30: capitolo chiuso

42 10 205
                                    

La nebbia nera era appena svanita, e da quella le figure di Kayfa e Yennefer si mostrarono alle prime luci dell'alba che bagnavano il pianeta Awarineé.
Non poterono certo capire quanto tempo fosse passato da quando erano partiti - se fossero trascorsi dei giorni o solo circa otto ore a giudicare dalla luce - ma data l'assenza di Mikhail sicuramente non erano trascorsi soli cinque minuti come la volta precedente. La questione del tempo restava ancora un grande mistero che nessuno dei due sapeva come risolvere, ma passava certamente in secondo piano specie dopo i fatti accaduti su Okrin in quei soli due giorni.

Nessuno dei due fiatava, e nessuno dei due osava guardarsi in faccia in modo diretto. Non si capiva il perché.
Mentre Kayfa osservava il comportamento ambiguo e quasi nervoso di Yennefer, lei guardava da un'altra parte per non incrociare il suo sguardo. Nemmeno lui però la guardava in volto concentrandosi unicamente sulle mani che si muovevano ripetutamente strusciandosi l'una sull'altra, sulle sue gambe tremolanti e soprattutto ascoltando non solo il suo battito leggermente accelerato ma anche i suoi respiri altalenanti. Insomma era proprio un fascio di nervi, comprensibile dopo tutto.
«Meglio che vada.» disse lui, interrompendo quel silenzio che si era creato. Non imbarazzante, solo troppo lungo.
A parte questo non è che potesse fare poi molto se non restare lì in piedi davanti a lei, quindi decise di darle il suo spazio per rasciarla riflettere sul tutto.

Ma lei non voleva restare sola, non di nuovo.
Avrebbe voluto fermalo, chiedergli di restare anche utilizzando una scusa per riuscire a convincerlo; avrebbe voluto farlo ma non poteva. Intanto per quello che gli aveva fatto passare in quelle caverne e pure una volta usciti, ma specialmente perché lì il ragazzo non poteva stare. Inoltre pensò che creare una sorta di dipendenza nei suoi confronti non sarebbe stata affatto una mossa astuta da compiere, perciò decise di assecondare la sua affermazione semplicemente annuendo e mostrargli un piccolo sorriso.
Chinò il capo verso il basso tornando a guardare il polso sinistro ancora non del tutto guarito; c'erano ancora i segni dei lividi lasciati dalla forte presa di Kayfa, ma non le faceva più male ormai. Lo guardò e cercò di coprirlo per non rischiare che qualcuno lo vedesse, perché nessuno le avrebbe creduto. E mentre lei cercava vanamente di coprire quei segni violacei che aveva sulla pelle, Kayfa la stava osservando con aria colpevole e dispiaciuta per ciò che aveva fatto e per il controllo perso in quei pochi minuti, ma oramai non poteva più fare niente. Fece un respiro molto profondo per riprendersi, e poi, deciso a partire, fece un passo indietro finché qualcosa non lo fermò.

Tra i mille rumori e suoni della foresta, le orecchie di Yennefer captarono dei passi in lontananza molto leggeri e lenti che camminavano in direzione loro.
Alzò di scatto la testa quando sotto il suo naso passò un odore specifico che non credeva di poter sentire in un momento simile.
Sgranò gli occhi ed aguzzò le orecchie per riuscire a capire a quale distanza si trovasse quel pericolo. Quando capì, alzò lo sguardo verso Kayfa per poterlo avvisare dell'imminente arrivo, notando quanto anche le orecchie del ragazzo fossero ben drizzate.

Entrambi si erano resi conto di non essere soli in quella foresta, ma c'era qualcuno non molto distante da loro. Il suo odore giunse sin sotto i nasi dei due Mingan e, mentre uno dei due non lo riconobbe in nulla di particolare, l'altra s'irrigidì nel avvertirlo.
Era l'odore di Ronan, e Yennefer lo aveva riconosciuto in pochissimi istanti.
Lei e Kayfa erano in piedi in bella mostra nel punto più scoperto di tutta la foresta, e per non farsi scoprire urgeva nascondersi dietro qualcosa di coprente. Così afferrò il moro per il braccio e lo tirò in avanti fino a giungere tra dei fitti cespugli fioriti che oltretutto attorno avevano delle rocce. La copertura ora non gli mancava, ma dovevano restare in silenzio il più possibile poiché i sensi del Mingan dai capelli argentei e l'atteggiamento saccente erano assai sviluppati.
Si abbassò nascondendosi tra i cespugli e con sé portò giù anche Kayfa, strattonandolo e tirandolo per il braccio.

AYAME DOOSU: il potere nascostoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora