A mano a mano

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Per l'ennesima volta nell'ultima settimana, James Potter si svegliò con addosso ancora più sonno di quando si era infilato sotto le coperte, dopo ore passate a cercare di finire il tema di Incantesimi che aveva rimandato per giorni e giorni.

Non appena si svegliò, ad ogni modo, la sua mente registrò due cose decisamente strane: innanzitutto, la sua testa non era poggiata sul cuscino, ma sul proprio mantello scolastico; in secondo luogo, c'era troppo silenzio per essere una normale mattina. Perché non sentiva le lamentele di Peter su Sirius e l'eccessivo tempo che passava in bagno? Perché non sentiva Lucas russare? Perché non sentiva Remus dire a tutti loro di muoversi perché aveva fame?

Con tutti questi punti interrogativi per la testa, James si decise a tirarsi su a sedere e stropicciarsi gli occhi ancora gonfi di sonno. La testiera del letto era scomoda, dal momento che non c'era il cuscino - e lui si appuntò di affatturare Sirius il prima possibile per quello scherzo -, così, sbuffando, si girò per mettere i piedi per terra. Prese gli occhiali dal comodino accanto al letto e se li infilò, riuscendo finalmente a mettere a fuoco l'ambiente intorno a lui.

Vuoto.

Fu questo tutto ciò che vide James.

Il dormitorio era vuoto: nessun letto era occupato, la porta del bagno era spalancata e l'unico rumore che sentiva era quello del suo respiro, perché non c'era nessuno.

« Ma che diamine? » borbottò, prima di afferrare il proprio orologio da polso e guardare l'ora sul quadrante. « Merda! » esclamò poi, vedendo con orrore che le lancette segnavano le nove e mezza. « Merda, merda, merda » continuò ad imprecare, alzandosi di scatto dal letto e correndo in bagno.

Continuando a borbottare a mezza voce quel mantra - merda, merda, merda - si tolse gli occhiali e si buttò sotto la doccia, lavandosi il più velocemente possibile. Trattenne a stento un'imprecazione più colorita quando un dito s'impigliò in un nodo dei suoi capelli. Uscì in fretta dalla doccia, strofinandosi i capelli con un asciugamano, prima di rimettersi gli occhiali e lavarsi i denti.

Tornò poi in camera, tirando fuori dal proprio armadio dei vestiti puliti. S'infilò tutto il più velocemente possibile, cercando di non perdere troppo tempo appresso ai bottoni della camicia, per poi girare come un matto per la stanza - merda, merda, merda - alla ricerca delle proprie scarpe.

Una volta che le ebbe trovate e se le fu messe, corse a preparare la borsa e i libri che avrebbe dovuto portare con sé per quella giornata. Rifletté un attimo, cercando di ricordarsi che giorno fosse e che lezioni avrebbe dovuto frequentare.

« Allora... diamine, che giorno è oggi? » sbottò, prima di avere il lampo di genio. « Ah! Martedì! » esclamò, allungando una mano verso il libro di Trasfigurazione, prima di bloccarsi di colpo e sbiancare. « Merda! »

Come diamine aveva fatto a non ricordarsene prima? Erano giorni e giorni che aspettava quel giorno, e che faceva? Non si svegliava in orario.

Si sentì un'idiota, soprattutto quando girandosi verso il proprio letto vide il pacchetto regalo appoggiato sul baule. Ci aveva messo secoli per trovarle il regalo perfetto, e alla fine era abbastanza certo di avercela fatta: niente di troppo impegnativo, ma con un significato dietro.

Il giorno precedente aveva fantasticato più e più volte su come glielo avrebbe dato. Inizialmente aveva pensato di darglielo in Sala Grande a colazione, anche per far vedere a tutti che lui era in grado di farla sorridere genuinamente, ma poi si era detto che quello sarebbe dovuto essere un momento solo loro e che avrebbe preferito essere l'unico a vedere lo sguardo dolce quando Lily avrebbe scartato il regalo.

Sotto La Pelle [Malandrini, 1977-1978]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora