12: è solo questione di tempo

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Era Kristen.
Era entrata in quella stanza senza un apparente motivo per Yennefer che osservava la ragazza guardarsi intorno. Non aveva idea del motivo per il quale la bionda si trovasse lì, e nonostante tra loro non scorresse buon sangue l'aveva lasciata entrare comunque. Non aveva bisogno certo di un rimprovero o di una litigata in quel momento, ma a giudicare dallo sguardo e dal comportamento di Kristen non sembrava che la situazione si sarebbe evoluta in quel modo negativo.
In pochi secondi Yennefer distolse lo sguardo per portarlo al soffitto; le sue braccia erano incrociate e sotto la testa. Il cuscino invece l'aveva messo sopra la sua pancia, come faceva sempre quando non riusciva a prendere sonno la sera. Non le piaceva l'idea di avere la pancia "scoperta" e non dai vestiti, ma da qualsiasi agente esterno che fosse stata una persona o altro che potesse colpirla in quel punto; era una cosa che l'aveva sempre accompagnata da quando era piccola.
Anche se non la guardava direttamente, tramite l'udito e la coda dell'occhio riuscì a capire che la bionda si era avvicinata a lei.
 
Kristen era seduta sul letto di fronte – quello assegnato a Willow – e se in un primo momento si era focalizzata sulla Mingan come a voler cominciare un discorso, poi la sua attenzione si riversò sulla scrivania bruciata che le stava di fianco tra i due letti. Osservò ogni singolo punto rovinato dalle fiamme, ogni venatura formatasi che aveva creato come delle decorazioni in un certo senso. Delle texture decisamente terrificanti.
Non disse nulla a riguardo limitandosi solamente ad osservare minuziosamente, incuriosita dalla cosa; fu Yennefer che, notato lo sguardo attratto della bionda, decise di parlare della cosa seppur controvoglia.
«Se ti stai chiedendo chi sia stato, la risposta che hai in mente è quella giusta.» disse distogliendo lo sguardo dalla ragazza e portandolo sul soffitto grigio.

Kristen era lievemente sbalordita, ma non più di tanto avendo – come già accennato dalla Mingan – la risposta esatta.
«Da quanto vanno avanti questi fenomeni?» chiese.

Tardò a rispondere, ma alla fine aprì bocca. Disse che tutto era cominciato da un anno a quella parte e che attribuiva questi fenomeni alla scomparsa prematura di suo fratello, non nominando minimamente il misterioso potere che si celava in lei.
Kristen stette ad ascoltarla come il più diligente degli studenti, incuriosita ed anche rapita da quel racconto seppur triste.
«È per questo che non volevo più fare squadra con Aidan, perché ho paura di perdere il controllo con lui.»

«Che rapporto c'è tra voi due?» chiese incuriosita la bionda.
Aveva capito che da parte del ragazzo c'era qualcosa di più di una semplice amicizia, ma da parte di Yennefer non sapeva come esprimersi; in fondo, poteva anch'essa provare qualcosa ma celarlo per paura di non rovinare una buona squadra.
La sua ipotesi venne immediatamente smentita poiché la Mingan mise in chiaro le cose così da non confonderle. Le disse che teneva molto al compagno, anche se i loro frequenti litigi potevano far intendere tutt'altra cosa, che per lei era un caro amico che non voleva in nessun modo ferire anche se indirettamente l'aveva già dovuto fare. Le disse anche di esser venuta a conoscenza dei sentimenti che Aidan nutriva per lei – grazie alla confessione spontanea del ragazzo – e che nonostante questo lei gli sarebbe rimasta a fianco se lui l'avesse voluto. In fondo, anche se erano stati assegnati insieme da un banale test di compatibilità, la loro amicizia era vera e duratura e Aidan neanche una volta si era tirato indietro allontanandosi dalla compagna. Anche per questo lei gli era grata e non voleva più ferirlo, ma proteggerlo.
«Se potessi, eviterei anche di stare qui con Willow, il problema è che lei mi seguirebbe ad occhi chiusi.» disse poi, sbuffando in un sorriso al pensiero dell'amica.

«Perché dici che li ferirai? Se ci tieni veramente non lo farai, a prescindere da quello che ti sta succedendo.» affermò Kristen.
Yennefer era sempre più confusa e non riusciva a spiegarsi bene. Pensava al fatto che se nemmeno uno dei suoi amici più stretti non era riuscita a capirla, come avrebbe fatto quella ragazza – che di fatto era ancora una straniera per lei – a capirla e a darle una risposta soddisfacente.
Certo, non voleva ferire i propri amici, ma quei sogni e quei poteri erano incontrollabili quando non era cosciente ed erano diventati sempre più pericolosi. La soluzione migliore era quella di restare sola anche se non era un'idea che le gradiva, ma in verità lei già si sentiva tale. Era quella più diversa in quel mare di gente e non avrebbe potuto fare nulla per cambiare la cosa.
Quando però esternò in parte questo suo pensiero ricevette una risposta che le fece battere il cuore per qualche istante; un battito di gioia, vero, caldo, rincuorante, che però tentò di frenare per non illudersi ulteriormente.

AYAME DOOSU: il potere nascostoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora