Why would you ever kiss me?// Larry Stylinson

Capitolo 32

Due anni dopo.

-Cazzo, Nano! Guarda qua!- Zayn si sporge dal divano verso la poltrona per far vedere a Louis la notizia sul suo telefono. Il castano tiene in braccio suo figlio; oggi è la sua giornata o meglio dire, è il suo fine settimana.

Con Briana le cose non hanno funzionato o per meglio dire, non hanno neanche provato a farle funzionare.

Freddie è nato a gennaio, quasi un mese dopo del ventiseiesimo compleanno di Louis; è il bambino più bello che Louis abbia mai visto ed ovviamente la creatura di importante della sua vita.

-Cosa succede?- dice il ragazzo sporgendosi a guardare lo schermo del telefono.

Il suo cuore fa un tuffo nel vuoto, finalmente ha sue notizie; Harry ha fatto uscire il suo primo singolo.

Guarda il telefono con attenzione e nota quanto sia diventato bello l'amore avversato della sua vita; i suoi capelli sono lunghi e lo rendono più uomo e più minaccioso, quando in realtà si sa quanto docile sia Harry.

-Two Ghosts.- pronuncia Louis, rifacendosi al titolo della canzone; non scorderà mai la semplicità ed il dolore che Harry gli cantò anni addietro, nella sua stanza.

-Vuoi ascoltarla?- chiede Zayn, ancora poggiato sul divano; Zayn è fidanzato con Gigi da quasi due anni ormai, ma la maggior parte del tempo la passa a far da zio a Freddie e da baby-sitter a Louis.

-Preferisco ascoltarla da solo, scusami Zay.- il sorriso colmo di rammarico fanno capire perfettamente a Zayn cosa il suo amico stia provando.

Non ha mai desiderato così intensamente che Freddie tornasse tra le braccia di Briana; deve ascoltare la canzone e sente che probabilmente riascoltare la voce di Harry lo distruggerà.

-A noi, amore mio.- si lascia sfuggire nel silenzio della sua stanza; dal telefono risuonano le prime note, delicate ma precise, mirate al cuore.

La voce di Harry è ruvida ma profonda e calda e già dalla prima frase il suo cuore fa un tuffo nel suo petto; come può non essere dedicata a lui?

Si ritrova a piangere come un bambino, nel suo letto troppo grande per rimanere da solo, ma troppo piccolo per accogliere il suo doloroso macigno al centro del petto.