Capitolo 20

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Mi allontano riluttante da Elijah e sospiro guardando la porta. Il tempismo di chiunque ci abbia disturbato, è perfetto.

«Aspetti qualcuno?», mi chiede poggiando la fotocamera sul letto ed io scuoto la testa come per negare.

Quando apro la porta Mrs Ono se ne sta con le braccia conserte, poggiata su di un piede mentre l'altro non smette di battere sul pavimento.

«Berry, l'affitto.» Mi dice guardandomi con un sopracciglio alzato.

«Buon pomeriggio anche a lei, Mrs Ono», alzo gli occhi al cielo mentre vado verso la scrivania.

«Che vuole?», sussurra Elijah avvicinandosi.

«L'affitto», spiego per poi tornare verso di lei con i soldi tra le mani. Elijah mi segue e, una volta arrivati alla porta, si appoggia al muro incrociando le braccia. La donna di fronte a me lo nota e, appena succede, si raddrizza con la schiena portando il petto all'infuori.

«Ecco» dico porgendole i soldi e, per poco, non mi tira anche il braccio via. Conta i soldi e poi li mette in una bustina guardandomi attentamente.

«C'è il tuo amichetto, non posso farti fare brutte figure, ma già sai cosa voglio dirti.» Sputa vipera guardando di traverso Elijah.

«Certo, arrivederci», la saluto per poi chiudermi la porta alle spalle.

Guardo Elijah, con il suo sorrisetto divertito sul viso, poi distolgo lo sguardo e mi allontano mordendomi il labbro. Ci stavamo per baciare e quella bisbetica ha rovinato tutto.

«Devo dire che quella donna ha un non so che di affascinante», scherza avvicinandosi alla cucina cercando qualcosa da mangiare nei cassetti.

«Oh, ma fai pure come se fossi a casa tua.» Cantileno prendendolo in giro. «Poi, fammi sentire, che ha di affascinante Ono?»

«Beh, prima di tutto è molto spontanea...», ridacchio alzando gli occhi al cielo «...poi ha dei modi davvero gentili e persuadenti. Com'è che ti ha detto? C'è il tuo amichetto non voglio farti fare brutte figure.»

Scoppio a ridere, portandomi una mano sul viso, quando si mette in posa come la nostra disturbatrice imitandola.

«È fantastica.» Ride prendendo dei crackers dalla busta. «E comunque ho fame, non vorrai lasciarmi a digiuno?»

«Fai come ti pare», sorrido guardandolo mangiare tranquillamente.

La pioggia ha smesso di cadere quando ormai è tarda sera. Per cena Elijah mi costringe ad ordinare i tacos, questa volta pago io nonostante sia contrariato. Vado in bagno per mettermi il pigiama e, quando ho fatto, ne approfitto per lavare i denti.

«Se ti serve il bagno, puoi andare», gli dico una volta uscita.

Elijah annuisce e, poco dopo, lo vedo raggiungere la stanza chiudendosi la porta alle spalle. Mi siedo sul letto e afferro il cellulare rispondendo ad un messaggio di mia madre a cui avevo dimenticato di rispondere. Proprio quando lo blocco, Elijah torna in stanza con in dosso un'altra maglia, forse più leggera della felpa che portava. Si avvicina al borsone che si è portato con sé quando è tornato e mette a posto la fotocamera nella custodia, chiudendo poi la cerniera. Mi raggiunge nel letto scostando le coperte e sdraiandosi accanto a me. Mi stendo di lato, guardandolo stanca anche se lui sembra ancora più sveglio di me.

«Non ti stanchi mai?» Chiedo portando un braccio sotto il cuscino.

«Sono stanco», puntualizza corrugando la fronte. «Ieri notte non sono riuscito a dormire.»

«Eppure non hai risposto alla mia chiamata», commento ovvia.

«Avevo il cellulare spento.» Si spiega ed io continuo a guardarlo senza proferire parola. «Non mi credi?»

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