Era venerdì. Grazie al cielo.
Ed era in ritardo. Dannazione.
Tae si vestì velocemente e uscì di casa quasi fiondandosi.
Si fermò per salutare la nonna.
Oggi, era seduta sul bordo della veranda come sua abitudine, ma tra le mani, al posto del suo solito lavoro di ricamo, stavolta aveva un un uccellino di plastica di estremamente buona fattura che stava per attaccare ad una casetta per gli uccelli.Tae sapeva quanto la nonna ci tenesse, ci aveva lavorato tanto la prima volta che l'aveva costruita, e di tanto in tanto le dava una ripulita o un qualche ritocco. E in quel periodo dell'anno, con la primavera alle porte, era particolarmente importante per l'imminente arrivo delle rondini, e se non lei, chi si sarebbe mai preso cura dei poveri animaletti in quella fredda metropoli di cemento?
Se Tae fosse stato un uccellino avrebbe certamente voluto vivere nella casetta fatta dalle amorevoli mani della donna.
Gli venne un colpo di genio.
L'Arte non vive il tempo come noi, per questo Lei che ne sapeva che Tae stesse per perdere il pullman?
Nulla: Tae si fermò e tirò fuori la sua amata macchina fotografica, senza farsi notare dalla nonna.
Dalla sua aveva che la nonna era leggermente sorda.Si posizionò davanti a lei e scattò.
La nonna solo allora alzò lo sguardo sul nipote e gli sorrise.
"Nonna ti ho fatto una foto." le disse poi dolcemente. "È uscita bene."
"Lo so, ragazzo, sei un bravo fotografo." rispose lei con un sorriso.
"No nonna, sei tu che sei bellissima."
Lei allargò il sorriso."Posso usarla per una mostra fotografica per scuola?"
"Ne sarei onorata."Tae le sorrise e corse via.
Era così semplice. La nonna e parlare con lei. E in più, erano queste le foto che preferiva, quelle che arrivavano direttamente dal cuore.
Alla fermata c'era di nuovo Jungkook.
Tae, forte della meravigliosa foto fatta poco prima, si ripromise di chiedergli il suo aiuto, costi quel che costi.
Alla fine, si disse, se Jungkook non fosse stato importante per lui, Tae non avrebbe mai neppure pensato di domandargli di fare da modello.
E poi Tae si stava facendo così tanti problemi: era ovvio che Jungkook era importante per lui, quindi meritava a pieno un posto nel suo lavoro.
Tae sarebbe stato onorato di accoglierlo.Tae camminò velocemente - attraversando la strada con attenzione - con la giacca a vento che svolazzava: la temperatura si era alzata di colpo ed era apparso un sole brillantissimo, gettandoli direttamente in primavera.
Tae salutò Kook con la mano e il ragazzo, senza togliere le mani dalle tasche, ricambiò con un cenno del capo.
Arrivato accanto a lui, Kook attaccò subito bottone: "Che bel clima!"
E Tae rispose di si con enfasi: "La primavera è la mia stagione preferita."
"La mia invece l'estate: è l'unico periodo in cui non ho sempre freddo."
"Tu hai sempre freddo? In che senso?" Tae però ora si spiegava il perchè dei giubbotti sempre pesantissimi che Jungook utilizzava.
"Non riesco a riscaldarmi, il mio corpo non ce la fa. Senti le mie mani, ora."
E le tirò fuori dalle tasche. Tae appese la macchina fotografica al collo e tese le mani verso Jungkook. Lui le prese nelle sue. Il cuore di Tae batteva forte.
STAI LEGGENDO
Save me : Taekook
Teen Fiction"Ci hai messo un po'..." Jungkook cercava di riprendere fiato: "Per quanto io possa fare tardi, arriverò sempre."