Capitolo 18

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Piccola parte a fondo sessuale.


Hermione's pov

Mi sentì scuotere e mi uscì un sonoro lamento. Ero certa di aver passato la notte in riva al Lago Nero ma non mi ricordavo di essermi addormentata. Poi sentì due braccia avvolgermi un caloroso abbraccio. Sentì un profumo di menta e mi resi conto di chi fossero quelle braccia che mi stringevano così forte. Cercai di scostarlo tirandoli pugni sul petto ma lui non dava segno di voler mollare la presa. Poi mi sussurrò all'orecchio un debole mi dispiace e persi completamente lucidità. Mi accoccolai e mi strinsi a lui. Al resto ci avrei pensato dopo, ora volevo bearmi di quella sensazione di calore. Per la prima volta mi sentì protetta. Avrei voluto fermare il tempo e rimanere così per sempre, ma una voce in lontananza mi riportò sul pianeta terra. Mi divincolai bruscamente, pentendomene subito, ma ero troppo arrabbiata e delusa dal suo comportamento della sera prima. Mi alzai di scatto lasciandolo visibilmente amareggiato. Vidi arrivare Hagrid seguito dalla McGranitt e dagli altri insegnanti. Dopo tutte le spiegazioni del caso, omettendo ovviamente la parte del bacio, mi condussero al castello da Madama Chips. Per quanto provai a sostenere di stare bene, la preside voleva assicurarsene facendomi controllare. Non mi voltai nemmeno una volta a guardare Malfoy, non sapevo nemmeno se anche lui fosse tornato con noi o fosse rimasto là. Poco dopo essere stata visitata si scatenò un fortissimo temporale che costrinse tutti i presenti a rimandare i lavori di ripristino a fine tempesta. Tornai in dormitorio per farmi una doccia e cambiarmi, poi decisi di dirigermi verso la biblioteca sperando di poter rilassarmi in solitudine. Presi un libro, mi accomodai ad un tavolo e inizia a sfogliarlo. Ma la pace durò poco perché entrò Malfoy e appena mi vide si diresse verso di me. Mi si sedette di fronte e rimase in silenzio a fissarmi. Mi stava irritando. <<Che vuoi?>> mi uscì dalla bocca senza però alzare lo sguardo dal libro. <<Mi dispiace per ieri sera. Non so cosa mi sia preso, anzi si, lo so. Non avrei dovuto cacciarti in quel modo dalla mia camera ma ho avuto paura.>> A quel punto alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi. <<Paura? E di cosa sentiamo?>> <<Paura di perdere il controllo, di invadere i tuoi spazi, di toccarti. Pensavo che tu... beh si insomma che avessi avuto qualche esperienza. Quando mi hai detto di no sono rimasto scioccato.>> <<Ah ho capito allora. Ti serviva una puttanella da portarti a letto per sfogare le tue frustrazioni e visto che l'unica ragazza presente sono io hai pensato che ci potessi stare. Hai sbagliato i tuoi conti però caro mio.>> <<No non è così. Ma è inutile, non so nemmeno io perché perda del tempo con te. Ti ho detto che mi dispiace, poi pensala come vuoi.>> Si alzò dalla sedia e si girò per andarsene. Eh no non mi faccio mettere in un angolo una seconda volta in meno di 24 ore. <<Ecco ora te ne vai. Ma certo è l'unica cosa che sai fare no? Quando la situazione si complica scappi o stai zitto come hai fatto a casa tua mentre quella serpe di tua zia mi torturava. Lo vedi?>> e sollevai la manica della maglia per farli vedere la scritta marchiata sulla mia pelle. <<Lo vedi bene quello che ha scritto? È quello che di me hai sempre pensato e mi hai sempre rinfacciato. Una sudicia mezzosangue. Piuttosto ammetti che avresti voluto portarmi a letto ma che non ne hai avuto il coraggio perché ti fa schifo mischiarti con persone come me. Ammettilo cazzo di essere solo uno stupido codardo. Ammettilo.>> Sputai quelle parole con talmente tanta rabbia che temevo di scoppiare. <<Stai zitta. Tu non sai niente di me, di come mi sono sentito quella volta a casa mia, di come mi sono sentito per tutto il tempo che ha seguito il mio giuramento di fedeltà a Voldemort. Per te è facile sputare sentenze sulle persone, è la tua specialità no? Ora ti dirò una cosa: il tuo caro amichetto Potter la notte in cui Silente veniva ucciso non ha mosso un dito. Uno!! E' rimasto lì a guardare senza fare nulla. E questa come la chiami eh? Certo ora è considerato un eroe, lo è sempre stato. Ma quella notte anche lui ha avuto paura, anche lui è stato un codardo.>> Quelle parole mi ferirono, come si permetteva a giudicare Harry dopo tutto quello che aveva fatto? In un attimo li fui a meno di un metro. <<NON TI PERMETTERE DI GIUDICARE HARRY. Giudica me, insultami, uccidimi, ma non nominare i miei amici. Non devi farlo schifoso mangiamorte.>> In un lampo scattò verso di me e mi inchiodò contro il tavolo. La sua mano era stretta sul mio collo. Nei suoi occhi vidi il fuoco della rabbia. <<Uccidimi dai. Fallo. Adesso.>> Strinse più forte. Facevo quasi fatica a respirare. <<Forza fallo!>> Nel momento in cui chiusi gli occhi pronta a farlo per sempre, ancora una volta mi sorprese. Mi baciò. Era un bacio carico di rabbia, di dolore. Ero bloccata tra il suo corpo e il tavolo. Avrei voluto staccarmi e prenderlo a schiaffi ma non lo feci. Avevo bisogno di lui. Dischiusi le labbra per darli libero accesso alla mia bocca. Le nostre lingue si cercavano, si rincorrevano. Mi spinse talmente forte contro il tavolo che ci finì seduta sopra con lui in piedi in mezzo alle mie gambe. Senza pensarci avvinghiai le mie gambe attorno al suo bacino spingendolo il più possibile vicino a me. Le mie mani erano dietro al suo collo che lo accarezzavano. Dei gemiti uscirono dalle nostre bocche quando i nostri bacini si scontrarono. Lo volevo. Volevo che mi toccasse, che mi continuasse a baciare, che mi possedesse. Ne avevo bisogno. Sentì la sua erezione farsi sempre più grossa e dura attraverso i suoi pantaloni e senza rendermene conto spinsi per l'ennesima volta il bacino contro il suo. La sua erezione scontrò, attraverso i vestiti, il mio centro di piacere e gemetti. Le sue mani scivolarono lungo la mia schiena e si fermarono sulle mie cosce che le afferrò prepotentemente per stringerle ancora di più al suo corpo. Stavo andando a fuoco. Spostai una mano sul suo petto e sentì il suo cuore battere all'impazzata, proprio come il mio. 




Ed eccoci al secondo bacio. Vedremo cosa succederà. Un bacio.

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