Cap. 16

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Cancún, 7:05 PM.


Erano passati tre giorni dalla sparatoria, ma delle possibili correlazioni tra lo spacciatore e il magnate non se ne era saputo più nulla. Le indagini della polizia locale procedevano molto lentamente e gli interrogati si stavano dimostrando poco collaborativi.
Quella mattina, Iris e Wendy avevano finalmente ottenuto le autorizzazioni necessarie a controllare le telecamere dell'ospedale, le quali, però, si erano rivelate molto meno numerose del previsto. Le uniche ad essere realmente attive, infatti, erano quelle puntate sugli ingressi. Le ragazze avevano passato l'intera giornata a visionare i filmati, ma non era emerso assolutamente nulla. Proprio quando stavano per gettare la spugna, però, Iris si accorse di un dettaglio fuori posto.
«Aspetta, Wendy, hai visto?»
«Cosa c'è ora?» chiese svogliatamente l'amica, intenta a bere un caffè rimediato alle macchinette. Sperava che il lavoro fosse concluso e di potersene finalmente tornare in hotel.
«Prova a tornare un po' indietro.»
Wendy riavvolse di qualche secondo la registrazione della notte in cui il ragazzino della sparatoria era stato assassinato in ospedale.
«Guarda l'uomo in nero col cappello da baseball e lo zaino in spalla.»
«Beh? Che ha di strano?»
«È l'unico ad essere rimasto in ospedale solo pochi minuti.»
«Uhm?» Wendy si mise più composta sulla sedia e riavvolse la registrazione finché non vide l'uomo in nero comparire sullo schermo «È entrato alle 2:54» poi mandò avanti il filmato «Ed è uscito alle 3:07. Tredici minuti spaccati.»
«Non era certo lì per assistere un parente... quanto ci vuole per raggiungere la camera di Dawon?»
«Mah, stando larghi... quattro minuti prendendo l'ascensore. È al primo piano.»
«Avrebbe avuto tutto il tempo di infilarsi il camice e uccidere il ragazzino. Considerando che lo hai sorpreso non si sarà trattenuto più di un paio di minuti nella stanza di Dawon.»
«A pensarci bene, anche l'orario coincide! È lui l'assassino!»
«Peccato solo che il cappello gli copra completamente il viso da questa angolazione.»
«Merda! Siamo di nuovo a un punto morto!» Wendy abbandonò il telecomando sul tavolo e sprofondò nella sedia da lavoro. «Per oggi direi di smetterla qui.»
«E va bene, torniamo in hotel.»




***






Nel frattempo, Taeoh e Daeju erano andati a far visita a Dawon. La sera precedente era toccato a Taeoh il turno di notte, quindi questa volta sarebbe spettato a Daeju rimanere in ospedale, mentre Taeoh sarebbe tornato in hotel.
Appena varcata la soglia della hall, il ragazzo incontrò Lizzy, che lo salutò con fare entusiasta.
«Ciao, Taeoh! Non c'è Daeju?»
«Ciao, Lizzy. È rimasto in ospedale con Dawon, perché?»
«In ospedale?» la ragazza sembrò cadere dalle nuvole.
«Sì, è rimasto coinvolto in una sparatoria, non te l'hanno raccontato Iris e Wendy?»
«A dire il vero, non le vedo da qualche giorno. Sai com'è, sono stata un po' impegnata. Ma comunque, quando è successo? È grave?»
«Tre giorni fa. È stato colpito a un braccio, ma per fortuna si sta riprendendo velocemente.»
Lizzy si portò una mano davanti alla bocca con aria esterrefatta.
«Accidenti, ragazzi! A quanto pare i vostri amichetti sanno mandare delle macumbe terribili!»
«Che?» chiese Taeoh, confuso.
«L'altro giorno ho visto Buffy... volevo solo passare una serata in compagnia, ma dopo un po' che beveva vino ha iniziato a sproloquiare, non sai quante ve ne ha dette dietro!»
«Buffy? Che ci facevi con Buffy?»
«Ah, l'ho incontrato per caso. Non avevo capito subito che era lui, e, sai, siamo scesi un po' in atteggiamenti... intimi, se così si può dire.» Lizzy sorrise divertita al ricordo di averlo abbandonato in hotel il mattino dopo. Appena si era messo a parlar male dei propri amici aveva iniziato a starle oltremodo antipatico.
Taeoh la osservò con aria ancora più confusa. Come diamine c'era finita Lizzy a letto con Buffy?
«E dai, non guardarmi con quella faccia!» protestò lei «Non dirmi che non sei tipo da one night stand!»
«Non molto a dire il vero.» si giustificò Taeoh. Poi gli tornò in mente che la mattina prima della sparatoria lui e i colleghi avevano incontrato le agenti a fare colazione in hotel e, da quel poco che erano riusciti a captare da lontano, era stata proprio Lizzy a dire loro di recarsi nel quartiere malfamato di Cancún. «Senti, ma, di preciso, quand'è che vi siete incontrati tu e Buffy?»
Lizzy non riuscì a trattenere una risatina compiaciuta.
«Sei geloso? Non è che starai cambiando idea...» gli fece l'occhiolino in maniera ammiccante.
«No, non è quello!» Taeoh sentì un brivido lungo la schiena.
«Tranquillo, mica ti salto addosso!» rise di nuovo lei «Comunque deve essere stato quattro giorni fa. Anzi, ne sono sicura.»
«Ah, perfetto, grazie.»
«Comunque, è davvero antipatico! L'avevo pure invitato a vedere i murales con me e le ragazze, ma ha detto che non gliene fregava niente!» Lizzy ne approfittò per mettere una toppa a un suo errore. Quella sera, infatti, si era lasciata scappare che lei e le colleghe sarebbero dovute andare nel quartiere in questione il giorno seguente e si era lamentata di non averne assolutamente voglia. Era abbastanza sicura che Buffy, ubriaco com'era, non si sarebbe ricordato i dettagli, quindi era meglio far sapere a tutti la propria, falsissima, versione dei fatti, così avrebbero pensato che fosse stato lui a capire male. Certo non poteva immaginare che la sua confessione avrebbe colpito Taeoh come un fulmine a ciel sereno.
Il ragazzo realizzò che Buffy e James sapevano dei murales. O meglio, potevano facilmente prevedere che lui e colleghi avrebbero seguito le agenti fin lì, come sempre d'altronde. Forse era un po' azzardato pensare che fossero stati quei due a pagare i ragazzini per sparare e a uccidere il testimone, ma non era nemmeno una pista da abbandonare. Doveva avvertire al più presto i colleghi.
«Sia lui, sia James sono dei veri dementi. Ora scusami ma devo andare.» così dicendo, Taeoh corse in camera per chiamare Dawon e Daeju, lasciando Lizzy a guardarlo con aria perplessa.
«Ma che gli è preso? Volevo invitarlo da me stasera... uffi!»

Pochi attimi dopo anche Iris e Wendy rientrarono in hotel e incrociarono Lizzy ancora ferma sull'ingresso.
«Lizzy! Allora sei ancora viva! Si può sapere che fine avevi fatto?» la rimproverò Wendy.
«Avevo da fare! Che ne sai tu?»
«Sì, certo, da fare... hai intenzione di sparire di nuovo?»
«Non chiedetemi di restare a casa stasera! Stanno allestendo tutto il quartiere!»
«Beh, è arrivato il weekend... Ma non hai già fatto abbastanza vacanza tu?» continuò a punzecchiarla Wendy.
«Te l'ho detto, sono in sciopero! E comunque devo assolutamente andare a conquistare qualche bel ragazzo del posto! Quando mi ricapita sennò?»
«Tzk, non avevo dubbi.» commentò Wendy.
«Fate un po' come vi pare, io vado!» ribadì Lizzy, offesa, per poi voltare loro le spalle e andarsene ancheggiando agilmente sui suoi tacchi a spillo.
«Però non ha tutti i torti.» osservò Iris «Potremmo andare anche noi, no?»
«Cos'è, adesso vuoi farti anche tu i ragazzi del posto?»
«No! Intendevo che potrebbe essere una buona occasione per mischiarsi tra la folla e raccogliere informazioni. In occasioni come queste la gente parla... e sicuramente da qualche parte gireranno i "prodotti" del nostro caro magnate.»
«Non ti sono bastate le dodici ore di lavoro di oggi?» fece la tragica Wendy.
«Dodici? Saranno state sei al massimo.»
«Senti, non puntualizzare! Sei la solita stacanovista!»
«Va bene, fai come vuoi. Io mi cambio e vado a cena fuori.»
«Cena, dici?»
«Sì, voglio provare un po' di street food. Sono stanca del ristorante.»
«Dieci minuti e sono pronta! Stasera si esce!»





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