Cap. 4

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 Il giorno seguente, Iris, Wendy e May dormirono fino a tardi. Era già mezzogiorno inoltrato quando qualcuno cominciò a bussare insistentemente alla loro porta, svegliandole.
«Aprite!» Era Lizzy, che implorava a gran voce.
«Ogni volta dimentichi il codice di accesso. La prossima volta ti lascio fuori!» la rimproverò Wendy, dopo averle aperto la porta. La bionda era ancora in abito da sera. Molto probabilmente aveva lasciato l'hotel solo poco tempo prima.
«Oh, Lizzy!» esclamò Iris, raggiungendo le colleghe nell'atrio «Sei andata in centrale a consegnare l'SD?»
La ragazza varcò la soglia con aria stanca e seccata, e, senza badare minimamente alle parole della altre, esclamò «Abbiamo ancora una missione da svolgere, muovetevi!»
«Che è successo stanotte? Mi sembri acida.» osservò May. Lizzy la fulminò con lo sguardo.
«Muovetevi, abbiamo un uomo da cercare!»
«Cosa vuol dire "abbiamo"?» chiese Iris in tono minaccioso, cominciando a intuire che qualcosa era andato storto.
«Vuol dire che abbiamo una missione, idiota...» rispose Lizzy in modo ancora più aspro.
«Cosa vuol dire che abbiamo una missione?!» ripeté Iris alzando la voce. «Dove hai messo quella maledetta SD!?» Stava cominciando ad alterarsi. Poteva lasciar passare la negligenza della sera precedente, ma non poteva tollerare che tornasse a casa completamente sfatta a impartire ordini a destra e a manca senza dare uno straccio di spiegazione.
«Non lo so dove sia finita l'SD! Dobbiamo andare a cercarla!» rispose a tono Lizzy.
«Stai scherzando, vero?!» intervenne May.
«Ma tu non l'avevi tra le tette quella SD? Come hai fatto a fartela fregare?» chiese Wendy «Anzi, non voglio saperlo...» aggiunse immaginandosi la risposta.
«Muovetevi e basta! Andate a cercarla!» così dicendo, Lizzy si chiuse in camera sbattendo la porta. Era ancora in post sbornia e le faceva male la testa. Come se non bastasse quando si era svegliata lui se ne era già andato, l'aveva mollata da sola a letto. Un risveglio a dir poco pessimo.
«Razza di incompetente...» borbottò Iris, sull'orlo di una crisi di nervi.
«Ok, calmiamoci tutte.» cercò di quietare la situazione Wendy «Prima troviamo l'SD e la consegniamo a L, poi la uccidiamo! Dobbiamo recuperare la lista degli invitati a quella festa e anche le registrazioni delle telecamere di sicurezza.»
«Ho come il sospetto che la troveremo in mano al tipo con cui è stata ieri sera.» ipotizzò Iris «Sarebbe semplice se sapessimo come si chiama, ma immagino che Lizzy non se lo ricordi.» con aria spazientita si diresse verso la camera della collega e senza bussare aprì la porta «Come si chiama il tipo con cui sei stata ieri?»
La bionda la ignorò e non rispose.
«Lizzy!» la richiamò Iris. Stava facendo del suo meglio per trattenersi ma sentiva la rabbia ribollirle dentro. Non sopportava certi atteggiamenti infantili e nemmeno l'idea di dover rinunciare a un altro giorno di vacanza per rimediare agli errori della collega senza che lei muovesse un dito e senza ricevere nemmeno delle scuse.
La bionda uscì dalla camera barcollando e batté con disprezzo la spalla contro quella di Iris, passando oltre, poi si rivolse alle altre due ragazze che in quel momento sembravano più ben disposte e più indulgenti nei suoi confronti.
«Non abbiamo molto tempo per recuperarla.» esordì con aria mesta e voce spezzata, sperando di far loro pietà «Se non lo facciamo entro una settimana potremmo essere arrestate come fossimo delle spie, delle mere traditrici!»
«Semmai tu verrai arrestata...» puntualizzò May «Non mi farò certo scrupoli a dire come sono andate le cose.»
«Ok, ok.» prese la parola Wendy «Oltre al fatto che tu rischi di essere arrestata per negligenza e tradimento, non ricordi il nome del tipo, vero?»
Lizzy scosse la testa in segno di diniego, impegnandosi a versare qualche lacrima di coccodrillo. Era maestra nell'interpretare il ruolo della vittima. «Mi ha drogata...» mentì spudoratamente.
«Certo.» commentò Iris, arrivandole alle spalle. Non credeva a una sola parola. Fece un bel respiro e incrociò le braccia al petto nel tentativo di mantenere la calma. «Almeno la stanza in cui sei stata te la ricordi? Caso mai ti sia caduta per terra.»
«Non lo so...» continuò egoisticamente Lizzy, che voleva solo essere lasciata in pace a recuperare le ore di sonno perdute «Tutto ciò che ricordo è che aveva un letto enorme.»
«Una suite?» ipotizzò Iris.
«Sì...»
«Ti ricordi a che piano era? Sarete saliti in ascensore.» chiese May.
«Terzo mi pare...»
«Terzo piano, bene, abbiamo qualcosa su cui lavorare!» esclamò Wendy. «Io controllo la stanza; May la lista dei nomi; Iris, tu vieni con me.» impartì ordini Wendy, che in ordine di età era la seconda più grande del gruppo. «Lizzy, tu fai quello che ti pare. Rimani comunque inutile.»

Le tre ragazze si diressero subito all'hotel che ospitava l'asta la sera prima e, dicendo ai receptionist che erano lì per indagare, si fecero consegnare i registri degli invitati e delle prenotazioni. Mentre May si occupava di controllare la documentazione, Iris e Wendy salirono al terzo piano per ribaltare da cima a fondo le suite. Su quel piano ce ne erano tre, tutte prenotate la sera precedente e tutte già state ripulite. Le ragazze si erano fatte consegnare le tessere per aprire le porte, si erano divise e avevano controllato minuziosamente in ogni angolo delle suite, senza però ottenere alcun risultato. Pensando che il personale delle pulizie potesse aver trovato l'SD, provarono a chiedere anche a loro, ma nessuno aveva visto niente. Era da escludere che stessero mentendo, un oggetto del genere non aveva nessun valore per chi non era a conoscenza del suo contenuto. Era ormai chiaro che la finalità della scappatella di quell'uomo con Lizzy fosse proprio rubarle l'SD. Iris e Wendy tornarono nella hall, sperando che May fosse stata più fortunata nelle ricerche.
«May, hai trovato gli indirizzi dei tre delle suite?» chiese Iris, sporgendosi verso la scrivania a cui era seduta la più piccola per vedere i registri.
«Una era di Kuk SongKun; una di un giapponese... Maki Tokugawa; e la terza di un certo Jung HeeByeol. Per ognuno abbiamo nome e indirizzo. Tutti e tre se ne sono andati stamattina.»
«Merda... controlliamo chi abita agli indirizzi dichiarati. Sento che siamo finite in un vicolo cieco.» disse preoccupata Wendy.
«Proviamo, se è lui lo riconosceremo.» concordò Iris, sospirando rassegnata. Le tre riconsegnarono i documenti, ringraziarono e uscirono dall'hotel.

Al semaforo di fronte all'ingresso un taxi nero con a bordo un solo cliente aspettava che scattasse il verde. Wendy si fermò per osservare meglio l'uomo seduto sui sedili posteriori dell'auto, le ricordava qualcuno di familiare. Improvvisamente si ricordò dove lo aveva già visto.
«Iris! Vedi anche tu quello che vedo io?» chiese alla collega, indicandole il taxi con la mano.
La ragazza diresse il suo sguardo verso l'autovettura. Osservò prima il conducente, ma non le diceva nulla. Allora rivolse lo sguardo al passeggero e immediatamente spalancò gli occhi, incredula.
«È lui!» esclamò, riconoscendolo come l'uomo che cercavano.
«Veloci, la macchina!» ordinò Wendy, dirigendosi di corsa al parcheggio. Le ragazze la seguirono e Iris prese il posto del guidatore, immettendosi nella stessa corsia del taxi. Già più di cinque macchine le dividevano dal soggetto. Scattò il verde e il taxi ripartì.
«Dai, dai, accelera!» esclamò Wendy.
«Cerco di fare il possibile!» Iris ignorò un divieto e superò due delle macchine che avevano davanti mentre la corsia di senso opposto era libera. Neanche cento metri e il taxi dovette fermarsi di nuovo a un semaforo.
«Cosa ne dite di sparargli alle gomme?» propose Wendy
«No, siamo in mezzo al traffico, rischiamo di fare una strage se risponde al fuoco.» osservò Iris. Scattò di nuovo il verde e il taxi ripartì, svoltò in una strada secondaria e cominciò ad accelerare. Senza ombra di dubbio si era accorto di essere inseguito.
«Presto, stagli dietro!» ordinò Wendy.
Iris svoltò nella stessa stradina e accelerò a sua volta. Davanti a loro c'era di nuovo un semaforo. Era appena scattato il rosso, ma il taxi uscì ugualmente dall'incrocio a tutta velocità, rischiando quasi un incidente. La macchina davanti alla loro si fermò e un attimo dopo si ritrovarono bloccate nel traffico cittadino.
«Merda! L'abbiamo perso!» imprecò Iris.
«Non è difficile capire che ci hanno notate.» disse Wendy. «Non ci rimane che tornare sui nostri passi, oppure, potremmo persuadere L a darci l'autorizzazione per controllare le telecamere del traffico. In questo modo sarà facile capire la direzione che ha preso.»
«Buona idea!» approvarono le altre due.

Le agenti tornarono in centrale e fecero visionare le telecamere agli addetti, scoprendo il percorso seguito dal taxi. Il soggetto si era fatto lasciare alle porte di un quartiere piuttosto malfamato in cui non era raro incorrere in risse e incontri criminali. Per non parlare del fatto che fosse disseminato di locali ambigui dediti ad attività clandestine, come la prostituzione e il gioco d'azzardo. Dopo essere sceso dal taxi, l'uomo aveva proseguito per un po' a piedi, addentrandosi in una stradina non sorvegliata e facendo così perdere le proprie tracce.
«Avremmo dovuto immaginare che la pista ci avrebbe condotte nella zona più malfamata di Seoul.» commentò Wendy.
«Già. Bel posticino...» aggiunse ironicamente Iris «Temo che dovremo andare nella tana del lupo stavolta. Non abbiamo altra scelta che rubare ai ladri.»
«Il punto è... come? E dove? Dovremmo riuscire capire dove è andato di preciso per sorvegliare il posto. Una volta ottenuto l'indirizzo entreremo di nascosto.» continuò Wendy.
«Ummm... la nostra associazione non sta già facendo ricerche in quell'ambito?» chiese Iris.
«Sì!» rispose May, ne aveva parlato proprio la sera prima con Shion e Jinki «Minho, quel ragazzo della stessa squadra di Shion, avete presente?» le due annuirono. «È riuscito a infiltrarsi e sta lavorando per Ray, uno dei boss mafiosi a capo del quartiere. Potremmo chiedere a L di metterci in contatto con lui.»
«Questa è un'ottima notizia!» esclamò Iris «Sicuramente ne sa qualcosa.»

Le tre ragazze comunicarono l'accaduto a L, la quale si arrabbiò non poco, ma per il bene della missione fece in modo di metterle in contatto con Minho. Dopo essere stato avvertito, avrebbe trovato lui il modo di comunicare con loro. Tutto ciò che dovevano fare era attendere che si facesse vivo con un messaggio e pianificare un incontro.

Passarono due giorni carichi di tensione. Le agenti non riuscirono a distendere i nervi nemmeno per un attimo. La sera del secondo giorno, finalmente, arrivò sul cellulare di Wendy un messaggio che diceva «Ciao, sono io. Come promesso sono riuscito a ritagliare del tempo per vederci. Facciamo domani allo Starbucks vicino a casa tua alle quattro?» Il mittente era senza ombra di dubbio Minho.
«Evviva! Ho un appuntamento!» esclamò Wendy in modo ironico appena ricevuto il messaggio.
«È lui?» chiese Iris, avvicinandosi alla collega, che se ne stava sdraiata a pancia in giù sul divano.
«Già! Stavo impazzendo ad aspettare qui senza fare nulla. Sento ancora nella testa L che ci maledice!» Dopodiché Wendy scrisse un messaggio di risposta a Minho: «Perfetto! Domani alle 4, ci sarò!»
Iris sospirò sollevata «Finalmente metteremo un punto a questa faccenda e torneremo a dormire sonni tranquilli!»
«Come mi vesto? Sarà bello? Dici che devo provarci?» chiese Wendy, cominciando già a sentirsi esaltata e a immaginare chissà quale scenario possibile. Per tutta risposta Iris scoppiò a ridere.
«Conosci forse un ragazzo della squadra di Shion che non sia bello?»
Anche Wendy rise divertita. La squadra di Shion era composta da cinque ragazzi, quest'ultimo compreso, ed era uno dei gruppi più stimati all'interno dell'associazione non solo per la bravura, ma anche per la bellezza dei componenti, che ogni giorno facevano parlare di sé e sognare le ragazze dell'associazione. Fino ad allora le agenti avevano avuto modo di conoscere solo quattro di loro, che svolgevano anche altre attività nel quartier generale di L. Minho era il quinto ragazzo, si diceva fosse molto alto e di un fascino sorprendente. Il girono seguente lo avrebbero finalmente conosciuto di persona e non solo di fama.
«Come la mettiamo con Lizzy?» chiese tutto a un tratto Wendy, facendosi seria «La tagliamo fuori dalla missione, oppure...»
Iris ci pensò un attimo prima di rispondere. Lizzy era la leader della squadra, ma non si era mai rivelata di grande aiuto. Troppo spesso si limitava a impartire ordini e alla fine della missione si prendeva tutto il merito come se avesse coordinato magnificamente l'operazione. In più questa volta l'aveva combinata grossa. No, non era il caso di coinvolgerla, sarebbe stata solo d'impiccio.
«Forse è meglio se risolviamo questa faccenda da sole. C'è il rischio che faccia altri danni.»
«D'accordo, ma ci servirà aiuto dall'esterno.»
«Una volta parlato con Minho credo ci converrà valutare e semmai chiedere rinforzi a L.»
«Ok. Ora rilassiamoci e aspettiamo domani.»
«C'è bisogno che venga anch'io all'incontro?» chiese Iris.
«Perché?»
«Domani pomeriggio è di turno Kibeom nella clinica dell'associazione... volevo andare a fare un check-up generale da lui, altrimenti potrei non fare in tempo prima del prossimo incarico.»
Kibeom era un altro dei ragazzi della squadra di Shion, nonché caro amico di Iris. Era specializzato anche in medicina ed infermieristica, perciò, insieme ad altri colleghi, si occupava della salute degli agenti, soprattutto quando riportavano danni a causa delle missioni. In questi casi, infatti, non era facile spiegare la situazione al personale di un comune ospedale senza rivelare la propria professione.
«Oddio! Sei incinta?» esclamò Wendy in tono scherzoso.
«Sì, sicuramente...» rispose l'amica in tono ironico. Lo sapevano tutte che era single da una vita.
«Comunque, non c'è problema. Mentre tu sei da Kibeom, May, mi farai da supporto? Non potete lasciarmi da sola con quel tipo, qualcuno deve controllare!»
«Non preoccuparti, ci penso io ad accompagnarti.» rispose May.

L'ora dell'appuntamento arrivò in fretta. Wendy e May erano uscite di casa un po' prima del necessario in modo da arrivare con qualche minuto di anticipo. Wendy indossava il tubino nero rimediato all'asta di quadri e una giacca grigia dalle maniche in pelle nera. Al polso aveva il solito braccialetto con annesso microfono nascosto e al collo un normalissimo ciondolo a forma di ancora. Era proprio curiosa di vedere in faccia Minho e si sentiva anche un po' agitata. Voleva fare bella figura e sembrare carina, ma allo stesso tempo voleva anche dimostrare di essere professionale.
May aspettò qualche minuto prima di entrare nella caffetteria dell'incontro. Appena superata la porta d'ingresso fu investita dal getto gelido dell'aria condizionata, che la costrinse a infilarsi la giacca di jeans nera che aveva previdentemente portato con sé. Individuata la collega con lo sguardo, andò a ordinare un Green Tea Latte e si sedette a un posto singolo, rivolto verso la vetrata del locale, dal quale avrebbe potuto osservare indirettamente Wendy e Minho riflessi nel vetro ed essere pronta a intervenire in caso di bisogno.
Le quattro di pomeriggio erano passate da circa dieci minuti. Il loro informatore era in ritardo. Verso le quattro e un quarto, un ragazzo asiatico piuttosto alto entrò nel bar e si guardò intorno come se stesse cercando qualcuno. Appena riconobbe Wendy, seduta a un tavolino da sola, le si avvicinò con aria affabile.
«Wendy?»
«Minho, immagino.» rispose lei, alzandosi in piedi in segno di rispetto e salutandolo con un cenno del capo. I due ripresero posto al tavolo, iniziando la conversazione con i soliti convenevoli.
«Piacere di conoscerti!»
«Piacere mio!»
Dopo una prima chiacchierata per conoscersi meglio e vedere se potevano fidarsi l'uno dell'altra, i due agenti arrivarono al dunque.
«Mi hanno riferito che non avete ricevuto l'oggetto ordinato.» disse Minho, dosando ogni parola per essere sicuro di non lasciarsi sfuggire nulla di compromettente. «Ecco, ho sentito i miei coinquilini che ne parlavano. Deve averlo erroneamente ritirato uno di loro.»
«Davvero?» esclamò Wendy sorpresa «Ti prego, dimmi che era un tizio baffuto che ne parlava.»
Prima di dire qualsiasi cosa, Minho prese un tovagliolino da quelli sul tavolo e scrisse il nome "Jiho" con una biro che aveva portato con sé. «Era lui che ne parlava.» disse passando il tovagliolino a Wendy «E sì, è un ragazzo baffuto.»
«Finalmente qualcosa di buono da questa orribile settimana!»
Dopodiché Minho riprese il foglietto e scrisse sul retro un indirizzo.
«Comunque non c'è problema, puoi venire a prenderlo qui. Ti invierò un messaggio per dirti quando puoi passare.»
«Perfetto!» desse Wendy. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso soddisfatto: la collaborazione di Minho si era rivelata una risorsa preziosissima. «È davvero un piacere lavorare con te.»
«Ah, dimenticavo di dirti che puoi farti accompagnare dalle tue amiche se vuoi, non è un bel posto in cui andare da sole ed è possibile che io sarò impegnato col lavoro quel giorno, quindi non ti potrò accompagnare.» L'oggetto a cui si stava riferendo Minho era l'SD. Probabilmente aveva intenzione di tenere gli altri lontani da casa per permettere alle agenti di entrare indisturbate.
«D'accordo.»
«Ora devo scappare.» concluse il ragazzo, alzandosi e prendendo la propria giacca dallo schienale della sedia. «Ti scrivo io.»
«Grazie.» rispose Wendy «E buona fortuna!»
Minho lasciò il locale. Wendy finì di bere e poi si incamminò verso casa. L'ultima a uscire fu May. Le due si ricongiunsero solo una volta arrivate davanti al palazzo, come se si fossero incontrate per caso.



Fine cap. 4


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