Capitolo 40

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30 dicembre;

Ho il cuore a mille mentre ripenso a quello che è successo. Sono stata sempre prevenuta nei confronti della nostra relazione perché avevo terribilmente paura di essere rifiutata, di essere per lui qualcosa di passeggero, qualcosa che lo distraesse dalla fine della sua ultima relazione. Ho provato a non sembrare una stupida, non volevo che pensasse che mi stavo affrettando troppo o qualsiasi altra merdata.

Una pausa, mi ha chiesto di stare lontana da lui perché ha bisogno di pensare. Pensare? A cosa? Non posso fare a meno di tornare indietro con la mente per capire se ho fatto o detto qualcosa che possa averlo ferito. Perché non ne abbiamo semplicemente parlato? Solitamente si fa così in una coppia, no? Stare lontani cosa gli farà capire? Sta cercando di trovare altri motivi o scuse plausibili per lasciarmi?

Anche i miei genitori lo hanno capito che c'è qualcosa che non va. Non esco dalla mia stanza neanche per mangiare, non ne ho voglia e preferisco non farmi vedere nello stato in cui sono. La testa mi scoppia, ho la febbre alta da ieri notte e mille pensieri per la mente, ovviamente.
È mio padre a salire ogni volta per portarmi da mangiare. Entra, si avvicina al mobile accanto al letto, poggia il piatto con il cibo e un bicchiere d'acqua, si abbassa per controllare se la febbre è scesa, mi osserva per un po' e poi va via.

Così sta facendo ora, è salito per portami la cena ed io devo sforzarmi per mangiare qualcosa, così potrò prendere un antidolorifico.
Questa volta non va via, si siede accanto a me sul letto e mi guarda mangiare il brodo che mia madre ha preparato. Se fossi stata con Elijah probabilmente mi avrebbe preparato uno dei tanti piatti vegetariani che sua madre gli ha insegnato, costringendomi a mangiare il doppio della sua porzione e, forse, avremmo discusso perché non riesco mai a finire quello che c'è nel mio piatto. Se solo fosse qui.

Lascio andare il cucchiaio nel piatto non riuscendo più a trattenermi. Non m'importa più chi ho davanti, non posso più reprimere ciò che sento perché non voglio più fingere di stare bene. Appena scoppio in lacrime, mio padre prende il piatto e lo posa sul mobile. Si risiede accanto a me e mi attira in un abbraccio, cercando di tranquillizzarmi e di capire cosa stia succedendo.

«Ti verrà un mal di testa tremendo se non ti calmi..», mi dice accarezzandomi la schiena mentre io provo a prendere respiri profondi per calmarmi.

Si alza e prende il pacchetto di fazzoletti dalla scrivania per porgermelo. Se pensa che questa pausa mi stia facendo bene, si sbaglia. Gli ho detto che sarebbe stata una tortura, lui ha preferito fare l'egoista e pensare solo a sé stesso.

«È per Elijah?»

Alzo lo sguardo provando a capire, dalla sua espressione, se davvero mi ha fatto quella domanda o se l'ho semplicemente immaginato.

«Avete litigato?»

«Come..»

«Ci sono le videocamere di sorveglianza al Beachwood, e ti ho visto entrare nella sua macchina.» Si spiega, io abbasso lo sguardo e annuisco lentamente.

«Anche mamma lo sa?»

«No, sono cose vostre e ho preferito non dire nulla.»

Tiro su col naso guardando le mie dita che fanno in piccoli pezzi il fazzoletto tra le mie mani. Mio padre continua a guardarmi, aspettando come ha sempre fatto. Io però non ho voglia di aprire quell'argomento, voglio solo lasciare che questi giorni passino il più in fretta possibile.

«D'accordo.» Sospira alzandosi quando capisce che non ho intenzione di aprirmi con lui. «Chiamaci se hai bisogno di qualcosa.»

Annuisco e, appena lascia la stanza, mi lascio di nuovo andare. 

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