𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐈𝐈. 𝐒𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐢𝐧 𝐠𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚

470 24 1
                                    


Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Vide Diego uscire, silenzioso come un'ombra, da una delle finestre dell'elegante dimora situata nella Cittadella

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Vide Diego uscire, silenzioso come un'ombra, da una delle finestre dell'elegante dimora situata nella Cittadella. Lo osservò calarsi giù dai rampicanti che decoravano quel lato in particolare dell'edificio, fermarsi a metà strada e infine balzare giù sull'acciottolato, atterrare in ginocchio e rimettersi in piedi senza batter ciglio. In una mano stringeva un'ampolla da cui si irradiava una luce bianco-azzurrina. Blake lo raggiunse e si fermò di fronte a lui, passando meglio in rassegna il bottino del collega: il contenitore era sigillato da un tappo di legno e sulla sommità di quest'ultimo v'era un simbolo che pareva esservi stato marchiato a fuoco. Syders non era un esperto di magia, ma era dell'idea che il segno in questione appartenesse ai tanti di cui i maghi si servivano per gli scopi più disparati.

Notando il suo sguardo, Diego rigirò nella mano l'ampolla e si concentrò sul simbolo. «Un Segno di Confinamento» spiegò. «È così che intrappoliamo i sogni.» Gesticolò, accennando a quella che non era sul serio una semplice luce. In realtà sembrava una mescolanza di sabbia evanescente, bianco-argentata, e vorticante, ceruleo fumo.

«E come fate a intrappolarli in sé per sé? Non sono qualcosa di fisico» osservò perplesso Blake, convinto che non si trattasse veramente di sabbia e fumo come li intendevano le persone comuni.

Rivagni mise via l'oggetto dentro la borsa da viaggio nera che portava a tracolla. Sul coperchio c'era un simbolo che consisteva in una stella a dieci punte con all'interno un'iniziale che stava per ‟Sceriffo". Fece cenno all'amico di seguirlo e si avviarono, allontanandosi dalla casa e tornando sulla strada. «Ciò che vedi è semplicemente l'aspetto che l'occhio umano percepisce quando i sogni abbandonano la realtà onirica e vengono forzati a palesarsi nel mondo reale. Io e gli altri ci serviamo sempre della magia e con essa riusciamo a sottrarli dalla mente di chiunque. Quelli che invece non sono maghi vengono agevolati da trabiccoli magici che riescono a percepire i sogni e a imprigionarli, un po' come i pesci quando una rete viene gettata in mare. Sono oggetti piuttosto elementari e pare siano una rivisitazione di aggeggi molto conosciuti nei Tempi Antichi. Li chiamavano, mi pare, ‟acchiappasogni". Come ho detto, però, sono stati ripescati da chissà quale abisso dimenticato nel tempo e poi, ovviamente, sono stati potenziati e perfezionati. Non tutti ne posseggono uno e quand'è così, come nel caso di questa vedova e dei suoi quattro figli o... beh, di gran parte delle famiglie della Città Bassa... la gente come me ricorre alla magia. Lo preferiamo, specie considerando che spesso almeno il dieci per cento del potenziale dei sogni e del loro valore si perdono passando attraverso quegli strumenti. Chi non è un mago, invece, si porta dietro uno degli Estrattori di cui ti ho parlato. Li definiamo così.»

𝐈𝐥 𝐂𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐀𝐬𝐬𝐚𝐬𝐬𝐢𝐧𝐨 || 𝐕𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝟏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora