Capitolo 41.

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1° Mese.
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-Neymar dobbiamo parlare.-
Disse Alaska, appoggiando la grande borsa sul tavolo.
Si sedette sulla sedia con aria scomposta e gli puntò i grandi occhioni blu addosso.

Il ragazzo la trovava magnifica anche se il suo chignon era mezzo sfatto, le scarpe nere lucide erano rovinate e i pantaloni, rigorosamente strappati. Era tutto nello stile della ragazza, a partire dalla camicia di jeans sotto il maglione a treccia di un bel bordeaux a finire alle calze lunghe che si intravedevano dai jeans.

Lui fece un gran sorriso e la incitó a parlare.
Ma il viso della ragazza non si aprì in un sorriso, rimanendo serio e gelido.
Fu un cambiamento veloce quello di Neymar.
Il sorriso gli morì sulle labbra, divenendo una smorfia di preoccupazione.

-Neymar, non possiamo andare avanti così. Io non ti amo più, e inoltre, ho un altro. -

Il cuore di Neymar sembrò essere trafitto da numerosi coltelli appuntiti.
Dovette sedersi perché se rimaneva in piedi, sicuramente le sue gambe sarebbero cedute.

Non poteva aver sentito ciò che la ragazza aveva detto. Era inammissibile, impossibile e inimmaginabile. Doveva essere solo un fottuto scherzo di cattivo gusto.
Eppure la ragazza non muoveva un muscolo. Doveva essere la verità.

-Alaska, chi é costui? DIMMI CHI CAZZO É QUESTO RAGAZZO!-
Non gli importó di aver alzato la voce o di essersi alzato con impeto, tanto di aver fatto cadere la sedia.
La ragazza si accucció sulla sedia e sbarró gli occhi dalla paura.
Mai prima di allora Neymar aveva dato così tanto in escandescenza.

-I-io n-non t-te lo d-d-dico.- Mormoró in un sussurro Alaska.
-Dimmelo Alaska!- Il suo tono era di un'ottava più alto del solito, e la ragazza non poté far altro che fare un profondo respiro e sussurrare il nome.
Era faticoso capirlo poiché lo aveva detto in maniera così flebile, ma Neymar ci riuscì.
Il nome era Dani Alves.

Neymar aprì gli occhi di scatto e udì il proprio respiro affannato riempire l'aria.

Non era stato altro che un brutto sogno...eppure, perché tremava così tanto?

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[Neymar-Alaska.

{Lettera.}

In Brasile, la mattina ci svegliavamo sempre grazie al cinguettio degli uccelli, ti ricordi? Quello si che era un risveglio fantastico!!
Qui a New York il mio risveglio è causato dal rumore delle ruote sull'asfalto, dai clacson di autisti impazziti e dai passi delle persone che camminano sul marciapiede.
Credo sia peggio di un incubo.

La vita qui è totalmente diversa. Sai cosa significa non fermarci mai? Ci svegliamo prestissimo e già siamo da qualche parte a far foto a destra e a manca.

Mi manca condividere il letto con te.

Okay, a volte scalciavi, ma almeno non russavi come Sarah.

E' una bravissima ragazza, per carità, ma già la stanza è un buco e con lei che russa è ancora peggio.

Sembra di essere in un concerto continuo.
E mio caro, smettila di ridere. So che stai pensando che io e Sarah siamo una buona coppia, perchè io sbavo e lei russa, ma non è divertente.
Comunque oggi ho decorato le pareti della mia camera con tutte le nostre foto.
Ci sono anche quelle che ho fatto io per la tua squadra.
Il ricordo mi fa ancora sorridere.

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