Capitolo 14

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"Sono qui, ho dovuto aspettare andassero a letto, ma ci sono" quando la porta si aprì Niki sollevò la testa rivolgendo un fievole sorriso al ragazzo che ne aveva appena fatto capolino.

Era stanco e la stanchezza non lo stava aiutando più di tanto a far scivolare via la presente e costante ansia e preoccupazione che gli si era annidata nel petto da quando aveva inviato un messaggio a Taki per ricordargli di chiamarlo quella sera; eppure vedere Heeseung, in quel suo pigiama fin troppo largo e i capelli scompigliati ad attorniargli il viso, era qualcosa che lo stava stranamente e fortunatamente calmando più di quello che avrebbe mai immaginato essere possibile.

Heeseung gli rivolse a sua volta uno smorzato sorriso, accigliandosi un poco ed avanzando, chiudendo la porta alle sue spalle.

"Tutto ok?" gli chiese con un tono piatto, calmo, come se sentisse quella preoccupazione, ma non volesse calcarci sopra più del dovuto.

Niki scosse le spalle annuendo appena, sebbene il suo respiro tremante sembrò tradirlo con evidenza.

"Andiamo dai, io starò lì dietro, se succede qualcosa non esitare a prendermi in mezzo oppure a buttare giù" e quelle parole furono una sorta di ancora per il più piccolo che sentì i nervi rilassarsi lungo tutto il suo corpo.

Heeseung si sedette di fronte a lui, sulla sedia girevole che dava sulla sua scrivania, facendola ruotare verso di lui e guardandolo con uno sguardo fisso e tranquillo.

Niki sentì il proprio respiro spezzarsi in gola.

"Ho paura" rivelò, sentendo la necessità di dire chiaro e tondo come stessero le cose.

Heeseung non ne fu sorpreso, tutt'altro, gli rivolse un'espressione tale che poteva identificarsi come un misto di rassicurazione e necessità di evidenziare la propria presenza in quella stanza, in quel momento e in quella vita.

"Lo so, ma non devi, ci sono io ora, va bene?" la voce sembrò una carezza data da lontano, così soffice e calda che per un attimo Niki poté quasi giurare di averla sentita posarsi sulla propria guancia.

Un sospiro di rilassamento uscì lieve tra le sue labbra, come se ne avesse bisogno più di quanto desse a vedere, come se quella presenza lì davanti fosse davvero l'unica motivazione per cui Niki non aveva ancora spento il telefono nascondendosi sotto le coperte.

Heeseung era diventato un punto fisso nella sua navigazione, l'unica cosa che gli dava ancora motivazione per non rinunciare e scappare via, nascondersi dalle difficoltà.

Lui gliene era silenziosamente grato e l'altro ne era a sua volta segretamente contento.

"Ma se Taki la prendesse male? Se non volesse mai più vedermi o sentirmi, è il mio migliore amico da quando ho memoria, Seung..." eppure le paure restavano; quelle erano incancellabili, uccidere quel mostro che viveva nella sua mente e nel suo petto era qualcosa di impensabile, quasi impossibile, tanto valeva però lasciarlo vivere.

Se la paura c'era era più che salutare, significava che lui era lì, vivo e ci teneva, teneva a Taki, alla sua opinione e alla sua amicizia, sebbene forse mancasse ancora un po' di quella fiducia che nemmeno lui sapeva se dovesse arrivare da sé o dall'altro capo della ricezione.

"Allora non devi temere, ti accetterà per quello che sei, vedrai capirà" per Heeseung erano parole piatte, dette per rassicurare una persona che sembrava aver più bisogno di parole vuote e non pensate che di verità, ma Niki di questo ne era consapevole, più di quanto avrebbe voluto esserlo. Sospirò esitando.

"E se invece non lo facesse? E se mi odiasse?" erano domande che aleggiavano nella sua mente da fin troppo tempo e la pancia gli faceva male, lo stomaco bruciava, la coscienza continuava a tartassargli la testa con pensieri fin troppo pungenti.

Don't Look Away | HeeKiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora