Elijah
Quasi non sapevo se ne valesse la pena. Le avevo sempre detto che aveva bisogno di una pausa, le avevo detto che non stava bene. Le avevo detto che aveva bisogno di dirmi cosa stava succedendo, lo aveva fatto. Ma ora, con lo sguardo stordito sul suo volto e il suono distaccato nella mia voce, mi preoccupo solo che le mie parole l'allontanino ancora di più da me. Sembra che il mondo intero sappia che non sta bene, che è triste, depressa, ansiosa, stanca, arrabbiata, annoiata. Tutti sanno che c'è qualcosa che non va, ma nessuno sembra farci niente.
Ultimamente sono occupato con lo studio e lei probabilmente continua a sprecare le sue giornate, facendo spegnere quella luce nei suoi occhi e facendo sembrare che il suo sorriso sia per lo più un lontano ricordo.
A Natale sedeva nel salotto di casa, le gambe incrociate, le braccia strette al petto ed era tranquilla, cosa non proprio nuova, e anche Keith era sul divano. Le ho guardate, così come ho osservato i nostri familiari intorno, sperando vivamente che anche loro potessero sentire la tensione. Parlava normalmente con Keith e Jocelyn, nessuna delle due si è preoccupata di guardare oltre i suoi occhi. Oralee, che era immersa nei suoi pensieri, rispondeva meccanicamente alla sorella e non batteva nemmeno ciglio. Dal mio posto di fronte a loro, con la voce di suo padre e del mio nelle orecchie, guardavo Oralee perdersi per una frazione di secondo in quel loro discorso. Mi rendevo conto che c'era qualcosa di terribilmente sbagliato, così continuavo a guardarla e a studiarla, cosa che, a detta sua, le dava fastidio. Una ragazza di una tale bellezza, così tormentata e costantemente all'erta nell'osservare ciò che la circonda, odia essere guardata.
Più mi nasconde qualcosa, meno parla e più segreti ha, più ho voglia di sapere. Alla fine della serata siamo andati a casa, quella che ormai considero non più mia ma nostra, abbiamo fatto l'amore, ci siamo abbracciati e amati per tutta la notte. Il problema è ciò che ho provato il mattino seguente, quando mi sono reso conto che l'ho sentita mia solo quando ci siamo ritrovati nudi, l'una sull'altro. L'ho odiata, mi sono odiato, perché non sono riuscito a provare quella sensazione anche quando eravamo vicini, vestiti, circondati da persone. Non è colpa mia, però.
Il fatto è che odio il suo restare costantemente sulle sue, senza scomporsi per paura di sbilanciarsi troppo. Alcune sere, quando la vedo particolarmente presa dai pensieri, mi avvicino a lei e la abbraccio, le dico che la amo e lei mi sussurra che mi ama di più. Forse è vero, lei ama troppo. Poi mi lascia avvolgere le braccia intorno a lei, e quando inizia a piangere, il tremolio del suo petto contro il mio, l'umidità delle sue lacrime sul mio petto, mi fanno mancare il fiato. All'inizio della nostra relazione cercavo di non chiederle quale fosse la causa del suo malessere, ed è stato allora che mi sono reso conto che forse neanche lei lo sapeva.
Quando mi ha detto di soffrire di depressione, non ne ero sorpreso. Desideravo poter sentire i suoi pensieri, per quanto tristi e oscuri e confusi. A volte mi convinco che se potessi sapere cosa pensa, sarei in grado di sistemare le cose. Ci sono notti in cui mi sveglio e mi accorgo che non riesce a dormire. Non le dico nulla, semplicemente chiudo di nuovo gli occhi e la avvicino a me. Quello che mostra, quello che è costretta a mostrare, non è la ragazza che conosco e di cui mi sono innamorato. La amo, la amo ogni secondo di ogni giorno, anche quando le giornate sono stressanti e litighiamo per stronzate. Ma non so cosa stia succedendo, a noi, a lei, a me.
Vorrei dirle come mi sento, ma ogni volta evito perché mi sento uno stupido. La cosa che ha peggiorato la nostra situazione è la costante sensazione di dover evitare che tutto vada a pezzi, che lei vada a pezzi. Lei ha un problema enorme sulle spalle e io non sono la persona giusta, quella che può realmente aiutarla. Faccio di tutto, il possibile per tenermi stretta la ragazza dai grandi occhi castani di cui mi sono innamorato.
Mi sale il sangue al cervello se penso a quello che le ha fatto il suo ex ragazzo, manipolandola e distruggendola in quel modo. Vorrei che fosse vivo per poterlo prendere a pugni fino allo sfinimento. Se solo ci fossimo incontrati prima, Oralee non avrebbe sofferto in quel modo. O forse sì? L'avrei fatta soffrire nello stesso modo? No, non sono così manipolatore. Però ora sta male, le sto facendo del male perché io sto male e sono confuso, terribilmente confuso. Vorrei che fosse qui, in questo momento, ma ho lasciato che andasse via e non ho provato neanche a fermarla.
Questi giorni ci faranno bene, per quanto sia dura stare lontani.
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Golden -
ChickLit"All'inizio cercavo di non chiederle quale fosse la causa del suo malessere, ed è stato allora che mi sono reso conto che forse neanche lei lo sapeva." - Finalista Shortlist Wattys 2021 -