Headcanon || Sempre • Sei

142 16 37
                                    

•Dal capitolo XIV•

Lily lo guardò ancora un po' e avvicinò il viso al suo.

«Se ti dico un segreto, mi prometti che non lo dirai a nessuno?»

L'odore di alcol raggiunse immediatamente il naso di James.
Dopo quella sera non avrebbe voluto sentire parlare di tequila per almeno una settimana.

«Te lo giuro solennemente.»

Lily sorrise contenta della risposta, fece un respiro profondo e si avvicinò all'orecchio del ragazzo. «Io credo che tu mi piaccia, James Potter.»

Sentì la pelle d'oca comparire nello stesso momento in cui il fiato di Lily gli accarezzò il collo.

La sua prima reazione alla confessione fu quella di ridere, era assurdo che lei potesse anche solo pensare a lui in quel senso. Era impossibile.

Eppure lo sguardo di Lily continuava a posarsi su di lui come se fosse in attesa di una risposta, ma non sapeva che dirle, si riteneva fortunato per essere ancora vivo. Una confessione del genere avrebbe dovuto ucciderlo, o almeno metterlo fuori gioco per diverse ore. Invece no, restava immobile chinato sulle gambe di fronte a lei.

Da quando tempo aveva aspettato questo momento? Troppo. Se avesse voluto seguire l'istinto, che nel frattempo urlava per essere liberato da quella gabbia di metallo chiusa in fondo al suo cuore, sicuramente l'avrebbe baciata.

Avrebbe posto fine a quella poca distanza che c'era tra loro ma l'odore di tequila che aleggiava tra loro, gli ricordò la vera condizione della ragazza.

Era ubriaca, quindi come pretendeva che quelle fossero davvero parole pensate?
Attorno a lui la musica riprese a risuonare forte, gli pulsava nelle orecchie e prepotentemente era stato catapultato di nuovo in quella realtà che vedeva partecipe anche tutto il resto del mondo.

Lily non diceva nulla, ancora incantata in quella fittizia dimensione in cui c'erano solo loro due, in quella dove lei aveva appena confessato che forse lui le piaceva.

James la fissò negli occhi, che ricambiarono lo sguardo, e si sentì mancare il pavimento sotto ai piedi. Era certo che di lì a poco avrebbe cominciato a cadere senza sapere però se e quando avrebbe smesso.

All'improvviso sentì le mani sudate, le gambe tremargli e qualcosa, di molto simile ad un animale con i denti aguzzi, stringergli lo stomaco.

Mordeva e strappava, non capiva se fosse l'ansia di quello che sarebbe successo dopo oppure se fosse l'emozione del momento, ma dedusse che fosse per entrambe.

Lily aprì di nuovo la bocca per parlare ma James gliela tappò prontamente con la mano, aveva bisogno di tempo e di aria, e quella stanza aveva cominciato a diventare troppo stretta.

Quella festa doveva finire. Subito.

Iniziò a far sparire tutti i bicchieri e le bottiglie lì vicine, e così anche dei piccoli contenitori con delle noccioline, recuperò i tovaglioli accartocciati e li gettò nel fuoco. Quando si girò verso Lily, la trovò addormentata su quel divanetto, con i capelli che le cadevano sul viso e la bocca leggermente socchiusa, le ricordava una bambina.

Si rese conto, ancora, del casino che li circondava e si avvicinò alla ragazza. La prese in braccio delicatamente sperando che non si svegliasse e la portò nel loro dormitorio. L'adagiò sul suo letto e dopo averle sfilato le scarpe, la coprì per bene facendo in modo che neanche uno spiraglio d'aria potesse passare e tirò le tende del baldacchino.

In quello stesso istante Remus entrò nella camera e notò le scarpe da donna ai piedi del letto del suo amico.

«Non è come sembra», sussurrò James.

Remus alzò un sopracciglio e si diresse verso il suo letto.

«James, dovresti evi...»

«No Moony, è la Evans», lo interruppe il moro indicando il suo letto.

Gli occhi di Remus si sgranarono come non avevano mai fatto e lanciò un'occhiata al baldacchino.

«Voi...?» Chiese facendo gesti molto vaghi con le mani.

James avrebbe voluto davvero cominciare a ridere ma si limitò a scuotere la testa.

«Sappi solo che se non sono morto questa sera, non morirò mai più», disse prima di aprire la porta. «Controllala per me, io vado a mettere fine alla festa.»

Si lasciò chiudere la porta alle sue spalle.

«Spero solo di riuscirci anche con il caos nella mia testa», sussurrò a se stesso prima di staccare la spina delle casse e accendere tutte le luci nella Sala Comune, concludendo così la serata che avrebbe preceduto l'irreparabile.

One Month || Marauders EditionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora