Cap. 13

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Cancún, dieci e cinquantatré.
Dopo aver discusso sugli strani avvenimenti della sera precedente, Wendy e Iris erano scese al ristorante dell'hotel per fare colazione. Pochi minuti dopo che ebbero preso posto, fece la sua comparsa Lizzy, che non si faceva vedere dal giorno prima. La bionda le raggiunse e, senza nemmeno salutare, si sedette al loro tavolo.
«Ragazze.» esordì «Poco fa ho ricevuto una telefonata da L. Un informatore messicano ha avvistato il magnate nei quartieri malfamati della città. Dovreste andare a farci un giretto.»
«E tu?» chiese Wendy, decisamente infastidita dal comportamento superficiale e inaffidabile della collega.
«Io sono...» ci pensò un attimo «Impegnata, naturalmente.»
«E a fare cosa, sentiamo?»
«Molte cose...»
«Tipo?»
«Comunque, non c'è tempo da perdere!» Lizzy si alzò di scatto dalla sedia. «Ora vado, ci sentiamo stasera! Fatemi sapere com'è andata.»
Wendy, presa da uno scatto d'ira, le lanciò addosso la prima cosa che le era capitata tra le mani, ovvero un panino, sotto lo sguardo perplesso di Iris e dei presenti nella sala.
«Ma sei pazza!?» urlò la bionda, spazzando via un po' di briciole dal vestito.
«Visto che sei tanto impegnata portati via la colazione e fila. Di corsa!» ribatté Wendy.
«Razza di insolente...» farfugliò Lizzy, per poi dar loro le spalle e andarsene ancheggiando sui suoi tacchi da venti centimetri. Sembravano scarpe nuove. Evidentemente aveva trovato anche il tempo di fare shopping.
«Ok...» Iris aprì bocca solo quando fu certa che Lizzy fosse abbastanza lontana. «Quindi ci tocca andare nei quartieri malfamati.»
«Almeno senza di lei non attiriamo troppo l'attenzione. Possiamo giocarcela come turiste.»
«Già. C'è qualcosa di bello da vedere lì?»
«Murales, edifici antichi... purtroppo però sono zone perlopiù frequentate da spacciatori ormai.»
«Capito.» rispose Iris, riflettendo sul da farsi. «Ci conviene fare un giro veloce tanto per dare un'occhiata. Dubito che troveremo qualcosa di utile in mezzo a quella confusione.»
«Cosa?!» esclamò Dawon, inserendosi improvvisamente nella conversazione dopo averne captato solo qualche parola «Volete andare lì da sole? Siete pazze?»
Sistemato per le feste James, anche Dawon e Taeoh erano scesi nel ristorante dell'hotel, quasi sicuri che vi avrebbero trovato le due agenti. Come al solito la loro supposizione si era rivelata esatta. Se finora nulla era andato per il verso giusto, almeno potevano contare sulla prevedibilità delle loro mosse. Probabilmente stavano cercando qualcuno in zona ed era facile incontrarle in hotel o alla spiaggia.
«Non pensavo foste così temerarie!» osservò Taeoh.
Prima di aprir bocca, Wendy lanciò un'occhiataccia a Iris. La sua espressione era indubbiamente quella di chi riceve una visita indesiderata e anche quella della collega non era da meno. Entrambe temevano che i due ragazzi avessero sentito troppo dei loro discorsi.
«Cosa volete?» chiese Wendy.
«Oh, niente. Abbiamo intercettato per sbaglio il discorso.» si giustificò Dawon.
«Per sbaglio?»
Dawon ignorò l'ultima domanda.
«Mi ricordo che all'asta mi avevi detto di essere appassionata di arte, è per questo che vuoi vedere i murales? Se volete vi accompagniamo, è una brutta zona per andare da sole.»
«No grazie, staremo bene da sole. Vero Iris?»
«Sì, sappiamo badare a noi stesse.» Dopo l'esplosione del magazzino e il quasi avvelenamento della sera precedente non era proprio il caso di coinvolgerli di nuovo. Prima era necessario capire cosa fosse realmente accaduto.
«Ho sentito che ci sono spesso delle risse in quella zona, è pericoloso!» rincarò la dose Dawon «E poi anche noi pensavamo di farci un salto in questi giorni, se andiamo in gruppo è meglio.»
«Buon per voi. Noi adesso dobbiamo andare, quindi...» concluse Wendy, alzandosi da tavola. Fino al giorno prima pensava di potersi fidare di loro, ma dopo che le era stato raccontato che Dawon aveva provato a toglierle i vestiti era diventata estremamente diffidente. Anche Iris la seguì facendo un cenno di scuse, ma rimanendo ferma sulla propria posizione. A quel punto Taeoh picchiettò con il gomito il suo complice per istigarlo a fare qualcosa, così Dawon fece un ultimo tentativo.
«Aspetta!» esclamò, fermando Wendy per il polso. «Perché non vuoi? Ho fatto qualcosa di male? Pensavo stessimo diventando amici.»
«Ehm, amici? non direi...»
«Volevamo solo essere gentili...» provò ad aiutarlo Taeoh «E poi visto che anche noi ci saremmo andati lo stesso pensavamo di visitarlo tutti insieme.»
«Già, e poi ci tengo a conoscerti meglio, Wendy, mi sembri una ragazza con la testa sulle spalle.»
«È quello che pensavo anche io di te fino a ieri sera...»
Dawon sentì un tonfo al cuore. Li avevano scoperti? Come era successo? Poi improvvisamente realizzò che Iris aveva sicuramente raccontato all'amica dei vestiti e si tranquillizzò.
«Aspetta... forse ho capito cosa intendi. Si tratta di un fraintendimento, davvero. Non sono quel tipo di persona. Volevo solo che stessi comoda e visto che Iris si stava occupando di Taeoh ho fatto da solo e non ho pensato che stavo per fare una cosa inopportuna. Mi dispiace, ti chiedo scusa e ti prometto che starò molto più attento d'ora in poi.» Dawon si inchinò in segno di scuse. Wendy rimase colpita dal fatto che avesse ammesso il suo errore davanti a tutti, senza preoccuparsi degli sguardi delle persone sedute ai tavoli intorno, non se lo aspettava.
«E va bene, sei perdonato.»
«Possiamo venire con voi?»
«Ok.» Wendy decise di arrendersi alla richiesta. «A questo punto mi sembra maleducato rifiutare.»
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo soddisfatto.
«Per che ora pensavate di andare?» chiese Taeoh.
«Tra poco, mangiate pure con calma, ci vediamo nella hall tra un'ora.» concluse Wendy.
«Perfetto. A dopo allora.»
Le due ragazze andarono ad aspettare Dawon e Taeoh all'ingresso. Per l'ennesima volta le indagini sarebbero state rallentate dalla presenza di non addetti ai lavori. Anche se non si aspettavano di trovare niente, il rischio che correvano portandosi dietro due civili era piuttosto alto. D'altro canto, però, sarebbero stati molto utili per confondere le acque e spacciarsi per semplici turisti.

Un'ora dopo, i quattro si erano addentrati per le vie del quartiere più povero e malfamato della città. Le pareti esterne degli edifici erano ricoperte di dipinti, ognuna presentava un'opera d'arte diversa. Alcuni murales erano più stilizzati, altri più precisi e dettagliati e nel complesso coloravano il quartiere con tinte vivaci, facendolo apparire migliore di quello che in realtà non fosse. Mentre osservavano i murales, le due agenti tenevano d'occhio anche qualche tipo apparentemente sospetto che gironzolava per le strade. Ad un certo punto passarono per strada due uomini dall'aria familiare. Bassi, tarchiati e dai capelli grigi: visti di spalle somigliavano entrambi al magnate Kang TaeYoo. Per un breve tratto camminarono entrambi nella stessa direzione, ma alla prima traversa presero due vie opposte, allontanandosi a passo spedito. Sia Iris sia Wendy li avevano notati e non ebbero bisogno di dirsi nulla, bastò uno sguardo per decidere come agire.
«Sentite, ormai sono quasi le due, direi di velocizzare un po' la visita. Io vado da quella parte, esploro la zona.» disse Wendy, inseguendo il primo uomo.
«Ok, io guardo cosa c'è di là.» concordò Iris, tenendo d'occhio l'altro.
«Chiama se trovi qualcosa di interessante!»
«Ok!» Iris pensò che fosse meglio portare con sé almeno uno dei due ragazzi, in modo da dividersi le responsabilità. «Taeoh, vieni con me?»
«Arrivo!» come si aspettava, il ragazzo la seguì senza porsi problemi.

L'uomo seguito da Iris aveva rallentato il passo e, avvicinandosi a lui, l'agente aveva realizzato che non si trattava del loro obiettivo. Al contrario, l'individuo pedinato da Wendy, si era in qualche modo reso conto di essere inseguito e aveva cominciato a correre, addentrandosi in una via secondaria e facendo perdere le proprie tracce prima che la ragazza riuscisse a raggiungerlo. Dawon era perfettamente consapevole di ciò che stava accadendo. Una persona normale avrebbe cominciato a fare mille domande pur di sapere perché Wendy si fosse messa a correre dietro a un passante, ma anche Dawon era curioso di scoprire chi era l'uomo a cui le agenti davano la caccia, così sacrificò la recita e seguì la ragazza senza fare obiezioni. Improvvisamente partì uno sparo. Appena svoltato l'angolo, i due si resero conto che un gruppo di ragazzi, molti dei quali probabilmente nemmeno maggiorenni, erano nel bel mezzo di una rissa con armi da fuoco e coltelli. Due dei ragazzi tra quelli che avevano una pistola fecero partire altri colpi intimidatori. Wendy, di riflesso, si abbassò per proteggersi ed estrasse la pistola dal fodero, che teneva all'altezza della vita, nascosta dai vestiti.
«Cosa state facendo!?» I ragazzi si girarono verso Wendy e Dawon e, spaventati, cominciarono a sparare nella loro direzione. Wendy fece in tempo a nascondersi dietro a un cassonetto, mentre Dawon tentò di raggiungere un riparo dall'altra parte della strada, ma, prima che riuscisse a mettersi in salvo, un proiettile lo colpì al braccio. Istintivamente strinse la ferita con la mano opposta, non riuscendo a trattenere un gemito di dolore, e raggiunse il riparo. Non aveva nemmeno portato armi con sé, non avrebbe potuto fare nient'altro.
«Dawon!» urlò Wendy, preoccupata. L'agente uscì di nuovo allo scoperto, sparando ai ragazzi e colpendone uno alla gamba. Gli altri, temendo l'arrivo della polizia, lo abbandonarono lì e scapparono. Vedendo che ormai il pericolo era passato, Wendy mise via la pistola e raggiunse Dawon, che, seduto a terra, cercava invano di fermare il sangue che sgorgava copioso dalla ferita.
«Dawon, rispondimi, dimmi qualcosa!» esclamò, accovacciandosi accanto a lui e controllando le sue condizioni.
«S-sto bene...» rispose il ragazzo. Il suo volto stava diventando pallido. Aveva assolutamente bisogno di cure. Wendy chiamò l'ambulanza e poi avvertì anche Iris, chiedendole di raggiungerli. Dawon era sempre più debole e la sua vista cominciava ad annebbiarsi.
«Dawon!» esclamò di nuovo Wendy, scuotendolo, preoccupata più che mai «Ehi! Parlami! Dimmi qualcosa!» purtroppo non arrivò nessuna risposta perché, un attimo dopo, Dawon perse i sensi.
«Accidenti! Svegliati, idiota!»
Proprio in quel momento arrivarono Iris e Taeoh, trafelati per la corsa.
«Wendy!» esclamò Iris, richiamando l'attenzione dell'amica.
«Cos'è successo?» chiese Taeoh, preoccupato e allo stesso tempo incredulo che uno come Dawon si fosse lasciato colpire così facilmente.
«Siamo rimasti coinvolti in una sparatoria.»
In lontananza si sentì il rumore della sirena dell'ambulanza avvicinarsi nella loro direzione. I medici fermarono l'autovettura in mezzo alla strada e caricarono in tutta fretta Dawon e l'altro ragazzo ferito alla gamba sulle barelle per trasportarli al pronto soccorso.

Una volta arrivati in ospedale, i due infortunati furono portati d'urgenza in sala operatoria, mentre gli altri dovettero fermarsi in sala d'attesa. Wendy era in preda al rimorso per non essere riuscita a impedire tutto ciò. Con i vestiti ancora sporchi di sangue si era seduta su una delle sedie del corridoio e teneva la testa tra le mani. Vedendola così preoccupata, Iris cercò di consolarla e distrarla.
«Wendy, tutto ok? Vado a comprarti un cambio di vestiti?»
«No. È tutta colpa mia... se fossi stata più attenta non sarebbe successo.»
«Cosa è successo di preciso, si può sapere?» chiese Taeoh in tono un po' brusco, camminando nervosamente avanti e indietro davanti alla fila di sedie metalliche della sala d'attesa.
«Taeoh, per favore.» lo rimproverò Iris, che non voleva far sentire ancora più in colpa Wendy.
Taeoh non disse nulla, si limitò a pensare e ripensare a come fosse possibile che uno come Dawon si fosse lasciato colpire così facilmente.
«Sono sicura che hai fatto tutto il possibile.» continuò Iris, rivolta all'amica.
«Dovevo preoccuparmi prima di lui che di me stessa...»
«Chiunque avrebbe reagito così, se fossi rimasta ferita anche tu non avresti potuto soccorrerlo.»
«Mi dispiace... non volevo...»
«Non è colpa tua, non potevi prevederlo! Senti, vado a comprarti qualcosa da mettere, non poi restare tutta sporca di sangue.»
«Non fa niente...»
«Dai, non fare così, ti sentirai solo peggio... ci metto un attimo.»
«Ti accompagno.» disse Taeoh. Se fosse rimasto solo con Wendy era sicuro che non sarebbe riuscito a mantenere la calma e avrebbe finito per incolparla di tutto. Mentre scendevano in ascensore, Taeoh ne approfittò per mandare un messaggio a Daeju, spiegandogli la situazione e chiedendogli di indagare, così quest'ultimo si affrettò ad andare sul luogo della sparatoria a cercare indizi e parlare con le persone della zona. Nel frattempo, Taeoh e Iris cercarono un cambio per Wendy in un negozietto di vestiti vicino all'ospedale.
«Tutto ok?» chiese al ragazzo Iris, mentre piegava e rimetteva al suo posto una maglietta che non andava bene. «Scusa per prima. Non volevo che ti arrabbiassi con lei, ma immagino sia preoccupato anche tu.»
«Scusami tu, sono solo un po' agitato. Dawon non è uno sprovveduto, mi chiedo cosa stesse pensando in quel momento per lasciarsi ridurre in quel modo... non volevo arrabbiarmi con lei.»
«Sono sicura che Wendy ci spiegherà cosa è successo quando si sarà ripresa, probabilmente Dawon è stato colto alla sprovvista.»
«Forse... spero si riprenda presto.»
Mentre parlavano, Iris aveva trovato la taglia giusta ed erano andati insieme a pagare alla cassa.
«So che in questo momento non possiamo fare niente, però sono sicura che andrà tutto bene, dobbiamo avere fiducia.» continuò la ragazza una volta fuori dal negozio.
«Sembra che tu abbia fatto questo discorso altre volte...» osservò Taeoh. Ogni tanto si dimenticava che Iris era un'agente e probabilmente davvero si era trovata molte volte in situazioni simili.
«Il fatto è che non c'è una cosa giusta da dire in questi casi.»
«Stavo solo scherzando...» sdrammatizzò lui.
«Io dicevo sul serio, voglio fare del mio meglio per stare vicino a Wendy, ma anche a te e Dawon.»
«Sei più sensibile di quel che pensassi. In positivo intendo.»
«Già, me lo rimprovero spesso.» concluse Iris, pensando che se si trovavano in questa situazione era perché si era affezionata a lui e a Dawon e non li aveva tenuti lontani dal suo pericoloso lavoro. «Andiamo, Wendy ci sta aspettando.» la ragazza si affrettò a raggiungere l'amica, rimasta sola ad aspettare che Dawon uscisse dalla sala operatoria.


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