CAPITOLO I

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Le stelle del cielo brillavano in alto nel firmamento notturno.
Giulia stava nascosta dietro un cespuglio, la dolce fanciulla con i capelli biondi color del sole, impugnava la spada in alto, la lama era così chiara alla luce della luna che specchiava i suoi occhi verdi.
Sopra la maglia azzurra scura e imbottita era protetta da una corazza d'acciaio, che con illuminata dalla luce delle stelle sembrava d'argento.
Stessa cosa per i bracciali e gambali che teneva sulle braccia e sulle gambe che rischiavano di tintinnare.
L'armatura che teneva addosso era piuttosto leggera rispetto agli altri soldati, ma le permetteva più agilità quando combatteva con i cavalieri.
La ragazza guardò il castello oltre le siepi, era così grande che si poteva vedere anche in lontananza.

I petali di rosa galleggiavano nell'acqua profumata tenuta da una vasca fatta di lingotti d'oro.
Penelope, una serva vestita con un vestito arancione e un grembiule bianco stava attraversando il giardino pieno di frutteti, una scia di profumo di mandarini si faceva sentire lungo la strada.
Entrò nel palazzo dorato dove il giovane signore la stava aspettando.
“Allora è arrivata la mia promessa sposa?”
“Non ancora mio giovane signore.” Penelope si inginocchiò di fronte alla figura imponente che stava nella vasca piena di petali.
“I ribelli si sono calmati?” Chiese il re con voce tranquilla.
“No, mio signore.” Le labbra della fanciulla erano tremanti ed eccitati alla vista del giovane signore con i capelli dorati.
“Li dominerò con il pugno di ferro.” Il re con sguardo divertito strinse il pugno come se li stesse aspettando.
Penelope guardò il banchetto pieno di carne e di frutta di ogni tipo posati su piatti d'oro.
Quasi le brontolò lo stomaco.
“Hanno fame, mio signore.” La voce della cameriera bionda divenne bassa e tremante.
Il re la guardò con uno sguardo penetrante.
“Avvicinami l'uva, Penelope.”
La ragazza si alzò e avvicinò un grappolo d'uva vicino alle labbra del suo signore.
Lui aprì la bocca leccando il dito.
“Sei così deliziosa, Penelope.” Le Sussurrò, le baciò le labbra facendole sentire la dolcezza dell'uva, la fanciulla ansimò piena di desiderio.
Le leccò i contorni delle labbra. “Chissà se la mia promessa sposa sarà deliziosa quanto te.”
Le tolse la veste di seta arancione, leccando il seno morbido.
“Mio signore.” Ansimò la fanciulla tremante, sentendo le labbra del re sulla sua pelle.
“Il tuo signore stasera è solo per te.”
Le tolse le mutandine azzurre, poggiando la lingua sulla figa sensibile.
Cominciò a leccarla lentamente, poi andò veloce facendola gridare dal piacere.
“Mio signore.” Ansimò Penelope.
“Ce l'ho così duro.” Sussurrò lui.
Leccò il collo, accarezzando i capelli biondo grano della serva con un corpo da silfide.
“Mio signore.” La voce della serva uscì calda e lieve.
“Lo sai il desiderio di mio padre in punto di morte?” Le passò un dito sulla vulva. “Era così fissato da ripetermi ogni giorno, voglio assolutamente che la sposi.”
“Mio signore.” Ansimò mentre il re le mise il membro dentro la vagina. “È così stretta sembra la figa di una vergine.”
“Mio signore io...” La fanciulla tra i gemiti inarcò la testa all'indietro.
La spinse più a sé. “Mi piace come ti muovi.”
Le contemplò il rossore delle sue guance. “Sei così meravigliosa.”
La prese tra le gambe e la spinse di più verso di lui.
“Gliela faccio vedere io a quei ribelli.”
“Ricorderanno il nome di Gilwash.”
Il ragazzo le venne dentro, la fanciulla si appoggiò stanca al suolo con il volto arrossato, le sue gambe erano bagnate.

“Siete in ritardo, principessa Ludmilla.”
Il vecchio cocchiere la stava aspettando pazientemente.
La ragazza aveva uno sguardo freddo, i capelli neri sciolti le scendevano lungo la schiena, un vestito di seta rossa le arrivava alle caviglie.
La ragazza entrò nella carrozza color porpora con decorazioni d'oro, il cocchiere partì, il rumore degli zoccoli dei cavalli dal manto marrone li accompagnava durante il viaggio.
La principessa prese dalla sua borsa blu scura un libro di pelle e iniziò a sfogliarlo accarezzando le pagine.
Era un ricordo di sua madre, le parole in inchiostro era scritte con una calligrafia elegante in dei simboli sconosciuti.
Durante il viaggio arrivarono le prime luci dell'alba.
Mentre la carrozza percorreva la strada si sentiva un invitante profumo di pane.

Manuel, un giovane cavaliere, si precipitò verso una fanciulla campagnola dai capelli che splendevano di un bel castano ramato che l'aspettava verso l'uscio di casa fatta di legno.
L'abbracciò a sé, il candido grembiule sopra il vestito rosa era sporco di farina.
Baciò le labbra teneramente accarezzandole la schiena.
“Devi partire per forza?” Chiese la fanciulla mentre Manuel le leccava l'orecchio.
Il giovane strinse la sua spada. “Devo combattere i ribelli.”
“È proprio necessario?” Chiese Charlotte riluttante, avendo paura per la sua vita.
“È un ordine del re.” Il cavaliere aveva un tono fermo.
La ragazza lo strinse a sé, quasi a non volerlo lasciare andare.
Manuel tolse delicatamente la mani della sua amata dalla schiena.
“Devo andare Charlotte.” Il giovane salì sul cavallo.
Silenziose lacrime riempirono il volto della fanciulla.
Manuel avvicinò un dito sul volto dell'amata asciugando le lacrime che scendevano sul viso.
“Dai ci rivedremo prima o poi, no?” Manuel fece un sorriso, la ragazza accarezzò i capelli mori del giovane dandole un ultimo bacio.
Il cavaliere le fece un sorriso e si allontanò.

Quando la principessa Ludmilla varcò la soglia del pavimento d'oro della sala del trono, sentì il corpo tremare.
“Benvenuta principessa, sei in ritardo.” Sorrise il re, in quel preciso momento la fanciulla metteva piede nel tappeto rosso della sala reale, era seduto su un trono imponente broccato d'oro, con morbidi cuscinetti scarlatti, il bordo superiore era circondato da piccoli rubini preziosi.
Un servo le fece segno di inchinarsi davanti al suo futuro sposo, la fanciulla rimase immobile.
“È così che accogli la tua promessa sposa?” Chiese con voce piena di sdegno, guardò le donne nude sdraiate sulla poltrona d'oro.
Il re seduto sul trono cominciò a ridere.
“Avevo preparato un banchetto ma è già finito.” Il re versò del vino dentro un calice dorato e lo buttò nel seno di una serva.
Leccò i capezzoli quasi a divorarli davanti allo sguardo della principessa.
“Vuoi favorire anche tu?”
Lei dimenò la testa dando le spalle.
“Questo è un peccato gravissimo.” Il re era mezzo ubriaco.
“Parleremo dopo, quando ti sarà passata la sbronza.”
“Non vedo l'ora.” Si passò la lingua tra le labbra guardando le forme prosperose della principessa.
Strusciò il grande membro sulla vulva di una serva portando la lingua dentro la sua bocca.
Continuò a strusciare il pene dentro la vagina. “Sei pronta ad essere fiorita?”
La principessa si allontanò da quello spettacolo e si guardò intorno, si accorse di essere circondata da quella gabbia dorata che era il castello.
Aprì le porte dando un'occhiata furiosa alle stanze, infine entrò in una camera isolata piena di libri, contenuti su degli scaffali di legno bianco.
Ludmilla accese una candela e iniziò a spogliare un libro.
Si fermò in una pagina che raffigurava una cartina geografica.
“Hai visto la grandezza del mio Regno?” Sorrise il re da dietro toccando il mento della principessa.
Ludmilla si allontanò. “Come sei entrato?”
La fanciulla non l'aveva sentito entrare, sembrava che le fosse apparso dietro come un fantasma.
Nulla da stupirsi, quel re maledetto rappresentava il terrore. Era l'incarnazione del peccato della lussuria.
Il giovane la strinse sentendo il suo profumo di fiori di bosco.
La ragazza vide gli occhi grigi del re.
“Non hai idea del piacere che ti farò provare.” Le aprì le gambe strusciando il pene contro la sua vulva sensibile.
Un forte schiaffo colpì la guancia del re.
Il suo volto si fece adirato, i suoi occhi grigi diventarono tetri.
“Prendetela.” Ordinò alle guardie, voglio che l'agghindiate per stasera.”
Le giovani donne della servitù la fecero lavare in una vasca profumata, con una spugna le strofinarono la pelle delicata arrossandola, e le fecero vari trattamenti di estetica come se in quel momento dovesse competere con lo splendore di Venere.
La portarono in una stanza, una cameriera intrecciò i suoi morbidi capelli riempiendola con pietre preziose, e le misero una veste dorata di seta finissima.
Il re seduto sul trono d'oro guardò la ragazza da capo a piedi.
Sotto il colletto e la cintura dorata, il vestito era quasi tutto trasparente evidenziando le forme delicate della principessa.
“È più bella la mia serva.” Il re ghignò toccando le tette di Penelope.
Ludmilla rimase composta, ignorando lo sguardo degli altri. “Tuttavia.” Il re si alzò dal trono, mettendole una mano sulla spalla. “Non si può negare che sei un grande pezzo di gnocca invitante.”
Le passò un pollice sul seno fino a toccare le sue parti più intime.
“Tua madre ti ha spiegato cos'è il piacere?”
“Non nominarla” Ludmilla strinse i denti.
“Ma quanto sei maleducata.”
La prese davanti a tutti, strusciando il membro sulla vulva.
Le leccò il ventre, continuando a strofinarle l'erezione.
“Entro dentro.” L' avvertì il re.
“Fermoooo!” Esclamò la principessa terrorizzata.
Il re si fermò di colpo, la sua erezione era a un millimetro dall'vagina della principessa.
“Guastafeste.” Il re le voltò le spalle e mise il pene dentro la vagina di un'altra serva.
La principessa rimase con l'intimità scoperta sul tavolo di marmo bianco.
Se la coprì con la veste trasparente e si alzò andando verso il corridoio.

“Dove sono i miei vestiti?” Chiese ad una cameriera.
“Li abbiamo bruciati.” Risposero le serve non lasciando trasferire nulla dai loro sguardi.
“Perché?” Chiese la principessa mantenendo la sua compostezza.
“Ordine del re.” Le cameriere avevano lo sguardo chinato non guardavano direttamente negli occhi la regina.
Ludmilla strinse il pugno, guardò i nuovi vestiti scelti dal re in persona, tutti per nulla adatti ad una principessa. “Portateli via.”

Ludmilla strinse i pugni andando ad affrontare quel maledetto re seduto nella sala del trono.
“Mi è stato riferito che i vestiti non sono di tuo gradimento.” Il re fece un sorrisetto beffardo, con il pollice accarezzò il calice d'oro contenente il vino di un colore rosso intenso.
“Mi hai scambiato per una delle tue concubine?” Chiese Ludmilla con uno sguardo di sfida.
Il re rise di gusto.

LA LUSSURIA DEL RE, LA MASCHERA DORATA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora