Capitolo diciannove: Dalla libertá alla Commissione

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"Wow. Cioè...tu...beh...sembri molto piú giovane." Disse Luther guardando Jane. "Non mi dire, davvero? Evidentemente abbiamo sbagliato i calcoli." Rispose sarcastica. "Abbiamo?" Ripeté Diego confuso. "É complicato. Dov'é Cinque?" Domandó la ragazza. I fratelli si guardarono. "Ehm...al momento é... indisposto." Disse Luther. Diego lo guardó e ripeté: "Indisposto? Sul serio? Non ti é venuto altro in mente, Donkey Kong?" "Cosa dovevo dirle, eh? Che poco fa era ubriaco marcio e abbiamo dovuto portarlo a letto per la sua sicurezza? O avrei dovuto dirle che il motivo per cui l'ha fatto é proprio per lei?" Chiese Luther urlando. "Di cosa parli, Luther?" Domandó Jane. Diego guardó Luther ,arrabbiato e deluso, e le disse: "Andiamo. Te lo faccio vedere." Prese Jane e la portó al piano di sopra da Cinque.

Quando entrarono in camera sua, Cinque stava dormendo. Sembrava un angioletto. Jane si avvicinó a lui. Si sedette per terra e cominció a parlargli: "A quanto pare i calcoli erano parzialmente sbagliati, eh? Ora abbiamo l'aspetto di due giovani adolescenti." Lo guardó e gli accarezzó i capelli e la fronte. "Non avrei mai pensato di vederti cosí. Me lo aspettavo da Klaus certo...ma da te. Non hai toccato alcool per 30 anni." "Sono passati 20 anni da quando abbiamo lasciato la Umbrella Academy." La interruppe Diego. Lei si giró. "Per te forse. Secondo te, Einstein, perché io e Cinque abbiamo un aspetto cosí giovane? Perché siamo stati via nel tempo e per noi sono passati piú anni. Ti é chiaro ora?" Disse Jane girandosi verso il fratello. "Questa cosa non ha senso." Disse lui. "Ce l'ha se sei intelligente." Rispose Jane. Diego spazientito ,prima di andarsene, disse: "Giá. Non sei cambiata affatto." E se ne andó ,lasciando soli Jane e Cinque. "Quando ti sveglierai ,pretendo una spiegazione. Come diavolo puoi ridurti cosí? *sbuffa* Beh, almeno per una volta ti vedo dormire tranquillo." Jane gli accarezzó di nuovo i capelli, si avvicinó a lui e gli diede un bacio sulla fronte. Si giró per andarsene. Ma ,in un secondo, una mano afferró la sua. "Jane?" Disse Cinque con un filo di voce. "Si, Cinque. Sono qui." Cinque lo sorrise e le disse: "Hai davvero mantenuto la tua promessa." "Sempre questo tono sorpreso." Rispose lei. Lui le fece un semplice sorriso. Provó ad alzarsi ma Jane lo aiutó. Una volta seduto sul letto, Cinque notó un taglio sulla fronte di Jane; provocato dallo schiaffo che la Handler le aveva tirato quando era legata alla Commissione. "Ti senti bene? Ti fa male?" Chiese Cinque toccandole la fronte. "No no, non preoccuparti. Sto bene. Tu invece?" Cinque la guardó e disse: "Mai stato meglio." "Anche dopo la sbronza?" Domandó lei. Cinque non rispose e guardó altrove. "Cinque non hai toccato alcool per ben 30 anni. Al mio ritorno ti trovo nel letto quasi in coma etilico. Perché Cinque? Che é successo?" Cinque non disse niente. La guardó e disse: "Per te..." "credo che lo sappiano anche gli altri." Aggiunse. "Per me? Ma di che parli?" Chiese confusa Jane. " Vedi, quando tu sei rimasta alla Commissione, ti ho cercata in quasi tutta la città sperando di trovarti in qualche posto. Ma niente. Ogni giorno speravo che tu tornassi da me. Non sapevo se ti avrei mai più rivisto, ma é quello che continuavo a sperare. Quando visto che il tuo locale preferito è andato distrutto e che quindi non ti avrei trovato neanche lì, ero distrutto. Avevo perso ogni speranza. Così sono tornato a casa e ho trovato l'alcol di Klaus, e ho deciso di berne un po'... Alla fine credo di aver bevuto un bel po' di bottiglie." "Direi troppe." Rispose Jane facendo un mezzo sorriso. Rimasero in silenzio per un attimo. Poi Jane aggiunse: "Beh, hai fame? Se vuoi ti porto qualcosa da mangiare, credo tu ne abbia un disperato bisogno." "Si, credo che mangiare non mi farebbe male." Disse Cinque cercando di tirarsi su e di sedersi sul letto. "D'accordo. Vado a preparare qualcosa da mangiare, torno subito." Disse la ragazza prima di uscire. Cinque la guardó e annuí.

Una volta tornata di sotto, l'attese un'atmosfera glaciale. I suoi fratelli erano immobili ,in piedi nel salotto, senza parlare. Appena la videro, si precipitarono da lei. "Jane. Come sta Cinque?" Chiese Allison. "Molto meglio. Ora é sobrio. Stavo andando in cucina a preparargli qualcosa da mangiare, voi avete fame?" Chiese Jane. "Un po' di fame ce l'avrei." Disse Luther. "Io pure." Disse Diego. "D'accordo. Allora venite, andiamo a mangiare." Disse Jane e si avviarono per la cucina.

Jane preparó a tutti lo stesso piatto: pasta al pomodoro e formaggio come primo e come dessert un tiramisù fatto da lei. "Wow, Jane. Non mi ricordavo che fossi una cuoca cosí brava! La tua pasta é davvero deliziosa!" Disse Luther e gli altri fratelli annuirono in segno di accordo. "Beh, mi fa piacere che vi piaccia." Rispose lei. "Ma Jane, tu non mangi?" Chiese Vanya. "Ehm...no. Non ho appetito ora come ora." Rispose. "Mentre voi mangiate, io vado a portare su in camera da magiare per Cinque." Aggiunse e se ne andó.

Una volta salita di sopra, tentó di aprire la porta della camera. Ma era stranamente chiusa. Jane cominció a preoccuparsi. "Hey Cinque. Sono Jane. Ti ho portato da mangiare. Apri la porta." Nessuno rispose. Jane posó il vassoio col mangiare. "Cinque? Cinque é tutto ok? Apri la porta coraggio!" Ancora nessuna risposta. "Cinque o mi apri o apriró io questa porta!" Nessuna risposta. "Cinque! Cinque, rispondimi!" Jane non ce la fece piú e con i suoi poteri ruppe la porta staccandola dai cardini. Entró nella stanza e vide Cinque legato ad una sedia, imbavagliato e con la testa sanguinante. "Cinque!" Jane di avvicinó e gli tolse la abbaglia. "Jane! Vai via da qui! É una trappola, scappa!" Jane non fece in tempo a girarsi che venne colpita alle spalle da una figura dietro di lei. "Ciao Jane. Ti ricordi di me, non é vero?" Jane era a terra sanguinante ,ma riuscí a vedere il volto. Esclamó con tutto il suo odio: "Handler!" E perse i sensi. "Jane, Nooo!" Disse Cinque. La Handler si avvicinó a lui e gli sussurrò: "Non temere Cinque. Non sentirai niente." E lo colpí facendogli perdere i sensi.

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