferma a fissare il nulla senza emozioni. Mi sento così stupida, la maggior parte del tempo lo passo a chiedermi se sono l'unica a comportarsi così.

Quando sposto lo sguardo lo incrocio con il suo, provando ad ingoiare quel sasso che sento fermo in gola.

«Mi dispiace che tu mi abbia visto così», provo a scusarmi sospirando.

«Tutti hanno dei sentimenti, non reprimerli altrimenti finirai per soffocare.»

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