Cap. 27

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Macao, 10:35 PM.

All'orario prestabilito, Iris e Taeoh si recarono al casinò. Nonostante avesse piovuto tutto il pomeriggio, la temperatura si aggirava ancora intorno ai trenta gradi centigradi, ma all'interno del locale non si erano risparmiati in quanto ad aria condizionata. Il piano era pronto: una volta entrati, avrebbero individuato il soggetto grazie alle foto fornite loro da L e lo avrebbero avvicinato in modo amichevole con lo scopo di isolarlo durante il corso della serata, così da arrestarlo facilmente. Dopodiché avrebbero liberato le ragazze del circolo di prostituzione in modo che potessero essere rimpatriate in Corea del Sud. A prendere in consegna il soggetto ed eventuali complici una volta catturati, invece, ci avrebbe pensato una squadra locale agli ordini di L.
Varcata la soglia del casinò, i due agenti si guardarono intorno nel modo più discreto possibile e individuarono il loro obiettivo. Come previsto, era seduto a giocare a poker, circondato da quattro ragazze strizzate in vestiti succinti che lasciavano ben poco all'immaginazione. Come lo individuarono, Taeoh cominciò ad attraversare l'enorme sala, dirigendosi svelto e sicuro nella sua direzione, salvo poi accorgersi di aver lasciato un po' indietro Iris, che coi tacchi a spillo non era riuscita a tenere il passo.
«Datti una mossa, donna, non ho tempo da perdere.» le ordinò in tono estremamente sprezzante, voltandosi verso di lei e fermandosi ad aspettarla.
«Come?» si lasciò sfuggire Iris, presa alla sprovvista. Non si aspettava un cambio di atteggiamento tanto repentino, ma evidentemente erano questi i "modi bruschi" che le aveva anticipato.
In tutta risposta, Taeoh le rivolse uno sguardo glaciale se non addirittura minaccioso, che la fece sentire quasi in obbligo di scusarsi a testa bassa. Appena lo raggiunse, lui le mise un braccio intorno alla vita e la tirò seccatamente vicino a sé, assicurandosi che non rimanesse di nuovo indietro mentre raggiungevano il tavolo di SukTae.
Il soggetto non mancò di notare il loro arrivo e restò a guardarli dalla propria postazione di gioco.
«Buonasera, signori. Posso unirmi a voi?» chiese Taeoh in tono di sfida.
SukTae sembrò gradire la proposta. Aveva già vinto quattro manche quella sera e non vedeva l'ora di spennare un'altra preda facile.
«Certo, prego, accomodati...» fece cenno al ragazzo di prendere posto, allungando la grassoccia mano inanellata. Gli altri concorrenti, sconfitti, lasciarono il posto a Taeoh, che si sedette di fronte all'avversario. Iris rimase in piedi al suo fianco, esattamente come erano solite fare le altre ragazze a seguito di SukTae. Si prospettava una lunga serata intrisa di maschilismo da sopportare a denti stretti. Il solo pensiero le faceva ribollire il sangue nelle vene, ma pur di arrestare quel rifiuto umano era disposta a portare avanti la farsa.
«A quanto ammonta la posta?» chiese Taeoh con fare arrogante.
«280˙000.»1
«Un po' bassa, ma va bene.» commentò, come se avesse a disposizione un capitale. In realtà tutto ciò che aveva erano i soldi finanziati da L.
«Perfetto.» sogghignò SukTae. «Diamo il via a questa partita.»

Per quasi tutta la durata della prima partita, il soggetto ostentò sicurezza come se fosse stato sicuro di trovarsi in vantaggio, ma alla manche finale risultò essere quella di Taeoh la combinazione vincente.
«Mi dispiace per lei, credo sia la fortuna del principiante... se vuole le do la rivincita.»
«Principiante o meno, congratulazioni al vincitore! Ma credo che questa partita abbia bisogno di una svolta per spezzare la monotonia. Che ne dici di alzare la posta in gioco?»
Iris appoggiò una mano sulla spalla di Taeoh, così il ragazzo, recepito il segnale, si finse interessato alla proposta. Annuì e aspettò che SukTae facesse la sua richiesta.
«Mi interessa la tua accompagnatrice.»
Taeoh si fece più serio.
«Vuole aggiungere alla posta le ragazze?»
«Vedo che sei perspicace. Se metti in gioco lei io metto in gioco una delle mie ragazze, quella che ti piace di più. Chi vince se la tiene per una notte.»
Iris gli posò di nuovo la mano sulla spalla.
«Ammetto che è la prima volta che mi capita...» cercò di prendere tempo Taeoh, non convinto di aver capito bene il segnale dell'agente.
Iris fece scivolare la mano dietro alla nuca del ragazzo, tracciando un paio di cerchi con le dita all'attaccatura dei capelli come si trattasse di una carezza, e indugiò a ritrarsi, mantenendo il contatto. Evidentemente era un "sì" e forse anche uno "spicciati".
«...ma sembra divertente.» accettò Taeoh. Non aveva idea di cosa avesse in mente la sua accompagnatrice, ma gli sarebbe bastato aspettare le prossime indicazioni per scoprirlo.
«Bene.» disse SukTae «Cominciamo.»
La ragazza messa in gioco da SukTae si sedette per metà sul tavolo, esibendosi in pose tanto sensuali quanto innaturali e lanciando sguardi ammiccanti a entrambi i partecipanti. Era palese che fosse un'esperta del mestiere, oltre che una brava intrattenitrice, evidentemente.
Al contrario, Iris era rimasta in piedi accanto alla sedia di Taeoh. Doveva trovare un modo per guidare la partita a proprio piacimento senza dare nell'occhio, e in fretta anche. Se avesse continuato a toccare la spalla di Taeoh, il gesto sarebbe risultato troppo ripetitivo e sicuramente SukTae avrebbe finito per accorgersene. Forse avrebbe potuto sedersi anche lei sul tavolo e picchiettargli di nascosto con il piede contro la gamba, ma da lì non avrebbe potuto vedere tutte le carte e quindi dargli indicazioni. Che altro poteva fare? Appoggiarsi allo schienale della sedia? Non sarebbe cambiato poi molto rispetto a stargli a fianco. Passare ai baci e alle moine? Molto probabilmente l'avrebbero presa per pazza. Nel frattempo, la partita era già ricominciata. Maledizione, cosa avrebbe fatto Lizzy al suo posto? Lei era perfetta per questo genere di ruoli! Finalmente le venne un'idea. Bastava sederglisi in braccio. Da lì avrebbe avuto visuale perfetta delle carte, libertà di "manovra" e bonus, possibilità di suggerirgli le mosse a bassa voce. Ma così le sarebbe toccato aspettare il momento giusto per approcciarglisi, altrimenti avrebbe rischiato di confonderlo. E poi sarebbe stata valida una richiesta del genere in quel mondo di misogini? Considerato l'atteggiamento sprezzante del personaggio che si era costruito aveva quasi paura a chiederglielo. Era meglio farcelo arrivare da solo, facendogli intuire che a forza di starsene lì in piedi le stava venendo un terribile mal di piedi, situazione tutt'altro che difficile da mettere in scena, visto che era la pura verità.





***




Non avendo ricevuto indicazioni, Taeoh stava gestendo la partita da solo. Non aveva idea di che direzione prendere, perciò era più concentrato sulle mosse di Iris che non sulle combinazioni delle carte da giocare. Da qualche minuto la ragazza aveva cominciato a cambiare il piede d'appoggio un po' troppo spesso. Prima il sinistro, poi il destro, poi ancora il sinistro, dopo ancora si era appoggiata un po' al tavolo, poi allo schienale della sedia. Che stesse cercando di dirgli qualcosa? Guardò l'orario sull'orologio che aveva al polso. Stavano giocando da quasi due ore. Forse voleva sedersi? Ma perché non sedersi sul tavolo come le altre ragazze allora? Giusto, le serviva di tenere sotto controllo le carte. E se invece non fosse stato un segnale? A quel punto meglio chiederglielo, possibilmente nel modo più antipatico che poteva venirgli in mente.
«Ehi, bambolina, si può sapere che hai stasera? Mi stai facendo venire il mal di mare.»
«Perdonami, mi fanno male i piedi.» Rispose Iris, in tono davvero dispiaciuto.
SukTae scoppiò a ridere.
«È alle prime armi? Non sembra molto a suo agio...» insinuò. Effettivamente non è che si fosse sforzata più di tanto per compiacerli o mettere in mostra la mercanzia, anzi.
«È nuova del settore.» gli diede corda Taeoh.
«Si vede che è giovane...» SukTae rise di nuovo. «Fammi indovinare, appena maggiorenne?»
«Già.»
«Davvero molto interessante... non mi resta che vincere questo match, vorrei proprio insegnarle un paio di cosucce...»
Iris trattenne a stento una smorfia di disprezzo. Sul serio quel ciccione si stava arrapando credendola poco più che adolescente? Se avesse saputo che aveva quasi dieci anni di più forse avrebbe smesso di ridersela in quel modo.
«Vieni qui. Siediti.» Taeoh la strattonò indelicatamente, mettendole un braccio in torno alla vita e trascinandola sulle proprie gambe. Finalmente aveva recepito il messaggio. «Allora, dove eravamo rimasti?» chiese poi, rivolto a SukTae.
«Ho fatto la mia mossa, tocca a te.»
Taeoh osservò attentamente le proprie carte. A seconda della scelta si sarebbe venuta a creare un'ottima combinazione, oppure una pessima combinazione. Allungò la mano verso la carta migliore, ma prima che potesse sfiorarla, Iris gli posò una mano sul petto. Di nuovo un contatto. Doveva assecondare SukTae. Gli stava suggerendo di perdere nonostante tutti i soldi che si erano aggiunti alla posta oltre che se stessa?
"O la va, o la spacca", pensò Taeoh, e compose la combinazione peggiore. Era giunto il momento dello show down. Una volta scoperte le carte fu subito chiaro chi era il vincitore.
«Oh, ma che peccato...» esclamò SukTae, per nulla sorpreso. «Ho vinto io. Mi sa che era proprio la fortuna del principiante!»
«Eh già, ha ragione lei...» commentò Taeoh, fingendo un tono di voce amareggiato.
«Se non ti dispiace finisco qui la serata, ho fretta di riscuotere il mio premio.» continuò SukTae, con un sorriso soddisfatto in volto. I due si riunirono a un lato del tavolo, seguiti dalle ragazze.
«Beh, micetta, è un vero peccato. Questa notte la passerai nel letto di un altro. Divertiti...» pronunciò Taeoh a pochi centimetri dal volto di Iris, dopo averle preso il mento tra le dita e averlo sollevato verso di sé.
«Signorina, se vuole seguirmi.» la richiamò SukTae, con fare impaziente. Iris lo raggiunse obbedientemente. Prima di seguirlo in camera, si voltò un'ultima volta verso Taeoh e, con la scusa di salutarlo con un inchino, gli fece segno di tenere d'occhio l'orologio. Vide il ragazzo farle cenno di andare e rivolgerle uno sguardo rassicurante. Era abbastanza certa che avrebbe avuto le spalle coperte.

Appena Iris e SukTae entrarono in ascensore, Taeoh prese a osservare l'orologio e finse che si fosse guastato per poterlo togliere dal polso e portare più vicino all'orecchio.
«Accidenti, ma tu guarda se si doveva fermare proprio adesso!»
I presenti non sembrarono curarsene. Taeoh si guardò intorno per valutare la situazione. Le altre ragazze erano rimaste al casinò ed erano intente a cercare nuovi clienti, come tutte le loro colleghe che non avevano partecipato alla partita in compagnia di SukTae. Due dei bodyguard presenti nella sala, invece, avevano lasciato la postazione e stavano scortando Iris e il soggetto in ascensore. Che avessero intuito qualcosa?

«A che piano?» sentì la voce di Iris, trasmessa dalla collana. Stava cercando di dargli informazioni interagendo col soggetto.
Sentì SukTae ridere. «Non preoccuparti di queste cose. Lascia fare alle mie guardie del corpo.» Niente, non aveva abboccato. Taeoh alzò lo sguardo verso il piccolo monitor che segnava i piani percorsi dall'ascensore e notò che si era fermato al terzo piano. Senza perdere tempo salì di corsa le scale.
«319. È questa la camera?» di nuovo la voce di Iris. Informazione molto più che utile, ma rischiava di correre un bel rischio a esporsi così.
«Ma come siamo loquaci stasera. Non sarai mica agitata...»
Nessuna risposta. Il rumore della porta che si chiuse.
Arrivato al terzo piano, Taeoh si affrettò a percorrere il corridoio e raggiunse la camera che gli aveva indicato Iris.






***





«Prego, accomodati pure.» disse in modo viscido SukTae, pregustando il divertimento della serata. Uno dei due bodyguard chiuse la porta e ci si piazzò davanti. Iris si guardò intorno, non ci voleva un grande intuito per capire che buttava male. Una squallida stanza di albergo. Lei da sola contro due energumeni larghi quanto un armadio e un ciccione.
«Allora?» sogghignò SukTae, scambiando l'esitazione della ragazza per soggezione. «Accomodati sul letto. O se preferisci, prima puoi spogliarti. Non avrai molto sotto quel vestito...» il ciccione si avvicinò con fare viscido e le abbassò una spallina «Devo darti una mano?»
«No grazie, ho cambiato idea.» rispose lei, facendo spallucce.
SukTae aprì la bocca per protestare ma non fece in tempo a dire nulla che Iris gli piazzò un destro dritto, dritto sul naso e si risistemò la spallina. Non c'era motivo di aspettare, era in netto svantaggio, ma per qualche minuto poteva farcela a tenerli a bada da sola. Preferiva intrattenerli facendo andare fin da subito le mani che continuare con la recita dell'accompagnatrice.
«Ahhh!» urlò il ciccione, tenendosi il naso con entrambe le mani. I bodyguard accorsero immediatamente in suo aiuto, mettendosi tra lui e Iris.
La ragazza sfoderò la pistola che teneva nascosta sotto la gonna. Sfortunatamente la distanza ravvicinata non andò a suo favore. Uno dei due bodyguard la disarmò prontamente con un calcio. Iris scrollò per un attimo la mano dolorante e schivò un pugno, sfruttando lo slancio dell'avversario per colpirlo con una gomitata all'addome tutt'altro che efficace. Nel frattempo, l'altro le era già addosso. La afferrò da dietro, tenendole ferme le braccia, per permettere al compare di colpirla facilmente. Prima che quest'ultimo potesse avvicinarsi, Iris sollevò i piedi da terra, lasciando che fosse la presa dell'avversario a sorreggerla, e con entrambe le gambe spinse a terra l'aggressore davanti a lei.
Giunto fuori dalla stanza, Taeoh aveva fin da subito sentito un gran trambusto e si era preparato a intervenire. Rimesso l'orologio al polso, impugnò la pistola e fece saltare la serratura con un colpo, spalancando la porta con un calcio.
«Appena in tempo!» esclamò Iris. La ragazza non era ancora riuscita a liberarsi dalla presa del bodyguard, ma con l'entrata in scena di Taeoh il compare aveva smesso di prenderla di mira e si era rivolto verso il ragazzo. In due era tutto più semplice. In poco tempo annientarono, ammanettarono e imbavagliarono tutti e tre i malviventi.
A lavoro concluso, Iris chiamò L e le diede le coordinate. Potevano lasciare quei tre sacchi di patate nella stanza, ci avrebbe pensato lei a mandare una squadra a ritirarli e a informare la polizia locale per liberare le ragazze. I due agenti lasciarono il casinò indisturbati prima che la polizia facesse irruzione.





***




«Complimenti! Hai passato l'esame!» annunciò con entusiasmo Iris appena furono rientrati in camera. «Ora devo solo compilare i moduli di valutazione da inviare a L e poi per oggi il lavoro è finito.» continuò, massaggiandosi la mano. Se la sentiva ancora indolenzita da quando uno dei due bodyguard le aveva tirato un calcio per disarmarla.
«Grazie!» Taeoh sorrise, soddisfatto del risultato, ma subito sembrò ricordarsi di qualcosa e cambiò espressione. «Senti... mi dispiace se sono stato un po' brusco al casinò, cercavo di essere credibile. Spero di non averti offesa.»
«Nessun problema.» minimizzò lei.
«Ma comunque, ti sei fatta male?» chiese Taeoh, prendendole la mano dolorante e tastandola per controllare che non ci fossero fratture.
«Oh, non è niente, solo una botta.»
Constatato che a parte un lieve ematoma non c'erano altri danni, Taeoh le lasciò la mano, ma non riuscì a smettere di osservarla, con le sopracciglia incurvate in un'espressione che lasciava trasparire tutta la sua apprensione. Voleva assicurarsi che non avesse ferite. In un certo senso gli sembrava incredibile che una ragazza così esile e all'apparenza innocua fosse appena uscita quasi indenne da un corpo a corpo contro due montagne di muscoli. Si avvicinò di più e posò una mano sulla sua guancia, sollevandole appena il volto per poterla guardare negli occhi.
«Sicura che è tutto a posto? Vuoi del ghiaccio per la mano? Vado a prepararti un bagno caldo?» Senza rendersene conto aveva finito per sommergerla di domande.
Iris portò la propria mano su quella di Taeoh. Era troppo vicino. Il cuore aveva iniziato ad accelerare i battiti e si sentiva arrossire in volto.
«Non preoccuparti, sto bene. Solo che...»
Taeoh si accorse di aver superato il confine e ritrasse di scatto la mano dal volto della ragazza.
«Devi consegnare i documenti a L.»
«Già. Vai pure prima tu a lavarti.»
«Va bene.»

Taeoh si chiuse in bagno e accese l'acqua della vasca. Ma che gli era preso? Si sentiva agitato, ma di certo non era l'ansia per l'esame appena passato. Si strofinò la faccia con le mani e si lasciò sfuggire un sospiro. L'acqua nella vasca stava salendo rapidamente. Si portò davanti al lavandino e si disfò di orologio, giacca e camicia, lasciandoli in un angolo. Poi osservò il proprio riflesso nello specchio. Probabilmente era persino migliorato nel combattimento grazie agli allenamenti di Wendy, quei due non l'avevano nemmeno sfiorato. Mentre era immerso nell'acqua calda, il pensiero che da qualche mese ormai gli dava il tormento tornò a farsi sentire prepotentemente. Voleva dire a Iris quello che provava per lei. Fino ad allora aveva sempre cercato di mantenere la relazione su un piano scherzoso e non aveva osato spingersi oltre. Voleva davvero che Iris capisse che era completamente cotto di lei già da un bel pezzo, ma temeva che se l'avesse messa davanti a una scelta nel momento sbagliato avrebbe finito per rovinare tutto, così si era limitato a stuzzicarla sperando si facesse avanti per prima, cosa che non accennava a succedere. Quella sera però era diverso, erano loro due da soli. Forse finalmente il momento era arrivato.

