𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐕𝐈𝐈. 𝐈𝐥 𝐬𝐨𝐥𝐝𝐚𝐭𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐭𝐚𝐠𝐧𝐨

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Non appena Blake guardò in basso, vide Morgan restituirgli un'occhiata serena e assonnata

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Non appena Blake guardò in basso, vide Morgan restituirgli un'occhiata serena e assonnata. Sottobraccio il bambino stringeva il coniglio bianco di pezza che era stata Rowan a creare abilmente per il suo quinto compleanno. Lo teneva sempre con sé, a volte persino quando mangiava.
Morgan ritrasse la minuscola mano e al solo scopo di tornare a succhiarsi il pollice. Blake non era ancora riuscito a togliergli quel piccolo vizio, purtroppo, e dal canto proprio non aveva il coraggio di imporsi a sufficienza.
Il piccolo aveva i capelli arruffati e tale dettaglio fece sorridere l'uomo senza una ragione precisa.
Non era così strano che si fosse svegliato. Accadeva spesso e di solito Morgan sgusciava sempre sotto le coperte accanto al padre e si rimetteva subito a dormire, almeno quando non trovava il letto vuoto e Blake assente per via del lavoro. In quelle circostanze all'uomo capitava di ripensare al figlioletto che, ancora una volta, si sarebbe forse alzato convinto di trovarlo a casa, pronto a stringerlo a sé nel sonno e a tenerlo al caldo, nonché al sicuro, e si sentiva un padre degenere. Avrebbe voluto così tanto poter essere più presente nella vita di suo figlio, dargli tutto l'affetto e la vicinanza di cui necessitava, ma spesso chi e cosa era non glielo permetteva, lo spingeva lontano come la risacca che imperterrita pareva fare di tutto pur di non consentirgli di raggiungere la riva di una spiaggia. Non poteva essere il genitore che Morgan avrebbe meritato e per tale ragione si odiava a morte. Odiava se stesso e quell'intollerabile senso di impotenza che mai lo abbandonava.

Accarezzò il capo al bambino. «Ehi, scricciolo, dove te ne vai in giro a quest'ora?» gli chiese con dolcezza, appena un attimo prima di sfiorargli con fare scherzoso e affettuoso la punta del naso all'insù.

«Papà, sto meglio, vedi?» ribatté soddisfatto e speranzoso Morgan, mangiandosi in parte le parole per via della bocca occupata. Negli ultimi giorni aveva ricominciato ad alzarsi dal letto e a gironzolare per casa come di consueto, ma poi Blake lo convinceva a tornare subito sotto le coperte per evitare un'eventuale ricaduta. Era proprio quando si abbassava la guardia che malattie subdole come quella del bambino fiutavano la giusta occasione per sferrare il decisivo e mortale attacco. Poteva ben immaginare quanto fosse radicata in suo figlio la speranza che lui lo portasse di nuovo in giro per la foresta per giocare nella neve o avvistare qualche cervo, ma era ancora troppo presto e non aveva alcuna intenzione di perdere Morgan per pura, vergognosa e paterna incompetenza. Gli faceva male al cuore scorgere negli occhi di quel povero bambino l'ombra della delusione, così come dell'insofferenza. Lo capiva, eccome se lo capiva, ma era per il suo bene e un giorno lontano Morgan, guardando al passato, sarebbe stato grato che quel guastafeste di suo padre si fosse mostrato severo nelle dovute circostanze.

𝐈𝐥 𝐂𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐀𝐬𝐬𝐚𝐬𝐬𝐢𝐧𝐨 || 𝐕𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝟏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora