Il letto di Harry, con i corpi semi nudi dei ragazzi, inizia a riscaldarsi, Harry è appoggiato al petto di Louis, mentre quest'ultimo gli accarezza i ricci morbidi ed elastici.
-Posso chiederti una cosa, Haz?- la sua voce è un sussurro, perché l'atmosfera è pesantemente intima, utilizzare un tono di voce "normale" la rovinerebbe decisamente. Harry annuisce, facendo scorrere involontariamente i polpastrelli di Louis sul cuoio capelluto.
-Perché fai il calciatore?- questa domanda vale come mille coltelli nella schiena; Louis l'ha capito.
-E' una storia così lunga, Lou, non- viene interrotto da un bacio sulla testa e dal "Ssh" di Louis.
-Smettila, io sto qui, parlami di quello che vuoi.- non esiste suono più accogliente e consolatorio della voce del castano, in questo momento.
-Hai ragione, Lou, non volevo fare il... calciatore, insomma, sì, ma non così. Io volevo cantare, volevo davvero diventare qualcuno in quel campo. E' da quando sono piccolo che lo sogno...-
-Ma?- prosegue la frase per lui, Louis.
Harry sospira e Louis lo sa che ha appena chiuso gli occhi, anche se non può vederlo.
-E' per mio padre che sono diventato questo, quello che più detesto, Lou. Non mi fraintendere, io ho amato il calcio, amo guardarlo, amo la nostra squadra, ma io non sono un calciatore.- Louis si sente distrutto dalla forza della voce di Harry, dalla pesantezza del suo dolore.
-Io, Lou, ho iniziato a giocare a livello agonistico per colpa sua, per dimostrargli che non ero un incapace come diceva che io fossi.- e tutto questo è un carico di consapevolezza che Louis non pensava che avrebbe affrontato. Tutto questo dolore, quel velo nei suoi occhi, questo mistero è perché Harry sta vivendo una vita che non è sua. Si sente scottato nel pensare che la sua paura dell'omosessualità lo abbia travolto così tanto dal non fargli capire tutto questo.
-Non sai che dolore che ho provato, Lou, quando tornava a casa e mi rideva in faccia perché io non meritavo il suo cognome, perché non ero un uomo... Io ho avuto paura ad affrontare la mia vera vita, sono stato troppo stupido, ho messo gli altri prima di me, e questo, non me lo perdonerò mai.-
Louis ha le guance bagnate dalle sue lacrime che sgorgano incessantemente, senza che lui se ne accorga.
-Tu devi, devi perdonarti, perché guarda dove sei arrivato! Tu sei una forza anche in questo, hai dimostrato soprattutto a te stesso che puoi essere ciò che vuoi!- la voce di Louis è gentile e sembra quasi che stia parlando con un bambino.
-Lou, tu non puoi capire cosa vuol dire svegliarsi tutte le mattine con l'angoscia di doversi mettere una divisa che non ti appartiene; dover fingere di star bene quando sei sul punto di crollare.-
Louis chiude gli occhi, cercando di non controbattere a questa frase, perché lui lo sa cosa voglia dire, ma questo è il momento di Harry, un momento che non era mai capitato prima.
-Non sa neanche che sono gay, è orribile veder tua madre portarti via da casa all'età di sedici anni, perché gli hai confessato di esserti messo con un ragazzo.- le lacrime scendono dagli occhi del più piccolo -Ho sulla coscienza la loro separazione, capisci Louis? Io non faccio mai nulla di giusto, io sono un errore vivente.-
Il più grande si lascia andare in un pianto inconsolabile, poco virile e del tutto inadatto come consolazione per Harry, scosso ma non disperato come lui.
-Mi stai facendo male, Haz, tu non sei un errore, tu sei la creatura più dolce sulla faccia della terra e se così non fosse stato, non mi sarei mai innamorato di te; ti amo così tanto Harry, ti prego non stare così, cosa posso fare per te?- anche il più piccolo segue a quel pianto, singhiozzando improvvisamente.
-Tu, Lou, sei l'unica cosa esatta nella mia vita di sbagli, promettimi solo che non mi lascerai da solo.- le loro labbra scosse dai singhiozzi si toccano, bagnate di lacrime.
-No, Haz, non me ne andrò mai, tu sei così importante.- i pollici di Louis asciugano le lacrime del più piccolo che sospira ed apre gli occhi, vicini a quegli zaffiri che tanto ama.
-E so che sono uno scemo, perché non ti ho risposto, ma è ovvio che io ti ami Louis.- si lascia sfuggire un sorriso -Ti amo da ancor prima di conoscerti.- Louis sente un sussulto al cuore. Dalla finestra si scorgono le prime luci del mattino.
-Ora baciami, scemo.- dice Louis, trovando una risposta immediata da Harry, divertito.
-Lou...- geme Harry nell'incavo del collo del più grande. Sono entrambi nella doccia di casa del riccio, questa idea estremamente eccitante è stata proposta da Louis che, vedendo il corpo marmoreo di Harry bagnato dal getto dell'acqua, non ha resistito.
Gli bacia il collo, lentamente, cosa che Harry ama alla follia, perché Louis sa come prendersi cura di lui, sa cosa gli piace e lo modella tra le sue mani come se fosse argilla. Ogni volta che Louis è vicino a sé, Harry si scorda anche come si respira ed è difficile tenere le briglie della situazione.
-Sei dannatamente bello, Harry.- Louis glielo dice sempre, quasi che Harry inizia a crederci, sa di essere bello, è vero, ma non da quando si è infatuato di Louis, non da quando lo ama.
Le mani di Louis scorrono a ritmo dell'acqua sul corpo del più piccolo, provocandogli dei brividi lungo la schiena, che si trasformano in pelle d'oca.
Le loro labbra si toccano in un bacio frettoloso e bisognoso, le loro mani finiscono a dare sollievo alla loro eccitazione, troppo importante per essere lasciata da parte.
-Haz, mio dio.- sibila a denti stretti il più grande, aggrappandosi alla parete della doccia quando il più piccolo si inginocchia di fronte a sé.
Dio, pensa Louis, è davvero bravo, per essere così tanto più piccolo di Louis.
Il castano infila una mano tra i capelli di Harry e li tira con poca delicatezza, sopraffatto da quel turbinio di piacere che solo il riccio, con quella lingua calda, può provocargli.
Abbassa lo sguardo e nota la mano del più piccolo che si occupa autonomamente della sua eccitazione; è tutto troppo, così tira la testa di Harry all'indietro, cercando di parlare, schiarendosi la voce.
-A-amore, sto per...- la frenesia della lingua di Harry non si arresta e Louis non riesce a scostarlo, abbandonandosi all'orgasmo; il più piccolo, udendo quei gemiti sommessi, accompagna il suo ragazzo all'orgasmo.
Harry si solleva, ancora sensibile per l'orgasmo e sorride al più grande -Lavami i capelli, Lou, voglio sentirti mentre mi accarezzi i capelli, sai che lo amo.-
E mentre le dita di Louis massaggiavano la testa di Harry, il più piccolo chiudeva gli occhi.
-Ti amo, mio dolce Lou.- il cuore di Louis fa una capriola, cominciando poi a scalpitare nel petto.
-Sapessi quanto ti amo io, piccolo.-
STAI LEGGENDO
Why would you ever kiss me?// Larry Stylinson
Short StoryLouis Tomlinson gioca al Manchester ormai da quando è bambino ed ora che è passato alla Premier League cerca ogni giorno di dare il massimo per poter indossare la fascia da capitano. Harry Styles non gioca per diventare capitano, tifa Manchester da...