Nel frattempo, Iris si era seduta alla scrivania e aveva acceso il laptop che si era portata da casa, iniziando a compilare velocemente i documenti richiesti da L. Inviata la mail, controllò l'orologio sul display. Erano già le tre di notte, li avrebbe sicuramente visti il mattino seguente appena arrivata in ufficio. Proprio mentre stava per spegnere il computer, sentì aprirsi la porta del bagno.
«È libero!» esclamò Taeoh.
Iris si voltò e per poco non cadde dalla sedia. Il ragazzo era uscito dal bagno con nient'altro che un asciugamano legato in vita. Gli addominali in bella vista e i vestiti di quella sera in una mano, le stava tranquillamente spiegando di aver già pulito la vasca e incominciato a riempirla di nuovo.
La ragazza deglutì nervosamente. Per quante volte fosse già successo le faceva sempre un certo effetto e non solo perché lo trovasse attraente, ma soprattutto perché era lui, l'unico che in tutti quegli anni era riuscito a farle perdere la testa. Chissà se quella sera finalmente avrebbe trovato il coraggio di dirglielo apertamente.
«A-adesso vado!» balbettò, affrettandosi a prendere il cambio dalla valigia e ad andare in bagno. Chiuse la porta e si sfilò l'abito da sera, lasciandolo cadere ai propri piedi. Come aveva fatto poco prima Taeoh, anche lei si guardò allo specchio, valutando i danni della missione appena compiuta. Aveva solo qualche piccolo livido qua e là, un danno del tutto trascurabile. Si struccò accuratamente e si immerse nell'acqua calda, sentendo le tensioni allentarsi e scivolare via insieme allo stress. Rimase immersa per venti minuti buoni. Il giorno prima non aveva dormito molto, ma, anche se era di nuovo notte fonda, non aveva particolarmente sonno. Uscita dalla vasca indossò una maglietta oversize e un paio di pantaloncini corti. Ringraziò Macao per quel clima mite nonostante fosse novembre inoltrato. A Seoul già stava arrivando il freddo e lei detestava l'inverno.
Uscita dal bagno, trovò Taeoh seduto sul letto, questa volta in t-shirt e pantaloni da ginnastica.
«Uhm? Sei ancora sveglio?» gli chiese.
Il ragazzo annuì.
«Volevo aspettarti prima di andare a letto.»
Iris si sedette accanto a lui.
Taeoh deglutì nervosamente e si mordicchiò il labbro inferiore. Era da tutta la sera che cercava di non lasciarsi distrarre da quella bocca così invitante, cosa che non gli stava riuscendo un granché bene. Si sforzò di riportare lo sguardo verso gli occhi di Iris, ma non servì affatto a calmarlo. Si stava trattenendo con tutte le proprie forze per non fare mosse azzardate. Voleva andare per gradi.
«Già che sei qui,» Iris lo precedette «c'è una cosa che vorrei dirti da tanto tempo, ma non ne ho mai trovato l'occasione.»
«Certo, dimmi.» Taeoh annuì e pregò che volesse parlargli di loro.
«Ecco... ti ho perdonato per quello che è successo a Cancún.»
Taeoh le sorrise. Trovava dolce che avesse sentito il bisogno di dirglielo nonostante fosse evidente, così come in quel momento era diventato evidente il rossore sulle guance della ragazza. Era sicuro che ci fosse dell'altro e sperava di non sbagliarsi, perché il suo cuore aveva già iniziato a battere all'impazzata.
«E... volevo anche dirti che... è da tanto che mi piaci.»
Improvvisamente, Taeoh le prese il volto tra le mani e la baciò. Non avrebbe potuto resistere un attimo di più.
Per un istante Iris rimase sorpresa, ma presto si lasciò trasportare in un bacio lungo e appassionato. Appoggiò le mani sul petto di Taeoh e si fece più vicina a lui.
«Anche tu. Da morire.» disse Taeoh quando si separarono. Le sue labbra si erano incurvate in un sorriso tanto spontaneo quanto imbarazzato.
«Cosa ne dici se lo teniamo per noi per un po'?» chiese Iris.
«Volevo chiederti la stessa cosa.»
Questa volta fu Iris a trascinarlo in un nuovo bacio, tirandolo verso di sé e affondando le dita tra i suoi capelli. Taeoh portò un braccio intorno alla vita della ragazza e l'altro lungo la sua schiena, lasciandosi coinvolgere completamente. Era notte fonda e il giorno seguente avrebbero dovuto svegliarsi in tempo per prendere l'aereo che li avrebbe riportati a Seoul, ma proprio perché una volta tornati non sarebbe stato tanto facile passare del tempo insieme, nessuno dei due aveva intenzione di rinunciare a godersi ancora per un po' la presenza dell'altro, senza pretese se non quella di essere sinceri e senza rimorsi per una volta. 1280.000 MOP (Pataca di Macau) corrispondono circa a 29.400 euro.



Fine cap. 27

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