Alla fermata lui e il suo salvatore non spiccicarono parola.
Il ragazzo indossava lo stesso giubbotto del giorno prima con il logo della paperella, e aveva gli stessi capelli e lo stesso viso angelico del giorno prima, eppure a Tae sembrava di vederlo ogni volta per la prima volta, e ne restava meravigliato dalla bellezza.
Tae si sentì in dovere di ringraziarlo: era timido, non maleducato. "Senti, per prima, grazie."
E l'altro si voltò verso di lui: "Figurati, però stai più attento la prossima volta, te la sei vista davvero brutta."
Dopo qualche secondo, Tae si sentì in dovere di parlare, ma la sua voce tradì tutta la sua insicurezza: "C-come ti chiami?"
L'altro rispose.
Jungkook.
E basta. Non chiese di sapere il nome dell'altro.
Però Tae glielo disse lo stesso.
Si zittirono, ma per fortuna arrivò il pullman a salvarli.
Se di solito già fantasticava abbastanza durante le ore di lezione, il nuovo ragazzo che aveva incontrato certo non migliorò la situazione.
Sperò e sperò tanto di incontrarlo ancora sul pullman del ritorno, e che lui fosse miracolosamente interessato, poi Tae, certo di sè, gli avrebbe proposto di sedersi accanto a lui e allora avrebbero intrapreso un discorso interessante in cui avrebbero scoperto di avere così tanto in comune.
Poi, prima di andare via, Jungkook gli avrebbe lasciato un dolce bacio sulla guancia.Tae arrossì di colpo scuotendo la testa e cercando di concentrarsi sulla lezione: cosa gli saltava in mente?
Quel pomeriggio ebbe poco tempo per studiare. Aveva deciso di portare a sviluppare alcune fotografie qualche giorno prima, dato che il rullino era abbastanza pieno, ed era arrivato il momento di andare a ritirarle, così sul presto uscì di casa e si diresse alla fermata del pullman.
Il suo studio di fiducia si trovava in un centro commerciale appena fuori il centro città, più precisamente sul lato opposto a dove abitava lui.
Strinse un pochino le cinghie della custodia della macchina e fece per attraversare la strada.
Doveva stare attento stavolta, se non voleva lasciarci le penne: dubitava sarebbe stato salvato una seconda volta, quelli come lui se vengono baciati dalla fortuna una volta in tutta la vita possono dirsi più che soddisfatti.
"Lo sai nonna, - le diceva spesso Tae quando era piccolo - che ognuno di noi ha un suo proprio angioletto custode? Quest'angelo ci protegge come una coperta quando qualcuno ci insulta, fa da armatura quando stiamo per farci male. Lui veglia su di noi qualsiasi cosa facciamo e ci vuole bene. Ci difende dalle persone cattive e a volte anche da noi stessi, se siamo noi i cattivi."
"E perchè lo fa?" gli chiedeva lei.
"Perchè non vuole che stiamo soli, perché sarebbe triste, un'esistenza da soli. Così noi abbiamo sempre qualcuno e neanche lui si sente solo."
Tae sorrise tra sé. Ben presto arrivò il pullman, e lui ci salì.
Il ragazzo proprietario del negozio da cui si faceva stampare le foto era ormai diventato suo amico.
Suga era stato colui che aveva insegnato a Tae gran parte di ciò che sapeva, e per questo a volte passava solo per fargli visita, ma stavolta aveva bisogno di lui, in particolare quelle foto che ritirava erano una serie per un concorso fotografico a cui voleva partecipare per la scuola.
Ci sarebbe stata una giuria internazionale e lui davvero ci teneva ad esporre i propri lavori, chissà, anche senza la pretesa di vincere, magari lo avrebbero notato.
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Save me : Taekook
Teen Fiction"Ci hai messo un po'..." Jungkook cercava di riprendere fiato: "Per quanto io possa fare tardi, arriverò sempre."