Halloween

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Appoggiato al freddo muro di pietra del corridoio, James Potter continuava a battere nervosamente il piede sul pavimento. Sirius si era avviato da quasi un'ora, ma per chissà quale motivo non era ancora tornato.

Poco lontano, in piedi accanto alla statua della Strega Orba, Peter continuava a tener d'occhio la Mappa del Malandrino per essere certo che né Gazza né qualche altro professore sopraggiungessero in quel momento.

«Ma quanto ci sta mettendo?» sbuffò James, passandosi una mano tra i capelli corvini.

Inizialmente avevano pensato di andare tutti e tre ad Hogsmeade per ritirare dalla Testa di Porco gli alcolici per la festa di quella sera in Sala Comune, ma alla fine avevano deciso di far andare solo Sirius. Loro erano rimasti a fare da palo, così da poterlo avvisare nel caso ce ne fosse stato bisogno, tuttavia nessuno aveva messo in conto la possibilità che Sirius venisse trattenuto per qualche motivo.

«Ormai starà tornando» rispose Peter, stringendosi nelle spalle e alzando gli occhi dalla pergamena per guardare l'amico.

James, annoiato come poche volte prima di allora, decise di voler fare conversazione. Sogghignò appena e pensò bene di tirare fuori uno dei pochi argomenti che, nell'ultimo periodo, mandava in crisi Peter nell'arco di pochi secondi.

«Dimmi un po', Wormy...» cominciò, con un sorriso sornione che all'altro non piacque affatto. «Oggi pensi di andare a giocare a scacchi con Charlotte?»

La sua era una domanda molto innocente, in fondo, ma quando pronunciò le parole giocare a scacchi lanciò a Peter un'occhiata molto eloquente e carica di sottintesi, facendolo arrossire violentemente sulle guance.

Charlotte era la Tassorosso del quinto anno che Peter aveva conosciuto qualche anno prima al club degli scacchi, ma dall'inizio di quell'anno avevano cominciato a giocare spesso insieme. Non era una ragazza appariscente, con i capelli castano chiaro che le sfioravano le spalle e gli occhi nocciola, ma era ormai ovvio per tutti loro che Peter aveva una cotta per lei.

«Prongs...» borbottò Peter, in imbarazzo, mentre il sorriso sul viso dell'amico si allargava ogni secondo di più.

«Sì?» fece James, troppo innocente per essere sinceramente confuso.

Peter rise della sua espressione e l'iniziale disagio sparì totalmente mentre scuoteva la testa in segno di diniego.

«Niente» rispose, stringendosi nelle spalle. «Comunque oggi non ci vediamo».

James parve sorpreso, dal momento che sgranò gli occhi. «E perché?»

«Be', tra i preparativi per la festa di stasera e tutto il resto non pensavo che avrei avuto tempo libero» gli spiegò brevemente, abbozzando un sorriso. «In più il giorno dopo teoricamente ci sono le lezioni...»

«Ma potevi invitarla alla festa, Pet!» protestò James, sorpreso.

Peter gli lanciò uno sguardo divertito e scosse la testa.

A dire il vero, in un primo momento aveva pensato di invitarla. Aveva cambiato idea quasi subito, però, perché non si sentiva ancora pronto a presentarla a tutti quanti. Charlotte gli piaceva molto, e sapeva che i suoi amici non si sarebbero risparmiati né occhiate né battute: in fondo, lui e gli altri prendevano sempre in giro James per la sua cotta per Lily. Ma Charlotte non era come Lily, era molto più timida e riservata, e Peter non voleva che si sentisse a disagio.

«Non era l'occasione giusta» si limitò a dire, facendo spallucce. «Voglio presentarvela con calma. E poi sarebbe stato un casino farla tornare al proprio dormitorio dopo il coprifuoco... non vorrei che finisse come quel Corvonero, ma di sicuro non avrei potuto proporle di rimanere a dormire da noi. Non ancora».

Sotto La Pelle [Malandrini, 1977-1978]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora