Iris aveva continuato a camminare senza meta pensando incessantemente a ciò che era successo. Ad un certo punto si era ritrovata davanti a una barricata che impediva di proseguire sulla spiaggia, così era risalita sul lungomare e aveva imboccato un sentiero che portava in una zona alberata. Man mano che proseguiva, la vegetazione si faceva sempre più fitta, ma, incurante di ciò, continuò a seguire quel viottolo sterrato. Senza rendersene conto si stava dirigendo in cima alla scogliera, la stessa che si vedeva dalla spiaggia dell'hotel e che avevano notato la prima sera in cui erano arrivate a Cancún, durante la festa in spiaggia.
Raggiunto il punto più alto, si avvicinò allo strapiombo e, da lassù, si guardò intorno. Le luci della città e del porto si riflettevano sulla superficie nera e increspata dell'acqua, creando uno scenario tanto suggestivo quanto inquietante. Rivolse lo sguardo verso il basso. Era così buio che a malapena si riusciva a scorgere il punto in cui il mare si infrangeva contro le rocce. Rimase ferma ad ascoltare il rumore delle onde che battevano violentemente contro la scogliera, cospargendo l'aria dell'odore della salsedine. Finalmente si sentiva meglio, la rabbia stava pian piano scemando. Presto sarebbe stata in grado di tornare indietro e di affrontare la situazione in maniera più razionale.
«Ehi bella, cosa ci fai qui tutta sola?» esclamò una voce alle sue spalle. «Non è un posto sicuro per una bambolina come te...» Iris si girò di scatto e nel buio intravide due sagome avvicinarsi nella propria direzione. Bastò un attimo perché fossero abbastanza vicini da poter intuire di chi si trattava. Erano Buffy e James.
«Che volete?» chiese in tono aspro, mettendosi sulla difensiva.
«Vogliamo solo aiutarti! Ti serve giusto una spintarella...» continuò James.
Evidentemente su questo Taeoh, Dawon e Daeju non avevano mentito. Il ghigno sul volto di quei due le faceva venire in mente una sola ipotesi: erano lì per farla fuori. Allungò la mano per prendere la pistola ma si rese conto di non averla con sé. Prima di andare sull'isola l'aveva prestata a Taeoh e tra una cosa e l'altra lui non gliel'aveva più restituita. Senza perdere tempo estrasse il pugnale e lo puntò verso quei i due prima che fossero abbastanza vicini da poterla buttare di sotto.
«Non fate un altro passo! So tutto!»
«Oh mamma, sa tutto!» la prese in giro Buffy, in modo strafottente. Ormai era arrivato a nemmeno un metro da lei. «Visto che abbiamo tanta paura dobbiamo fare qualcosa per eliminare il problema alla radice, no?» Senza aspettare oltre, Iris colpì Buffy col pugnale e sferrò un calcio in pieno stomaco a James, creandosi l'occasione per portarsi alle loro spalle e lasciare che fossero i due ragazzi a rimanere nelle immediate vicinanze dello strapiombo.
«Perché non vi eliminate voi invece?»
«Tzk, pensa di essere brava...» sentenziò James, massaggiandosi lo stomaco dolorante. Subito dopo estrasse la pistola, puntandola verso di Iris. Senza indugiare, la ragazza lanciò il pugnale contro la mano di James, costringendolo a lasciar cadere l'arma prima che potesse premere il grilletto. James trattenne a stento un urlo di dolore e di rabbia e si strinse la mano ferita con quella sana. Buffy non rimase a osservare la scena, si scagliò contro di Iris in uno scontro frontale. Un attimo dopo erano finiti a terra, a un passo dal bordo della scogliera. Buffy, sopra di lei, cercava di strangolarla, mentre Iris continuava a dimenarsi. Nel disperato tentativo di liberarsi dell'aggressore, l'agente puntò i piedi facendo leva contro il suo addome e riuscì a ribaltarlo verso lo strapiombo. Buffy fu costretto a lasciare la presa sul collo della ragazza, ma riuscì ad afferrarle una gamba, trascinando anche lei verso il mare. Iris rimase a stento aggrappata alla scogliera, ma era solo questione di attimi, il peso di Buffy l'avrebbe presto costretta a mollare la presa, facendola precipitare inesorabilmente insieme a lui.
Proprio in quel momento, qualcuno la afferrò per le braccia. La ragazza sollevò lo sguardo verso l'alto, preoccupata che potesse trattarsi di James, ma con sua sorpresa vide che a sostenerla era Taeoh.
«Ti tengo!» la rassicurò lui.
Certa che non sarebbe caduta, Iris cominciò scalciare contro Buffy con la gamba libera, costringendolo a mollare la presa. Passarono solo pochi secondi prima che il ragazzo attraversasse il vuoto e si scontrasse con la superficie nera del mare, producendo un tonfo sordo.
Liberatosi dal peso di Buffy, Taeoh non fece fatica a tirare Iris sulla scogliera. La ragazza rimase seduta sulla superficie rocciosa, cercando di riprendere fiato, e si guardò intorno. James era steso a terra poco più in là, privo di sensi.
«Che... ci fai qui?» riuscì finalmente a dire, ancora col fiato corto e il cuore che le pulsava in gola.
«Sono venuto a cercarti e quando ti ho trovata, beh...» rispose lui, indicando James. Anche Taeoh si era lasciato cadere per terra di fronte a lei. Sembrava accaldato, doveva aver corso parecchio per arrivare fin lì.
Dopo aver lasciato Iris sulla spiaggia, infatti, Taeoh si era incamminato verso l'hotel, ma improvvisamente si era ricordato di avere ancora con sé la pistola che lei gli aveva prestato. Preoccupato che potesse succederle qualcosa proprio mentre era disarmata, si era messo immediatamente sulle sue tracce e, quando l'aveva trovata, era già intenta a lottare contro Buffy. Era riuscito a cogliere di sorpresa James, dandogli un colpo secco dietro alla nuca e mettendolo subito fuori gioco, ed era arrivato appena in tempo per evitare che Iris finisse in mare.
«Non sei più dalla loro parte, giusto?» chiese ancora lei, indecisa se fidarsi o meno.
«Non sono mai stato dalla loro parte. Fosse stato per me li avrei rispediti indietro tempo fa.»
«Allora grazie. Mi hai evitato una nuotata in piena notte.»
«Se non peggio! E poi... te lo devo.» rispose lui, abbassando la testa in segno di scuse.
Iris cercò di alzarsi in piedi, ma un dolore pungente alla gamba destra la costrinse a fermarsi.
«Ahi...»
«Sei ferita?» Taeoh si avvicinò a lei e nel buio cercò di vedere in che condizioni fosse la gamba della ragazza. Aveva un taglio di circa dieci centimetri lungo lo stinco, ma per fortuna sembrava essere piuttosto superficiale.
«Devi esserti fatta male sbattendo contro la scogliera.» ipotizzò Taeoh «Vieni, ti riporto in hotel.» si girò di schiena, facendole cenno di salire.
«Non se ne parla neanche!» protestò lei, per nulla intenzionata ad avvinghiarsi proprio a lui dopo quello che era successo.
«Dai, è il modo più veloce. Non vorrai mica restartene qua finché James non si sveglia?»
«Ho detto di no!»
«Va bene, allora ti porto via di peso.» Taeoh fece per caricarsela in spalla.
«Aspetta, aspetta! E va bene, salgo.» in fin dei conti era meglio sacrificare per un po' l'orgoglio piuttosto che farsi tutta quella strada a testa in giù con lo stomaco pigiato contro la sua spalla.
***
Una volta arrivati in hotel, Taeoh accompagnò Iris fino alla camera di Wendy, dove era sicuro che avrebbe trovato anche Dawon e Daeju. Ad aprire la porta fu proprio l'agente.
«Cos'è successo?» chiese, un po' preoccupata.
«Possiamo entrare?» disse Taeoh, prima di dare qualsiasi risposta. Wendy si spostò e li fece entrare. Seduta su una sedia c'era Lizzy, intenta a cercare di chiamare L con il cellulare. In piedi, al lato opposto della stanza, invece, c'erano Dawon e Daeju.
Taeoh entrò e fece sedere Iris sul letto, poi raggiunse gli atri due.
«Che hai fatto alla gamba?» Wendy notò la ferita.
«Ho incontrato Buffy e James...» spiegò Iris «e decisamente sono agli ordini di Ray. Hanno cercato di farmi fuori. Per fortuna me la sono cavata con poco. Se non fosse arrivato Taeoh probabilmente sarebbe finita molto peggio.» Le costò non poco l'ultima affermazione, ma era comunque giusto mettere al corrente le colleghe di ciò che era successo.
Mentre ascoltava il discorso, Wendy controllò la ferita di Iris.
«È abbastanza superficiale, non servono punti per fortuna, ci posso pensare io.»
«Grazie, Wendy. Per caso avete già contattato L?»
«Non ancora, ci sta provando Lizzy, ma il telefono apparentemente è staccato.» rispose, prendendo il kit di pronto soccorso e preparando l'occorrente per disinfettare e fasciare la ferita.
«Non c'è mai quando serve... ora che facciamo?»
«Teoricamente dovremmo arrestarli, in pratica questo comporterebbe tenerli qui ammanettati finché L non risponde.»
«È un bel problema non avere una base.»
Nella stanza calò il silenzio. Wendy medicò e fasciò la gamba di Iris. Rimise a posto la cassetta del pronto soccorso e si avvicinò a Lizzy. Quest'ultima selezionò per l'ennesima volta il numero di L e provò a richiamare. Di nuovo il telefono squillò a lungo, finché la segretaria di L si decise a rispondere.
«Solo un attimo, la metto in attesa.»
Dopo circa cinque minuti, finalmente le passarono L.
«Pronto?»
«Sono Lizzy.»
«Lizzy! Ci sono stati sviluppi dopo il rapporto di stamattina? Ho già fatto mettere sotto sorveglianza l'isola, hanno anche arrestato alcuni complici. Ora Kang TaeYoo è ricercato dalla polizia ed è solo questione di tempo prima che venga individuato.»
«Non si tratta di questo...» l'agente spiegò brevemente quello che era successo, sottolineando la presenza della squadra di Ray a Cancún.
«Cosa!?» esclamò incredula L «Come è possibile che siano sfuggiti al mio controllo? Minho ci ha riportato che Jiho e Minki sono a Tokyo, ma gli altri risultavano ancora a Seoul!»
«Se li conosceva perché non ha inserito i loro profili nel database? Le mie colleghe hanno già chiesto di loro senza ricevere risposta. Ci ha fatto rischiare grosso!»
«Non li ho inseriti per motivi di sicurezza, ovviamente! Di recente il nostro database è stato hackerato, se avessi aggiornato i loro profili Ray avrebbe potuto vederli e avrebbe subito sospettato di Minho.» Ad hackerare il sistema dell'associazione era stato proprio Daeju il giorno dell'asta di Gangnam. Effettivamente era riuscito a rubare parecchi dati prima che i servizi informatici di L bloccassero l'attacco.
Wendy fece cenno a Lizzy di passarle il telefono.
«Pronto? Sono Wendy. Senta, Taeoh, Dawon e Daeju hanno tradito Ray e si sono costituiti. Noi li abbiamo arrestati, ma non abbiamo una base qui, non possiamo tenerli ammanettati in camera nostra!»
Dall'altro capo del telefono ci fu una lunga pausa, poi L diede il suo verdetto finale.
«Lasciateli andare.»
«Che!? Ma sono criminali! Non possiamo lasciarli liberi!»
«Ho un piano. Liberateli.» disse solenne L.
«E se stanno mentendo?»
«Che stiano mentendo o meno, torneranno comunque in Corea... o con voi o per seguire voi.»
«Ma...»
«Eseguite gli ordini e basta.» la interruppe L «So quello che faccio e se le cose andranno storte me ne prenderò la responsabilità.»
«Certo, finché la vita in pericolo non è la sua...» si lamentò Wendy.
«Da quando sottovaluti così le tue capacità, agente Wendy?»
«Ok, ok, li lasceremo andare. Ma se torneremo sane e salve esigo una vacanza! Stiamo lavorando incessantemente da mesi.»
«Lo so, lo so, siamo a corto di personale. Ad ogni modo, vi farò avere i dettagli per e-mail, come al solito. Per ora preoccupatevi solo di liberarli e dite loro di farsi trovare in camera domani mattina, così gli darete le informazioni necessarie.»
«Ricevuto.»
«Bene. A presto.»
Così si concluse la chiamata.
Wendy lanciò il cellulare sul letto. Le colleghe e i ragazzi rimasero a guardarla in attesa di sapere cosa le avesse comunicato L. Lei fece un sospiro e si decise a parlare, rivolgendosi ai tre criminali.
«Non sono per niente d'accordo, ma dobbiamo lasciarvi andare per stasera.» tutti i presenti le rivolsero uno sguardo stupito. «Ovviamente però non è finita qui. Domani mattina vi daremo alcuni dettagli, quindi vedete di rigare dritto e di farvi trovare in camera vostra, altrimenti vi considereremo ancora alleati di Ray.»
«Va bene.» rispose Dawon a nome di tutti. «Aspetteremo le vostre indicazioni.»
Wendy e Lizzy si avvicinarono rispettivamente a Dawon e Daeju e li liberarono dalle manette.
«Oh, perfetto! Quindi per stasera sono libera!» esclamò Lizzy, mettendo via le manette. «Se non vi dispiace vado a dormire! La mia pelle si sta rovinando con tutta questa tensione!»
«Tzk, come se avesse fatto qualcosa finora...» si lamentò sottovoce Wendy.
Lizzy, senza badare al commento, aveva già lasciato la stanza.
«Allora, con permesso...» disse Dawon, inchinandosi leggermente in segno di saluto. Wendy gli fece cenno di andare con la mano. Daeju lo seguì a ruota, mentre Taeoh si fermò per un attimo sull'uscio e prese fiato come se volesse dire qualcosa, ma subito si girò per andarsene. Nemmeno un secondo dopo sembrò ripensarci e tornò indietro di nuovo.
«Si può sapere che c'è?» gli chiese Wendy, in tono indispettito.
«Ecco...» Taeoh avrebbe voluto restituire la pistola a Iris, ma aveva paura che avrebbe messo entrambi nei guai se Wendy fosse venuta a sapere che gliel'aveva prestata.
«Allora?»
«Devo restituire questa a Iris.» appoggiò la pistola sulla scrivania.
Wendy rivolse uno sguardo estremamente giudicante alla collega.
«Kang TaeYoo, Buffy e James, questi tre idioti, tutti ci vogliono ammazzare e tu te ne vai in giro da sola senza la pistola?»
«Posso spiegare.» tentò di giustificarsi Iris.
«È colpa mia, ho insistito per andare sull'isola e-» provò a spiegare Taeoh, ma Wendy lo interruppe immediatamente, arrabbiandosi con la collega.
«Zitto tu! Altro che taglio, ti saresti meritata di rompertela quella gamba!»
«Ehi! Almeno potresti ascoltare perché è successo!»
«Non mi interessa! Sciò! Via entrambi dalla mia vista! Tra te e Lizzy mi farete impazzire!»
«Ma-»
«Ho detto sparite! E domani puntuali alle sette e mezza! Chiaro?»
Iris, rinunciando a far ragionare l'intrattabile collega, si alzò dal letto e saltellò fino alla scrivania, mise nel fodero la pistola e uscì, richiudendosi la porta alle spalle. Taeoh le rivolse uno sguardo colpevole e lei gli fece cenno di andare. Poi riprese a saltellare fino alla propria camera, mentre Taeoh, che non aveva il coraggio di avvicinarsi, era rimasto a guardarla, fermo davanti alla porta chiusa della camera di Wendy, con le braccia a mezz'aria, come se volesse aiutarla ma non osasse farlo.
***
Il mattino seguente, al loro risveglio, le agenti trovarono l'e-mail a cui L aveva accennato la sera precedente. Il contenuto parlava innanzitutto del magnate Kang TaeYoo. Sotto minaccia, i due complici arrestati avevano cantato e grazie a loro quella notte la polizia aveva preso altre dieci persone coinvolte nel traffico di droga. Questi nuovi soggetti, tra cui il fedele braccio destro Dimitri, avevano confessato che Kang TaeYoo aveva già prenotato un volo per la Corea e che sarebbe partito il giorno seguente alle tre di pomeriggio. L aveva riservato alle agenti dei posti sullo stesso volo. Il loro compito sarebbe stato quello di assicurarsi che il magnate salisse effettivamente sull'aereo e arrestarlo una volta sbarcati in Corea.
Per quanto riguardava la faccenda complici di Ray, invece, i ragazzi avrebbero dovuto muoversi di loro spontanea volontà. L aveva riservato dei posti sullo stesso volo delle agenti anche per Dawon, Taeoh e Daeju: se davvero avessero voluto costituirsi non avrebbero dovuto fare altro che seguirle e comunicare loro il volo che avrebbero preso Buffy e James. Per tutti e cinque, appena raggiunto il suolo coreano, sarebbe scattato l'arresto da parte di altri agenti che L avrebbe piazzato sulla pista d'atterraggio.
Nell'e-mail L parlava anche della missione in corso a Tokyo. Si erano perse le tracce di Minho. May e Shion non erano ancora riusciti a trovarlo. Se le cose non si fossero risolte in tempi brevi, L avrebbe usato i complici di Ray arrestati per ricattarlo e salvare il proprio agente.
Dopo aver letto attentamente le istruzioni, le tre agenti andarono a comunicare la decisione di L a Dawon, Taeoh e Daeju. Fu Dawon ad aprire.
«Prego, entrate.»
«Ci sono novità?» chiese Taeoh.
«Lasceremo tutti Cancún domani con il diretto per Seoul delle tre e dodici. I posti sono già stati riservati, basta che presentiate i documenti.» disse Iris. Quel giorno Wendy non sembrava in forma e Lizzy si era persa metà delle vicende lì a Cancún, così Iris si era presa la briga di fare da portavoce di L al posto delle altre.
«D'accordo.»
«Dovreste farlo sapere a...» aggiunse poi sottovoce, indicando la stanza di Buffy e James.
«Già fatto. Sicuramente stanno ascoltando.» rispose Taeoh a voce ancora più bassa. «Ieri notte sono rientrati entrambi. È andata bene a Buffy, è uscito pressoché illeso dalla caduta in mare.»
Mentre Iris dava ai tre le informazioni necessarie, Wendy rimase tutto il tempo a sguardo basso. Nonostante li stessero praticamente aiutando a salvarsi da una condanna certa, non li aveva ancora perdonati, soprattutto Dawon. Fin da quando aveva aperto gli occhi quella mattina, la sola idea di doverlo incontrare le aveva dato la nausea. Si sentiva profondamente tradita e persino un'azione semplice come incrociare il suo sguardo sarebbe stato troppo da sopportare.
Dawon, d'altro canto, si era accorto del disagio provato dalla ragazza e non poteva certo biasimarla. L'unica cosa che poteva fare era comportarsi nel modo più discreto possibile e fare del proprio meglio per non deludere la fiducia che suo malgrado gli stava concedendo.
«Bene, questo è tutto.» concluse Iris.
«Perfetto. Saremo puntuali, vero Dawon?» disse Taeoh.
«Certamente! A questo punto non ho intenzione di tirarmi indietro.»
«Lo stesso vale per me!» aggiunse Daeju.
«Direi che ci vedremo domani sul volo.» concluse Taeoh.
«A domani, buona giornata.» Iris li salutò in maniera formale e distaccata per poi lasciare la stanza insieme a Lizzy, che la aiutava a camminare senza sforzare troppo la gamba. Wendy, al contrario, indugiò ancora un attimo, e aspettò che le colleghe si fossero allontanate un po'. C'era qualcosa che si sentiva in dovere di dire.
«Se hai intenzione di ferirla un'altra volta non ti azzardare a presentarti domani e sparisci per sempre. Se invece ci tieni a lei vedi di rimettere a posto la tua vita e sii onesto. Non avrai altre chance.»
I ragazzi si guardarono tra di loro, senza capire fino in fondo a chi fosse diretta l'affermazione.
«Sto parlando con te, Taeoh.»
«Ho già preso la mia decisione.» rispose il ragazzo. Non capiva per quale motivo si fosse improvvisamente messa a parlare per Iris, ma dubitava che gliel'avesse chiesto lei. Per qualche motivo aveva come la sensazione che quelle parole fossero in realtà rivolte a Dawon ed era sicuro che il diretto interessato avesse recepito il messaggio. L'indomani sarebbe stato un giorno importante, avrebbero cambiato la loro vita, qualunque fosse stato il prezzo da pagare. Ormai non c'era modo di tornare indietro.
Wendy annuì.
«Spero di sbagliarmi sul tuo conto.» Così dicendo, uscì dalla stanza.
«Tutto ok?» le chiese Iris, notando che aveva tardato a raggiungerle.
«Sì, mi assicuravo solo avessero capito il concetto. Ora andiamo a fare le valigie.»
***
Tokyo, 7:45 PM.
Minho riprese lentamente i sensi. Aveva la bocca asciutta. Provò a deglutire ma tutto ciò che sentì fu un intenso sapore di sangue. Anche se aveva riaperto gli occhi, tutto intorno vedeva solo buio, fatta eccezione per una feritoia in cima sulla destra dalla quale filtrava la flebile luce dei lampioni lungo la strada. Era di nuovo sera. Non si ricordava da quanto tempo fosse segregato in quello scantinato, probabilmente due o tre giorni. Contrasse i muscoli nel tentativo di muoversi e si rese conto di essere ancora legato alla sedia. La porta si aprì. Qualcuno accese la luce. Minho fu costretto a chiudere gli occhi, da troppe ore abituati al buio pesto della stanza.
«Ti sei svegliato finalmente, bastardo!» Era Jiho.
Minho non disse nulla. Anche se avesse voluto le parole gli sarebbero morte in gola per quanto era secca. Era consapevole del fatto che si trattasse di una vendetta, sapeva che i due avrebbero continuato a torturarlo finché May e Shion non si fossero fatti vivi. Volevano ucciderlo davanti agli occhi dei suoi colleghi e poi sicuramente avrebbero ucciso anche loro. Questo Minho non poteva permetterlo.
Anche Minki entrò nella stanza e si sedette su una sedia, dal lato della porta.
«Certo che però è tenace... non possiamo ucciderlo e basta?»
«Ci ha imbrogliati per tutto questo tempo, facciamolo soffrire ancora un po'.» Jiho diede un calcio alla sedia di Minho, buttandolo per terra. L'agente strinse i denti e incassò il colpo, sbattendo dolorosamente contro il pavimento di cemento.
***
Nel frattempo, May e Shion stavano continuando incessantemente le ricerche. Erano passati due giorni da quando Minho era stato dichiarato ufficialmente scomparso e mancavano solo sei ore al loro volo di ritorno in Corea. Ormai avevano perso le speranze di poter tornare a casa nei termini previsti, pregavano almeno di poter ritrovare Minho ancora vivo.
Dopo aver vagliato tutte le telecamere di sicurezza della zona, finalmente le loro ricerche cominciarono a dare dei frutti. In una delle riprese videro due uomini dalle fattezze familiari entrare in un vecchio edificio abbandonato, vicino alla zona residenziale.
«Sono loro!» esclamò May, riconoscendoli immediatamente.
«La registrazione è di ieri sera, dopo che hanno aggiustato le telecamere della zona...» osservò Shion «Ci sono buone probabilità che siano ancora nei dintorni.»
I due agenti presero nota della via e chiamarono un taxi per raggiungerla il prima possibile.
Appena arrivati, May fece segno a Shion di non fare rumore. Entrambi si avvicinarono alla porta, tenendo ben stretta in pugno la pistola. La tensione era alta. Non sapevano in che condizioni avrebbero ritrovato il collega e, soprattutto, se lo avrebbero ritrovato.
«Ci penso io.» disse Shion, facendo segno a May di restare qualche passo indietro. La ragazza annuì. Shion diede un calcio alla porta in legno, che cedette senza troppa resistenza. Trattandosi di un vecchio edificio, era debole e malandata. I due si guardarono intorno, ma dentro sembrava non esserci nessuno.
«Andiamo a controllare le altre stanze.» propose May.
***
Minki e Jiho si trovavano al piano interrato in cui tenevano prigioniero Minho.
«Hai sentito?» disse Jiho al compare, accorgendosi del rumore sospetto.
«Viene dal piano di sopra.» rispose Minki.
«Vai a controllare. Io tengo d'occhio Minho.»
Minki si alzò dalla sedia e uscì dalla stanza. Impugnando la pistola si avviò verso le scale per risalire al primo piano.
***
Mentre perlustravano il primo piano, May e Shion trovarono una porta chiusa a chiave. Era l'unica dell'edificio finora esplorato ad essere stata bloccata. Certo non potevano sapere che fosse una delle due entrate che portavano allo scantinato, ma il fatto che fosse chiusa a chiave li aveva subito insospettiti.
«Voi due... fermi!» Minki comparve alle loro spalle ed esplose un colpo di pistola per farli allontanare. I due si voltarono di scatto, pronti a rispondere al fuoco.
«Dove avete nascosto Minho?!» esclamò May, in tono minaccioso.
«Minho è morto.» ghignò Minki. «Era diventato d'intralcio.»
«Stai bluffando!» esclamò Shion. C'era una possibilità che avessero realmente ucciso Minho, ma non voleva assolutamente crederci. Era un suo prezioso amico e collega e sarebbe andato fino in fondo pur di riuscire a salvarlo.
«Verificalo con i tuoi occhi.» Minki si avvicinò ai due, tenendo la pistola puntata contro di loro.
May colse l'occasione per correre verso di lui e tirargli un calcio ben assestato. Preso alla sprovvista, Minki perse l'equilibrio e cadde a terra. Era convinta che Minho fosse ancora vivo e dovevano sbrigarsi a trovarlo se volevano salvarlo.
«Merda!» imprecò Minki. Il ragazzo prese la pistola, che aveva fatto cadere a terra, e la puntò contro May.
La ragazza fece lo stesso per fargli capire che se avesse sparato ci sarebbero state delle conseguenze, ma Minki fu più veloce e premette il grilletto, puntando alla testa dell'agente.
Shion, che fino a quel momento era rimasto in disparte per non interferire, si lanciò verso May, gettandosi a terra insieme a lei ed evitandole di ricevere il colpo. Ancora a terra, sparò a Minki, prendendolo alla sprovvista e ferendolo a una gamba.
«Stai bene, May?» le chiese, preoccupato.
«È tutto a posto.» rispose lei.
I due si rialzarono e presero la pistola di Minki, che era rimasto bloccato a terra, tenendosi la gamba sanguinante.
May decise di seguire il proprio istinto. Sparò un colpo alla porta, facendo saltare la serratura, e si precipitò giù dalle scale insieme a Shion. Proprio in quel momento, un altro colpo di pistola rimbombò in tutto il corridoio che scendeva verso lo scantinato. Pochi secondi dopo, May e Shion raggiunsero la stanza in cui era tenuto prigioniero Minho e videro cosa era successo. Jiho aveva colpito Minho dritto allo stomaco. May sparò immediatamente a Jiho, ferendolo alla spalla.
Lo scagnozzo di Ray rispose al fuoco, ma Shion, accecato dalla rabbia per ciò che aveva fatto al suo amico, si scagliò contro di lui, buttandolo a terra e iniziando a colpirlo ripetutamente a pugni in faccia senza rendersi conto che Jiho lo aveva ferito di striscio ad un braccio nel momento in cui aveva risposto al fuoco.
May corse a soccorrere Minho, ma il ragazzo stava perdendo moltissimo sangue. Si affrettò a chiamare l'ambulanza. Il collega era privo di sensi, ma respirava, c'era ancora una speranza.
Mentre aspettavano i soccorsi, May e Shion ammanettarono Jiho e Minki. Nonostante il rancore ancora vivo, concessero loro di ricevere le cure mediche necessarie all'arrivo dell'ambulanza.
Minho, invece, fu trasportato d'urgenza in ospedale, dove fu sottoposto a un'operazione chirurgica molto difficoltosa. Dovettero estrargli il proiettile dalle viscere, ma grazie al suo ottimo stato di salute riuscì a superare l'intervento.
Una volta rassicurati dai medici che il collega si sarebbe ripreso, May e Shion avvertirono L sugli sviluppi della missione. L mandò un jet privato dell'associazione a prendere i due agenti in Giappone, così poterono rientrare in Corea scortando Minki e Jiho, il primo momentaneamente in sedia a rotelle e il secondo solo con qualche fasciatura. Minho, invece, sarebbe rientrato solo successivamente. Le sue condizioni erano ancora troppo instabili e non gli permettevano di lasciare l'ospedale, perciò sarebbe rimasto in cura in Giappone finché non fosse stato dichiarato ufficialmente fuori pericolo.
Fine cap. 21
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Dangerous
ActionTra i grattacieli della moderna Seoul si nasconde l'associazione segreta per cui lavorano Iris, May, Wendy e Lizzy, quattro agenti oberate di lavoro. Al rientro dall'ennesima missione viene subito assegnato loro un nuovo, urgente incarico: recuperar...