Capitolo 21

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*CAPITOLO DIVISO IN DUE, NELLA SECONDA PARTE SOTTOLINEO LA PRESENZA DI CONTENUTO  JAKEHOON*

 22 dicembre, Seoul, ore 4:02

Heeseung stava sdraiato sul letto, gli occhi fissi sul soffitto, vuoti, privi di qualsivoglia emozione.

Erano passati due giorni dalla partenza di Niki per il Giappone e, sebbene sapeva sarebbe stato via solo poco più di un mese, un tormentoso dolore allo stomaco non gli lasciava chiudere gli occhi.

Erano ormai le quattro di notte passate e la sveglia sul comodino continuava a illuminare con i suoi caratteri rossi la stanza buia.

I suoi occhi scorrevano lentamente su quello schermo di plastica ed era ormai una cosa involontaria quella di riportare la mente a qualche giorno prima, a tutto quello che era successo e che lo aveva portato a quel momento lì.

Si chiedeva se avesse fatto la cosa giusta, se avesse davvero seguito la strada più adatta o se invece avesse sbagliato tutto.

Eppure Niki lo aveva detto, non lo voleva più vedere e lui, cosciente della ragione che aveva il più piccolo, aveva solo rispettato le sue volontà.

Non sapeva se fossero state dettate dalla rabbia o semplicemente da qualcosa che teneva dentro da tempo.

L'aveva visto allontanarsi, diventare più distante e forse, nonostante tutti i tentativi di tenerlo vicino, la verità era quella che non c'era più in serbo nulla per loro a quel mondo.

Era chiaro come l'acqua il fatto che le cose sarebbero state meglio se finite così e, per quanto potesse fare male, lui sapeva che non poteva farci niente se non abbassare la testa e abbandonarsi ad un futuro che si sarebbe ricreato su uno stampo diverso e nuovo, forse più bello, forse più brutto, ma quello non era sua scelta da fare.

Eppure non poteva negare che facesse male.

Faceva terribilmente male tutte le volte che chiudeva gli occhi e rivedeva il suo viso stampato dietro alle palpebre come un' immagine indelebile.

Faceva male quando il cibo si rifiutava di scendere giù e si sentiva morire ogni volta che era costretto a mangiare nonostante tutto.

Faceva male il pensiero di non avere più il ragazzo che aveva amato – e che amava - tra le sue braccia.

Ma quello era quello che avevano voluto entrambi, no?

Quella era l'unica affermazione che riusciva a portarlo avanti giorno dopo giorno.

L'unica, mera e misera, convinzione che almeno quello era un dolore giustificato, che era qualcosa che era stato voluto, che sarebbe passato e sarebbe finito per il meglio.

E anche ora, mentre si rigirava tra le coperte con indosso una vecchia felpa, fin troppo grande, che Niki aveva dimenticato sul suo sedile la notte in cui erano ritornati da Busan, si sentiva come se una parte di sé fosse morta, fosse stata completamente privata della sua vitalità e forse, cosa che non sperava ma che in un certo senso sapeva gli sarebbe stata dovuta e meritata, non sarebbe mai più tornata al suo posto.

Dicevano che l'amore giovanile, il primo vero amore, è sempre destinato a finire, ad infrangersi, a lasciare una ferita così grande che non potrà mai più essere davvero guarita, ma che è inevitabile, aiuta a crescere, a capire chi siamo, eppure nessuno ti avvertiva davvero di quanto male potesse fare, di quanto dolore effettivo potesse portarti.

Aveva avuto tutto con lui e ora non aveva più niente.

E non era felice, non lo era per davvero.

Don't Look Away | HeeKiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora