Cancùn, 7:35 AM.
Verso mattina il temporale era finalmente cessato. Il mare era ancora un po' troppo increspato per salpare, ma, secondo le previsioni, nel giro di al massimo un'ora si sarebbe calmato. Wendy si era alzata e stava controllando il segnale GPS degli orecchini di Iris. Non si era mosso per tutta la notte, la collega doveva trovarsi ancora nello stesso posto della sera precedente.
Anche Dawon era sveglio già da un po', ma non aveva ancora trovato il coraggio di aprire bocca, finché non vide che Wendy stava per lasciare la stanza.
«Wendy» richiamò l'attenzione della ragazza, la quale si voltò verso di lui «Stai andando a cercare Iris?»
«Sì, torno in albergo a prendere delle cose e poi vado sull'isola.»
«Ieri sera ho chiesto a Daeju di accompagnarti, ti aspetta in hotel.»
«Non ho bisogno di nessuno, posso farcela anche da sola!» sentenziò Wendy, in un improvviso scatto d'ira. Non era stata una reazione del tutto volontaria. Ovviamente voleva ribadire il fatto di essere una professionista e di non aver bisogno dell'aiuto di un comune cittadino. O almeno, questo era ciò che raccontava a se stessa. La verità era che, dopo la dichiarazione di Dawon, aveva iniziato a sentirsi a disagio con lui e probabilmente lo sarebbe stata anche con Daeju, che magari sapeva già tutto quello che era successo la sera prima.
«Lo so che puoi farcela da sola, ma anche io sono in pensiero per Taeoh, visto che potrebbe essere con lei. Mi sembrava giusto che anche noi ci impegnassimo nelle ricerche.» cercò di giustificarsi Dawon, un po' rattristato dal tono inacidito della ragazza.
«Se Taeoh è con lei lo riporterò indietro, se invece non lo è lo cercheremo. Quindi no, non c'è nessun bisogno che vi mettiate a cercarlo anche voi, posso benissimo andarci da sola, mi sareste solo d'intralcio. Capito?» continuò Wendy, alzando la voce. A quel punto Dawon non riuscì più a trattenersi e dovette ribattere.
«Wendy, si può sapere che hai? Ti sto solo chiedendo un favore. E poi sono io quello che è stato rifiutato, perché te la stai prendendo come se ti avessi offesa?»
«Non vedo questo cosa c'entri, quindi se non hai altro da dire...» concluse lei in tono sprezzante, per poi uscire dalla stanza senza accettare repliche.
***
Poco dopo, Wendy raggiunse l'hotel e si diresse in camera per farsi una doccia e mettere dei vestiti più comodi in vista della partenza. Una volta pronta, si sistemò in vita la fedele pistola, riempì una borsa con il minimo indispensabile e aprì la porta per uscire.
«Ciao!» esclamò Daeju, palesandosi improvvisamente davanti a lei. Immaginava che Wendy non avrebbe mai accettato di sua spontanea volontà di fare il viaggio in sua compagnia, perciò, appena l'aveva vista rientrare in hotel, l'aveva seguita e si era appostato fuori dalla camera. «Dawon mi ha chiesto di venire con te, sai, dovrei cercare Taeoh.»
«No, non ho intenzione di lasciarti venire.» Wendy lo scansò senza troppi complimenti.
«Dai, siamo seri, può capitarti qualsiasi cosa sull'isola, lascia che ti accompagni. E poi non ti intralcerò, vengo soprattutto per Taeoh, mi sembra legittimo preoccuparmi per un mio amico.»
«Allora fai come ti pare, ma se ti succede qualcosa non è mia responsabilità. Non ho la minima intenzione di correre a salvarti.» se avesse avuto tempo da perdere lo avrebbe costretto a restare in hotel, ma era già mattino inoltrato ed era in pensiero per Iris.
Senza più rivolgere la parola a Daeju, Wendy si diresse verso il noleggio gestito dall'hotel e affittò una barca a motore, consapevole che il ragazzo l'avrebbe seguita. Una volta saliti a bordo, accese il GPS, controllò di nuovo la posizione della collega e impostò la rotta.***
Anche sull'isola il temporale era cessato e il sole era tornato a splendere, illuminando anche l'interno del rifugio attraverso i vetri di quell'unica finestra. Iris era ancora mezza assopita. Per qualche ragione si era svegliata come avvolta in una piacevole sensazione di tepore che avrebbe voluto prolungare ancora per qualche minuto. Per nulla conscia del posto in cui si trovava, si mosse quel tanto che bastava per accoccolarsi un po' di più contro quella ignota fonte di calore, quando, all'improvviso, sentì una voce familiare chiamarla da molto vicino.
«Sei sveglia?»
D'istinto, Iris aprì gli occhi e rivolse lo sguardo verso l'alto, da dove proveniva la voce, ritrovandosi a pochi centimetri dal volto di Taeoh. Il ragazzo era seduto per terra, con la schiena appoggiata al muro, e le teneva le braccia intorno alla vita. Lei, neanche a dirlo, era seduta davanti a lui e fino a quel momento se ne era stata tranquillamente raggomitolata contro il suo petto.
Appena realizzata la situazione, Iris prese immediatamente le distanze, sentendosi terribilmente imbarazzata e anche mortificata per essersi addormentata in quel modo.
«S-sì, sono sveglia, scusa!»
In un istante era tornata completamente vigile e, nemmeno il tempo di finire la frase, si era ricordata cosa effettivamente fosse successo la sera prima.
Con il temporale la temperatura era scesa e Taeoh le aveva detto di avere un po' freddo ma, fatta eccezione per un paio di coperte polverose che puzzavano solo a vederle, all'interno del rifugio non c'era nient'altro per coprirsi. Così Iris si era rimessa la camicetta, ormai asciutta, e aveva prestato a Taeoh la sua felpa da usare a mo' di piccola coperta. Lui però aveva insistito a dire che doveva tenerla lei e che altrimenti avrebbe preso freddo, così, a forza di tira e molla, di soluzione ne era rimasta solo una, usarla entrambi, e l'unico modo per riuscire a stare in due sotto quel ritaglio di stoffa era mettersi una davanti all'altro. Perciò, alla fine, Iris si era seduta tra le gambe di Taeoh e aveva finito per addormentarsi così com'era, appoggiata a lui, mentre Taeoh aveva messo le braccia intorno alla vita di Iris, che era l'unico modo per tenerle al caldo sotto alla felpa, la stessa felpa che ora era finita per terra dietro di lei.
Ecco perché Taeoh non sembrava per nulla sorpreso o imbarazzato e la stava pure guardando con fare un po' sorpreso, senza riuscire a nascondere un sorriso leggermente divertito per la sua reazione.
«Ehi, perché ti scusi? Buongiorno.»
«Ehm... niente. Buongiorno anche a te.» Iris sorrise, ma avrebbe voluto schiaffeggiarsi da sola per la figuraccia.
Taeoh inclinò la testa di lato e rimase a guardarla. Era seduta in ginocchio davanti a lui, così vicina. I capelli morbidi sciolti sulle spalle e quel bottoncino slacciato di troppo sulla scollatura della camicetta. Le guance lievemente arrossate, le labbra un po' schiuse. Gli era venuta una voglia irrefrenabile di baciarla. Allungò una mano col pretesto di sistemarle una ciocca di capelli dietro all'orecchio, raccontandosi che si sarebbe fatto bastare quel lieve contatto, ma fatto quel passo non riuscì più a tornare indietro. Le accarezzò una guancia con le dita e con un polpastrello le sfiorò le labbra. Scostando la schiena dal muro, le prese il volto tra le mani per tirarla delicatamente verso di sé.
Lei si alzò sulle ginocchia quel tanto che bastava per poterlo guardare dritto negli occhi e si sporse verso di lui, appoggiando le mani sulle sue spalle. Aveva perfettamente capito cosa stava per succedere e, per quanto la coscienza le suggerisse di sottrarvisi, il suo corpo sembrava aver acquisito volontà propria e assecondava il gesto di Taeoh, avvicinandola sempre di più alle sue labbra. Temeva che se ne sarebbe pentita, ma ormai era troppo tardi, non sarebbe riuscita a rinunciarvi nemmeno per tutto l'oro del mondo.
Se non fosse che all'improvviso Wendy spalancò la porta e puntò loro contro la pistola.
«Iris!»
I due si separarono in un batter d'occhio e Iris si lasciò cadere seduta sul pavimento, il più possibile lontana da Taeoh per fugare ogni sospetto.
«W-wendy! Che spavento!»
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Dangerous
ActionTra i grattacieli della moderna Seoul si nasconde l'associazione segreta per cui lavorano Iris, May, Wendy e Lizzy, quattro agenti oberate di lavoro. Al rientro dall'ennesima missione viene subito assegnato loro un nuovo, urgente incarico: recuperar...