1978

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Quando si svegliò, la prima cosa che avvertì fu il freddo pungente di dicembre che, nonostante gli incantesimi di protezione di suo padre, poteva avvertire chiaramente, riscaldato solo da una coperta di lana ormai lacera in più punti.

Remus aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi a osservare il soffitto con aria assente; era sorto da poco il sole, e sapeva che con ogni probabilità suo padre era già sulla strada per la caverna, mentre sua madre stava riscaldando l'acqua e sistemando il letto per quando sarebbe tornato.

Era talmente stremato che non fu neanche in grado di osservare le ferite che sapeva di essersi inflitto durante la notte: rimase lì, immobile e intorpidito, finché Lyall non sopraggiunse. Lo sentì mormorare i contro incantesimi e avvicinarsi velocemente a lui; non avendo più il fisico di una volta, fece apparire una barella per trasportarlo a casa.

Fecero talmente in fretta che Remus, a posteriori, non ricordò nulla di quel breve tragitto. Hope lo accolse con gli occhi tristi e fece in modo che Lyall lo posasse sul letto; iniziò dunque a pulirgli le ferite e a disinfettarle, ma Remus si addormentò prima che la madre finisse.

Quando si risvegliò, ci mise qualche secondo a capire di non essere solo in stanza. Sebbene non trovasse la forza di aprire gli occhi, infatti, sentiva chiaramente i mormorii poco distanti da lui.

« Sapevo che saremmo dovuti venire ad aiutarlo ».

« Secondo voi quando si sveglierà? »

« Guarda quel graffio... ».

Per far capire ai suoi amici che era sveglio, Remus mosse leggermente il braccio sinistro, che gli faceva meno male del destro, sul quale invece spiccava un grosso livido violaceo. Li sentì subito ammutolirsi e aprì lentamente gli occhi.

La camera era immersa nella penombra grazie alle tende che Hope aveva tirato sulla finestra perché la luce del sole non gli rendesse più difficile il recupero, ma Remus, dopo aver sbattuto le palpebre più volte per abituarsi, vide chiaramente la preoccupazione sui visi di Peter, Sirius e James.

« Tranquilli, ragazzi, non sono morto e non sto morendo » biascicò con voce bassa e impastata, cercando di tirarsi leggermente su. Tuttavia dovette desistere dal proprio intento quando capì che la schiena gli faceva troppo male per potersi mettere a sedere.

« Non ti sforzare, Moony » disse affettuosamente Peter, con un sorriso dispiaciuto.

Se ne avesse avuto le forze, Remus avrebbe sospirato: sapeva che i suoi amici si stavano sentendo in colpa per non essere stati presenti alla luna piena della notte prima, ma d'altronde era stato proprio lui ad obbligarli a non venire per lasciarli tranquilli almeno a Natale.

« Sto bene » provò a dire.

« Sì, come no » sbuffò Sirius, tra lo scocciato e il preoccupato: dissimulare era tipico di Remus.

Quest'ultimo stava ancora cercando la forza di ribattere, quando James lo batté sul tempo, sorridendogli.

« Vi ho portato dei biscotti fatti in casa! » esclamò, cercando di smorzare la tensione.

Peter si girò verso di lui leggermente allarmato e, sempre più terrorizzato, lo guardò tirare fuori dalla tasca della giacca un sacchetto pieno di biscotti.

« Li hai fatti tu? » domandò, continuando a guardare i dolci con aria ostile.

« No » ammise James, passandosi una mano tra i capelli e ridacchiando. « Cioè, volevo aiutare, ma mamma e Mary me lo hanno impedito. Dicevano che avrei dato fuoco alla casa... »

« Probabilmente avevano ragione » commentò Sirius sogghignando.

James, sentendosi particolarmente preso in giro, fece una smorfia di sdegno prima di aprire il fagotto di dolcetti e prenderne due, uno per Remus e uno per sé.

Sotto La Pelle [Malandrini, 1977-1978]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora