Capitolo 16

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27 novembre;

Credo a quella teoria secondo cui a ciascuno di noi è riservata una persona speciale, qualcuno che il nostro cuore riconosce.
Magari, inizialmente, le circostanze in cui questo qualcuno si presenta, sono talmente sbagliate che ci portano a pensare Io non ti voglio qui.
Ma l'anima lo sa, sa che questa persona ci fa e ci farà del bene.
E quindi la prende per mano per la prima volta, facendo sussultare ogni parte del tuo essere. Ti senti solleticare lo stomaco. Hai la pelle d'oca, il cuore pieno di gioia e la felicità impressa sul viso.
Sei pronta a lasciar cadere le barriere innalzate e a cancellare i limiti delineati. Vuoi lasciarti andare, perché sai che lui sarà pronto ad afferrarti.

Elijah mi ha preso per mano, e neanche mi conosceva. Ha conosciuto una piccola parte di me che, seppur docile, è stata e continua ad essere la causa del mio malessere. Mi ha accettata, nelle mie fragilità e nella mia vulnerabilità. Non mi ha fatto domande, chiesto spiegazioni o provato a venirne a capo da solo.

Mai avrei creduto, in vita mia, di poter riprovare quello che sento quando sono con lui. E non voglio esagerare, non lo sto facendo. Posso sembrare avventata ma, provate ad immaginare di essere completamente vuote, a condurre una vita inerte senza slanci di vita; a non avere nessuno che vi dia una ragione per riprendere da dove vi siete fermati e a continuare, ad aver perso l'unico spiraglio di luce che, giorno dopo giorno, sembrava guidarvi come il faro guida le navi.

Io mi sento così, quando sono con Elijah. Quando ero con Elijah. Mi sento così infantile nel pensare che lui mi chiedesse di restare. Ha la sua vita, le sue cose da fare e i suoi problemi da risolvere. Non ha tempo per badare a me, non ne ho io per me stessa figuriamoci se possa interessare a lui. Quando supero Bath sono costretta a fermarmi per non rischiare di schiantarmi contro qualcosa. Sapevo che sarebbe successo, l'ho sempre saputo. Apro la portiera della macchina, cerco di calmarmi alzandomi e respirando un po' d'aria. Non riesco più a continuare così, Elijah ha ragione. Mi sto facendo del male, ma non riesco a smettere.

Quando entro nel mio appartamento chiudo la porta alle mie spalle e mi sdraio, senza forze, sul letto. Stringo il cuscino sotto la mia testa portandomi le ginocchia al petto in posizione fetale. Il cellulare squilla ma lo lascio fare, non voglio sentire nessuno. Resto sul letto, immobile, a fissare il posto vuoto accanto a me per non so quanto tempo. Poi i miei occhi si chiudono automaticamente ed io posso, finalmente, darmi pace. Una pace che dura troppo, molto.

Resto nel mio letto per quattro giorni. Mi sono alzata solo per andare in bagno o per accendere la stufa elettrica. Mi sento uno strazio, un completo disastro. In più, come se non bastasse, Seth è tornato. È rientrato in casa dopo che Elijah è andato via e ha portato via con sé l'unica speranza a cui aggrapparmi.

Seth se ne sta lì, su quella poltrona tutto il giorno con una birra tra le mani. Non mi parla molto ma, quando lo fa, vorrei solo che se ne andasse di nuovo.

«Devi andartene», ripeto per la seconda volta poggiando il busto allo schienale del letto.

«Sai che non lo farò, a meno che tu non venga con me.»

Lo guardo fregarsene di me, come ha sempre fatto. Ha sempre e solo pensato a sé stesso, si è aggrappato a me ma io l'ho lasciato andare. Quando l'ho fatto, lui è crollato lasciando a me tutta la colpa. E non glielo perdonerò mai.

«Mi segui ovunque, devi lasciarmi stare.»

«Mi hai condannato, devi subirne le conseguenze.» Mi dice disprezzante.

«È colpa tua», porto le mani tra i capelli e prego affinché vada via.

«Perché mi hai lasciato? Perché te ne sei andata sapendo che stavo male?» Continua avvicinandosi.

«Perché io stavo male, per colpa tua», urlo e in quell'esatto momento, lui va via.

Stringo i capelli tra le mie dita e li tiro dalle radici sperando che il dolore che mi porto dentro possa andarsene con il dolore fisico che cerco di provocarmi. Mi passo e sfrego più volte le mani sul viso, poi le riporto tra i capelli. Sono irrequieta, voglio urlare, distruggere ed uscire da questo posto. Sono troppo giovane per essere ferita in questo modo, per essere condannata a questa città e in questo appartamento.
Non gliene importa di me, se non fosse così la smetterebbe di tormentarmi.
Gli ho dato tutto, il mio cuore, la mia anima, tutta me stessa.
Ero lì, solo io, quando nessuno aveva il coraggio di aiutarlo. Quando l'ho trovato in quello stato pietoso, ho avuto io la forza di aiutarlo.
Ora se n'è andato ma io resto qui.

Senza più fiducia in nessuno, in me stessa, è tutto sgretolato. Non avrei mai, mai dovuto fidarmi di lui, delle sue bugie e delle sue promesse. Seth non mi amava, non l'ha mai fatto, eppure continua a cercarmi ed io continuo a scappare ma succede sempre che torno allo stesso punto.

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