"Non potrei ferirlo neanche volendo. Iolhash... è una maledizione più che un legame. Se si pensa ad una situazione come la mia, questo legame risulterebbe solo come un ostacolo che non riuscirò mai a superare."
«Allora? Ci stai arrivando pian piano?» domandò improvvisamente Kayfa destandola dai suoi ragionamenti.
La stava semplicemente osservando senza fare nulla di strano, ma agli occhi della ragazza risultò tutt'altra cosa."Dannazione! Mi dà urto la sua faccia da so tutto io!"
«Perché siamo qui? Noi non dovremmo avere accesso a questo pianeta, né al sistema di Argand.» affermò.
Dal momento che Kayfa sembrava sapere tutto la giovane Mingan ora pretendeva delle risposte valide che togliessero i suoi dubbi. Ricordava chiaramente di aver letto che l'accesso all'intero sistema di Argand era stato concesso solo ed esclusivamente ai primi due Mingan esistenti nell'universo, perciò non vide il motivo per il quale loro due fossero giunti sin lì.
«Se sai qualcosa parla, non guardarmi con quella faccia.» fece acidamente.«Guarda che ti sbagli. Proprio come te io non so nulla di più. Anche io ero a conoscenza del fatto che a nessuno era concesso entrare, eppure qualche mese fa per puro caso sono arrivato qui, e anche a te è stato consentito l'accesso. Quello che voglio capire è ciò che ci rende... speciali.» disse infine, anche se non era pienamente convinto dell'uso dell'ultima parola.
Non sapeva come spiegarsi al meglio ecco perché aveva usato il termine "speciali" per definirsi insieme a lei. Non credeva certo di essere chissà chi, ma se nessuno prima di loro eccetto i primi Mingan erano riusciti a mettere piede su Argand un motivo doveva pur esserci.
Ammise di aver portato lì anche Yennefer per un semplice tentativo che si era rivelato poi potivio, ma ne voleva sapere di più.
C'era inoltre una vocina nella sua testa che da quando aveva messo piede sul pianeta rosso gli tartassava la mente, e seppur il ragazzo avesse cercato di comprenderla non c'era mai riuscito a fondo. Per certi versi era come se una parte di lui la rinnegasse.
«Senti niente?» chiese rivolgendosi verso la corvina che intanto lo stava fissando assiduamente senza staccargli gli occhi di dosso.
«Che c'è?» fece poi, sentendosi obbligato.«Questa storia non mi convince.» cominciò a dire ponendo le braccia conserte. «Mi sembra tutto molto strano e sospetto e, detto sinceramente, non mi fido ancora molto di te.» rispose ignorando completamente la sua domanda.
«Non mi dici nulla di nuovo.» commentò annoiato.
«Non conosco quasi nulla di te perciò non vedo come io possa farlo.» rispose giustificando le sue frasi antecedenti a quella.
«Bene. Cosa vorresti sapere?» domandò spiazzandola.
«Eh?»
Yennefer non seppe più cosa dire. Poteva chiedergli qualunque cosa volesse e lui con molta probabilità le avrebbe dato una risposta. Quale miglior modo per cominciare veramente a capirlo?
Pensò a talmente tante di quelle domande da iniziare a esternarle ad alta voce portando all'esaurimento sia il ragazzo che gli animali che vivevano in quel magnifico posto. Era diventata improvvisamente logorroica."Certo che parla tanto." pensò il moro tirando un sospiro, esausto solo dopo poco tempo passato con lei.
Poi però di colpo non sentì più nulla e lì capì.Un paesaggio mozzafiato era apparso davanti ai due che, durante l'attimo di eccitazione della giovane, avevano continuato a camminare senza rendersi bene conto di dove stessero andando.
La foresta dalla quale erano partiti se l'erano ormai lasciata alle spalle e davanti a loro un paesaggio roccioso si ergeva imponente. La pietra era rossa e di tutte le sue tonalità varie, e anche se poteva sembrare fredda o spaventosa in realtà dava tutt'altra sensazione. Sì, non vi erano alberi visibili su quelle montagne ma la pace che trasmettevano era indescrivibile. In più ad aumentare la loro bellezza v'era la presenza di una cascata; l'acqua cadeva con prepotenza sulle rocce sottostanti creando un suono che in lontananza era assai piacevole e dolce. Non sapevano da dove partisse quella cascata o cosa ci fosse lì dietro poiché era troppo alta rispetto al punto dove si trovavano i due per vederci, ma sapevano dove terminava; quelle montagne erano talmente ripide che a stento i ragazzi riuscirono a vedere dov'è la cascata si interrompesse, anche perché a bloccargli la vista era una sottospecie di ponte creatosi dal crollo apparente si due montagne.
Un fiume di colore bianco e rossastro nasceva dalla cascata percorrendo un lungo tratto di strada tortuoso. C'erano infatti molte curve che il fiume formava, ma la cosa affascinante era quanto l'acqua avesse scavato in profondità. Il fiume infatti si insinuava tra le montagne come un piccolo serpente, e che tra l'altro nel corso del tempo aveva mangiato quella pietra rossa.
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AYAME DOOSU: il potere nascosto
Fantasy||Secondo Volume della saga AD|| Costretti alla fuga dopo l'attacco dei Dembiilaha, manovrato dall'imperatore Gharifax ed il sovrintendente McSortez, i guerrieri Doosu del continente di Wellan ed i sopravvissuti di Shiobai si sono stabiliti sui cont...