𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐈𝐈𝐈. 𝐋𝐞𝐩𝐫𝐨𝐭𝐭𝐚

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Crispin Berger era fra gli uomini più viscidi che Blake avesse mai conosciuto

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Crispin Berger era fra gli uomini più viscidi che Blake avesse mai conosciuto. Compensava con la furbizia e la malizia la mancanza di massa muscolare e forza bruta, nonché l'aspetto fisico che in generale ricordava molto quello di un furetto, se tale creatura si fosse ritrovata da un giorno all'altro trasformata in essere umano.

Soppesò fra le dita nodose e giallastre il sacchetto pieno di monete tintinnanti, sorridendo di sbieco, poi sollevò lo sguardo sull'Assassino. «E da dove sono uscite queste, Syders?» chiese beffardo, gli occhi acquosi e chiari che scintillavano. «Di solito presenti sempre una somma da miseria. Che è successo stavolta?»

Blake non batté ciglio. «È successo che mi hanno pagato più del solito, anche se per prendere a calci nel culo fino alla morte uno stronzo molto simile a te» replicò gelido. «Possiamo considerare i debiti estinti, dunque?»

«Per il momento» replicò Berger, socchiudendo gli occhi. «Anche se non credo che ti andrà sempre così liscia, Syders. So cosa si dice da queste parti su di te e so che vieni pagato poco dai tuoi clienti, perciò non mi aspetto di vedere una seconda volta un gruzzolo così invitante. Sono curioso di sapere cosa ti inventerai, a quel punto.»
L'Assassino indietreggiò di un passo sulla soglia e fece per chiudere la porta in faccia all'uomo, ma all'ultimo ci ripensò e disse, a denti stretti: «Non mi sognerei di farmi fottere da te neanche se da ciò dovesse dipendere la mia sopravvivenza. Meglio la morte, piuttosto! Ti consiglio di trovare cosa cerchi in un bordello, come tutti gli altri. Da me non avrai niente».

Neppure se Berger fosse stato l'uomo più affascinante e gradevole del mondo Blake si sarebbe sognato di abbassarsi a livelli così infimi. Era semplice questione di dignità e di principio. 

Ti ammazzerei, ma poi passerei solo delle grane per aver ucciso qualcuno che non era sulla mia lista nera, pensò snervato. Certo, gli Assassini erano approvati dalla legge e supportati dal Governo, ma ciò non voleva dire che potessero andarsene in giro a uccidere a piacimento persone a casaccio o chiunque avesse pestato loro i piedi per un motivo qualsiasi. Tutto quello che accadeva all'infuori del lavoro prestabilito causava conseguenze delle quali poi solo l'Assassino in questione avrebbe dovuto rispondere. Se un membro della Confraternita toglieva la vita a una persona per scopi personali o per un regolamento di conti che non aveva niente da spartire con le attività dell'Organizzazione, veniva imprigionato, processato e giustiziato come un cittadino comune.

𝐈𝐥 𝐂𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐀𝐬𝐬𝐚𝐬𝐬𝐢𝐧𝐨 || 𝐕𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝟏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora